Verso le Elezioni Regionali. Fratelli coltelli in Veneto, la lotta dentro a FdI per la poltrona di Zaia
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In Veneto, nel centrodestra, si combattono due battaglie in vista delle elezioni regionali, che stanno una dentro l'altra. Come in una matrioska, solo nel momento in cui si dovesse togliere il tappo a quella più grande verrebbe fuori la seconda, che per adesso si consuma un po' di nascosto. La sfida principale – arcinota – è quella della Lega per mantenere la guida della Regione. Ancora con Luca Zaia, grazie a una deroga al tetto dei due mandati, sempre più improbabile. Oppure candidando un altro esponente leghista, come il vicesegretario Alberto Stefani o il sindaco di Treviso Mario Conte.
Nelle ultime settimane, l'ipotesi che alla fine sia il partito di Matteo Salvini a giocarsi la chance di conservare una delle ultime roccaforti del leghismo ha ripreso quota. Ma i Fratelli d'Italia per lungo tempo hanno sostenuto con decisione la tesi che la candidatura in Veneto spetti a loro. E ancora oggi continuano a non mollare la presa. Ecco, se alla fine il candidato governatore del Veneto dovesse essere un meloniano, chi sarebbe il prescelto?
Almeno in due ci sperano: il senatore Luca De Carlo e l'europarlamentare Elena Donazzan. Ed entrambi stanno già muovendo le loro pedine sul territorio per rafforzare la propria candidatura. Per carità, in Fratelli d'Italia giurano che non si tratta di uno scontro tra gruppi in competizione tra loro. In Fdi, si spiega, le correnti non esistono, anche perché tanto poi alla fine le decisioni le prende Giorgia Meloni e tutti si adeguano. Sarà così, ma è innegabile che De Carlo e Donazzan rappresentano mondi diversi dentro e fuori il partito, entrambi hanno alleati e nemici, punti di forza su cui spingere e debolezze da nascondere.
La passionaria Donazzan
Di Elena Donazzan sono celebri soprattutto le uscite nostalgiche del Ventennio, collezionate nel corso degli anni: da "Faccetta Nera" cantata in radio al "Boia chi molla" scritto sui social, solo per citarne due, ma sul web se ne trova una ricca antologia. E poi le crociate contro il gender, i migranti, etc… Sarebbe però superficiale ridurre la sua figura solo a questa dimensione. Perché Donazzan è stata in Regione per 24 anni, 19 dei quali spesi da assessora all'Istruzione. "Conosce la macchina regionale meglio di chiunque altro e ha battuto la regione metro per metro", racconta chi è dentro le dinamiche di Fdi in Veneto.
Alle europee, Donazzan è risultata la prima degli eletti nella circoscrizione Nord Est, con 63mila preferenze, di cui ben 61mila nel solo Veneto. Insomma il radicamento sul territorio è innegabile. Dalla sua poi ha anche il legame fortissimo con il ministro delle Imprese Adolfo Urso, veneto di nascita, anche se cresciuto tra la Sicilia e Roma. Per un po' si era anche parlato di una possibile discesa in campo diretta di Urso, nella corsa a governatore, ma l'ipotesi pare tramontata. "Non vuole lasciare a metà il lavoro al ministero", dicono i suoi sostenitori. "In Veneto non è abbastanza conosciuto", sostengono invece i maligni.
Tornando a Donazzan, la sua candidatura potrebbe avere però almeno due punti deboli. Il primo – lo abbiamo detto – è l'estremismo delle sue posizioni, che le verrebbero ovviamente rinfacciate in campagna elettorale e potrebbero allontanare gli elettori più moderati. L'altro è un rapporto tutt'altro che idilliaco con Giorgia Meloni. Più di uno dentro Fratelli d'Italia racconta che le due non si sono mai prese: entrambe con caratteri troppo forti, per non entrare in rotta di collisione. Chiaramente, se la premier dovesse mettere il veto su di lei, la corsa dell'eurodeputata sarebbe finita prima di cominciare.
L'agricoltore De Carlo
L'altro nome di peso di Fdi in Veneto è quello di Luca De Carlo, parlamentare alla seconda legislatura, presidente della commissione Agricoltura del Senato e sindaco di Calalzo di Cadore. Vicinissimo al ministro Lollobrigida, potrebbe contare sul supporto di gran parte della filiera del mondo agricolo, a partire dalla potente macchina elettorale di Coldiretti, che in Veneto è particolarmente forte.
Nei palazzi romani si dice che non può fare il governatore perché "viene da Belluno", cioè una provincia piccola, lontana dai grandi centri produttivi della regione. In Fdi però c'è chi fa notare come De Carlo sia da anni coordinatore regionale di Fratelli d'Italia. Un ruolo che gli ha permesso con il tempo di allargare la sua sfera di influenza.
Tra i meloniani, De Carlo è stato quello che più ha alzato la voce per rivendicare il Veneto a favore Fratelli d'Italia e non ha fatto mistero di ambire personalmente alla candidatura. Proprio questo suo attivismo però avrebbe infastidito non poco gli alleati del centrodestra e anche i compagni di partito. Non a caso negli ultimi tempi ha abbassato i toni, ma aver picchiato così duro potrebbe rivelarsi un handicap, quando si arriverà allo sprint finale.
Lo scontro nei congressi interni
Ci sono poi altre figure di Fratelli d'Italia in Veneto che per il momento rimangono più sullo sfondo. Una è quella del vice-capogruppo in Senato Raffaele Speranzon: è il politico più vicino a Meloni tra i veneti, ma è considerato un uomo di partito a tutti gli effetti e potrebbe farsi avanti solo se fosse la premier a chiederglielo. Poi c'è Sergio Berlato, altro recordman di preferenze alle europee, idolo dei cacciatori e dei no vax. Però Berlato sta alla quinta legislatura all'Europarlamento e la sua casa può essere considerata ormai più Bruxelles, che la Regione di provenienza.
Sta di fatto che già da tempo in Fratelli d'Italia è emersa una sfida per il controllo della Regione, tra i gruppi che fanno riferimento ai diversi aspiranti alla carica di governatore. Almeno, dalla fine del 2023, quando si sono tenuti i congressi provinciali di Fdi. Solo in tre delle sette province c'è stato un candidato unitario. Nelle altre quattro occasioni (Treviso Padova Rovigo e Vicenza) si è andati alla conta tra diversi candidati. In tutti questi casi, hanno prevalso le personalità più vicine all'asse Donazzan-Urso.
Qualche divisione sta emergendo anche in questi giorni, in cui sul territorio si tengono i congressi cittadini e dei circoli. Certo, le magagne più grandi in Veneto rimangono quelle della Lega, con Salvini chiamato a fare delle scelte che potrebbero determinare il suo futuro politico. Ma se anche alla fine, nella sfida interna al centrodestra, Meloni dovesse imporsi, poi dovrà faticare per mettere ordine all'interno del partito. Senza parlare di correnti, per carità, perché le correnti in Fratelli d'Italia non esistono. Vero?