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Verso il referendum: il voto degli italiani all’estero determinante per il quorum?

A 3 giorni dal referendum a tener banco è il voto degli italiani all’estero: i nostri connazionali hanno già votato sul vecchio quesito e non riceveranno la scheda contenente quello nuovo. Le loro preferenze verranno ritenute valide ai fini del raggiungimento del quorum?
A cura di Alfonso Biondi
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Mobilitazioni contro il nucleare

Obiettivo quorum. Domenica 12 e lunedì 13 gli italiani saranno chiamati alle urne per dire la loro su 4 quesiti referendari: due riguarderanno l'acqua, uno il legittimo impedimento, uno il nucleare. Quello sul nucleare, considerato il quesito principe della consultazione, continua però a far discutere: adesso a tener banco è il voto degli italiani all'estero. Ieri Elio Vito, ministro per i rapporti col Parlamento, aveva annunciato che si sta procedendo alla stampa delle schede con la nuova formulazione del quesito sul nucleare, ma "non di quelle per gli italiani all’estero, che potevano votare solo entro il 2 giugno".

La scheda col nuovo quesito non varcherà quindi i confini nazionali, ma allora come ci si regolerà col voto degli italiani all'estero che sono stati chiamati a pronunciarsi su un quesito diverso? Le schede in questione saranno ritenute valide ai fini del raggiungimento del quorum? Difficile dare una risposta a queste domande. Anche il ministro Vito non s'è espresso sulla questione, ma è normale che l'esecutivo di cui fa parte cercherà in tutti i modi di ritenere validi i voti espressi dai nostri connazionali: farlo, infatti, significherebbe minare ancora più seriamente il raggiungimento del quorum.

Gli italiani che vivono fuori dal Paese sono 3 milioni e 200 mila. Un numero considerevole che, secondo le stime di Antonio Di Pietro, farebbe passare il quorum dal 50%+1 a un sostanziale 58%. Ecco che quindi la missione quorum diventerebbe "impossibile". Per questo motivo il leader dell'Italia dei Valori ha deciso di presentare entro lunedì un ricorso in Cassazione affinché non vengano considerati validi i voti espressi dai nostri connazionali: il quorum tornerebbe così ad abbassarsi. E dal pronunciamento della Suprema Corte potrebbe dipendere l'esito positivo o negativo del referendum. "A superare il muro del 50 per cento ce la facciamo, del 58 no"- ha detto più volte Di Pietro.

Il riferimento senza dubbio è al referendum abrogativo del 1999. Allora gli italiani vennero chiamati alle urne per pronunciarsi sull'abolizione della legge Mattarella (legge elettorale che prevedeva l'elezione del Senato e della Camera attraverso un sistema elettorale misto: 75% maggioritario e 25% di recupero proporzionale): votò il 49,6% degli aventi diritto. Dei 2.351.306 residenti all’estero, soltanto 13 mila ricevettero effettivamente il certificato elettorale. Tradotto: la consultazione naufragò a causa dei nostri connazionali all'estero.

“ A superare il muro del 50% ce la facciamo, del 58% no ”
Antonio Di Pietro

Mario Staderini dei Radicali pone poi un altro problema: gli italiani all'estero sono stati messi tutti in condizione di votare? Anche questa è una domanda cui non si può rispondere con una certa precisione. Ecco quanto evidenziato da Staderini: "Siamo davvero sicuri che siano stati tutti informati nei loro attuali recapiti della possibilità di votare? Il plico contenente le schede referendarie non è inviato tramite raccomandata, per cui non v'è certezza sulla sua effettiva ricezione. Peraltro, sono sempre di più le segnalazioni che sto ricevendo i italiani all'estero a cui le schede non sono arrivate nonostante al consolato risultasse di si. Lo stesso voto all'estero avviene con posta ordinaria, per cui chi ha votato non saprà mai se il suo voto è arrivato a destinazione".

COME SI E' GIUNTI FIN QUI– Insomma a soli 3 giorni dal voto la situazione continua ad essere molto complicata. A innescare il circolo vizioso è stata la decisione della Cassazione che ha cambiato il quesito sul nucleare lo scorso 1° giugno; una decisione confermata due giorni fa dalla Corte Costituzionale e presa a seguito del varo da parte della maggioranza di governo del cosiddetto decreto omnibus. Il decreto, tra le altre cose, conteneva una moratoria sul nucleare che, di fatto, svuotava il quesito della consultazione: uno stratagemma che, se la Cassazione decidesse di non considerare il voto degli italiani all'estero, potrebbe rilevarsi un clamoroso boomerang per il governo.

BERLUSCONI NON VOTERA' – Intanto, nella conferenza stampa congiunta con Angelino Alfano, nuovo timoniere del Popolo della Libertà, il Presidente del Consiglio ha lasciato intendere la sua intenzione di non recarsi alle urne ed astenersi dalla consultazione referendaria. Se infatti, "è diritto dei cittadini scegliere se votare o meno per un referendum", sembra che Berlusconi non si preoccupi molto delle conseguenze istituzionali della mancata partecipazione al voto del Capo del Governo, tanto da affermare: "Penso che non mi recherò a votare".

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