Il Nazareno diventa maggioranza al Senato e sta per approvare senza troppi problemi l’ “Espositum” sconquassando definitivamente l’assetto politico e parlamentare. Malgrado le “minoranze interne” di Pd e Fi, un mix di fieri irriducibili e parlamentari certi di non essere ricandidati, i numeri sono dalla parte di Matteo Renzi e Silvio Berlusconi, che vanno troppo d’accordo per non essere destinati a governare anche ufficialmente insieme. A trasformare la relazione “clandestina” in un matrimonio vero e proprio. Certamente con la benedizione del futuro inquilino del Colle.
Romani: “Renzi senza maggioranza al Senato”. Brunetta già “vede” la crisi di governo – L’ipotesi è sul tavolo: Forza Italia subito in maggioranza. Paolo Romani, presidente dei senatori di Fi, lo dice chiaro e tondo: “Renzi non ha una maggioranza autonoma al Senato”. Brunetta fa trapelare che ci si aspetta una crisi di governo. E la nuova legge elettorale ha nel suo stesso dna l’antidoto contro le opposizioni interne: a scegliere i capolista bloccati saranno sempre e comunque i segretari. La promessa che Renzi aveva fatto a Berlusconi è stata mantenuta. La minoranza del Pd che dice addio al partito? Magari! Berlusconi e Renzi sanno che (purtroppo per loro) questo non accadrà, ma brindano comunque all’ “espositum”, al Qurinale e ai prossimi grandi successi della new company che ha rottamato “ditta” e “aziende”, grazie al certosino lavoro di Denis Verdini, che ha trovato in Luca Lotti, occorre dirlo, un giovane di belle speranze.
Gelmini, Toti e Carfagna scaldano i motori – Dunque il calendario del Patto del Nazareno, quello vero, quello “siglato” il 15 ottobre 2013, mentre le primarie del Pd tra Renzi e Gianni Cuperlo erano ancora in corso, è pienamente rispettato: Renzi segretario del Pd, Renzi premier, legge elettorale pro-Renzi e uomo di Renzi al Colle. Con Berlusconi, tutto contento, che elargisce voti preziosi in Parlamento con l’obiettivo di godersi una serena “pensione” politica senza troppi mal di testa, con “il delfino che non ho mai avuto” al potere. Ma a proposito di potere. Avremo presto Mariastella Gelmini, Giovanni Toti e Mara Carfagna al governo? Probabile.
Fitto e D’Alema: la trincea del Tavoliere – La prospettiva di chiunque non sia tra i soci del Patto, invece, è quella di perderlo completamente il potere. E quindi, seppur con pochi mezzi, ci si attrezza alla resistenza in trincea: la minoranza di Forza Italia e quella del Pd procedono compatte. In particolare, tra i pugliesi Raffaele Fitto e Massimo D’Alema il dialogo è continuo. Difficile se non impossibile ostacolare l’Italicum, si punta a vele spiegate verso l’elezione del successore di Giorgio Napolitano. Il voto segreto infatti è il sogno proibito delle “truppe di mezzo” dei due partiti, ovvero di quelli che non vedono l’ora di poter affossare tutto senza essere scoperti e un minuto dopo diffondere indignate dichiarazioni contro i “traditori”.
Draghi o Visco per il dopo Napolitano – Ce ne sono a decine, che già in queste ore, sulla legge elettorale, ricevono accorati sms da parte di colleghi dissidenti all’insegna del “Ma come fai a votare questa roba? Ma credi davvero che ti ricandida?”. Col voto segreto, il meccanismo può diventare infernale. A meno che sul tavolo del Quirinale non venga messo un nome realmente forte, un nome al riparo da agguati e tradimenti. Quando il “Patto” è stato istituito, si parlò di Mario Draghi. Nelle scorse ore ai parlamentari del Pd è arrivato il nome di Ignazio Visco.