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Manovra 2025

Versare il Tfr in fondi pensione per avere assegno più alto, cosa cambia con il piano del governo

Tra le misure ipotizzate per la manovra 2025 in materia di pensioni, una spingerebbe i lavoratori a inviare il proprio Tfr in appositi fondi pensione, con il meccanismo del silenzio-assenso. Ecco cosa significa e cosa può cambiare per i dipendenti.
A cura di Luca Pons
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Si rincorrono in questi giorni le ipotesi su cosa il governo Meloni farà con la prossima manovra, soprattutto per quanto riguarda le pensioni. Sul tavolo non c'è solo l'uscita dal lavoro in anticipo, ma anche la preoccupazione che chi va in pensione abbia un assegno troppo basso. Così, una delle opzioni è di spingere i dipendenti a versare il proprio Tfr – la somma messa da parte ogni mese per il Trattamento di fine rapporto – nei fondi pensione privati.

Già oggi è possibile farlo: ogni dipendente ha il diritto di scegliere a chi destinare il proprio Tfr. Può succedere, però, che il lavoratore non si interessi della questione, e piuttosto che cercare le soluzioni più convenienti lasci passare la scadenza per dare un'indicazione sulla destinazione dei soldi. In questi casi, i vari contratti prevedono soluzioni di ‘default' per i fondi del Tfr.

Proprio su questo vorrebbe puntare il governo, lanciando una soluzione già tentata nel 2006. Allora, per un periodo di sei mesi – da gennaio a giugno – ai dipendenti fu chiesto di scegliere cosa fare con il proprio Trattamento di fine rapporto. Per chi non aveva risposto entro la scadenza, il Tfr fu obbligatoriamente trasmesso ai fondi pensione. In questo caso, potrebbe trattarsi di un altro semestre di tempo per decidere cosa fare, e in caso di ‘silenzio' si darebbe l'assenso al versamento nei fondi.

La proposta sarebbe in via di formulazione da parte del ministero del Lavoro, e incontrerebbe il consenso dei sindacati. Non è detto che la novità si applichi a tutti i lavoratori – potrebbe, ad esempio, coinvolgere solamente i più giovani, come proposto nelle scorse settimane dalla Lega.

A rimetterci sarebbero le piccole aziende, che oggi hanno degli aiuti fiscali perché trattengono i Tfr dei propri dipendenti se questi non scelgono un fondo. Per quanto riguarda le imprese con più di cinquanta dipendenti, invece, questo viene già versato all'Inps se non c'è un'indicazione differente, quindi per l'azienda farebbe poca differenza.

L'idea alla base della ‘spinta' verso il versamento del Tfr ai fondi pensione è quella di aiutare chi lascerà il lavoro in futuro a evitare una pensione troppo bassa. Infatti, il sistema contributivo su cui si basano le pensioni italiane (dal 1996 in avanti) fa dipendere l'assegno previdenziale dai contributi versati. Chi ha avuto una carriera discontinua, quindi, può trovarsi con una pensione decisamente bassa dopo anni di lavori intermittenti. Poiché ci sono degli sgravi fiscali per chi sceglie i fondi pensione privati per il proprio Tfr, questo potrebbe essere vantaggioso a livello economico.

Va detto che l'intervento tramite il Tfr sarebbe comunque limitato a chi ha un contratto da dipendente, escludendo quindi autonomi e partite Iva, tra gli altri. Per di più, gli sgravi fiscali potrebbero andare ad aiutare soprattutto chi ha carriere costanti e stipendio medio-alto, ovvero le fasce che già oggi avrebbero meno bisogno di sostegno dal punto di vista della pensione. Resta da vedere, quindi, come il governo definirà i dettagli della misura.

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