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Il caso Cospito

Verini a Fanpage: “Donzelli e Meloni chiedano scusa, documenti su Cospito non dovevano essere letti in Aula”

Il senatore del Pd Walter Verini, in un’intervista a Fanpage.it, commenta così gli attacchi che il deputato Fdi Donzelli ha rivolto ai parlamentari dem che hanno fatto visita ad Alfredo Cospito in carcere: “Se non vuole scusarsi Donzelli chiediamo a Giorgia Meloni di scusarsi lei”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il senatore del Partito Democratico Walter Verini è tra i parlamentari dem chiamati in causa questa mattina in Aula dal deputato di Fratelli d'Italia Giovanni Donzelli. L'esponente di Fdi ha citato quattro parlamentari, Serracchiani, Lai, Orlando e appunto Verini, che "andavano a incoraggiare" l'anarchico Cospito, in sciopero della fame ormai da 104 giorni, "nella battaglia" contro il 41 bis.

L'esponente di Fdi non alcuna intenzione di scusarsi per le sue parole, e nemmeno i membri del suo partito. Fino ad ora la presidente del Consiglio Meloni non è intervenuta sul caso.

Donzelli nel suo intervento ha riportato anche il contenuto di alcuni colloqui che Cospito avrebbe avuto il 12 gennaio 2023 nella casa circondariale di Sassari, con Francesco Di Maio, del clan dei Casalesi: "Era il turno dei Casalesi di incoraggiare Cospito ad andare avanti, pochi giorni fa. Diceva il boss dei Casalesi: ‘pezzetto dopo pezzetto, si arriverà al risultato', che sarebbe l'abolizione del 41-bis. E Cospito rispondeva: ‘deve essere una lotta contro il regime 41-bis e contro l'ergastolo ostativo, non deve essere una lotta solo per me. Per me, noi al 41-bis siamo tutti uguali'. Questi i colloqui tra i mafiosi e Cospito, questo il 12 gennaio 2023. Il 12 gennaio 2023 non è l'unico incontro che ha avuto Cospito. Il 12 gennaio 2023, mentre parlava con i mafiosi Cospito incontrava anche i parlamentari Serracchiani, Verini, Lai e Orlando, che andavano a incoraggiarlo nella battaglia. Allora, voglio sapere, Presidente, se questa sinistra sta dalla parte dello Stato o dei terroristi con la mafia! Lo vogliamo sapere in quest'Aula oggi!", ha attaccato Donzelli, che è anche vicepresidente del Copasir.

E ancora, per dimostrare i legami tra mafia e terrorismo, Donzelli ha riferito anche di un altro colloquio, avvenuto in carcere il 28 dicembre 2022, che Cospito avrebbe avuto con Francesco Presta, "killer di rara freddezza, uno che ha messo in proprio una ‘ndrina, che si è messo da solo, un boss della ‘ndrangheta. E Presta lo esortava: ‘devi mantenere l'andamento, vai avanti'. E Cospito rispondeva: ‘fuori non si stanno muovendo solo gli anarchici, ma anche altre associazioni. Adesso vediamo che succede a Roma. E il ‘ndranghetista: ‘sarebbe importante che la questione arrivasse a livello europeo e magari ci levassero l'ergastolo ostativo'."

Il Pd ha subito posto la questione della provenienza di questi documenti e dei virgolettati delle conversazioni tra Cospito e i boss.Donzelli ha precisato di non aver ricevuto informazioni riservate dal Copasir, ma ha assicurato che si tratta di documenti depositati al ministero della Giustizia, "consultabili da qualsiasi deputato, non sono coperti da alcun segreto e sono stati inviati al ministero della Giustizia dal Dipartimento penitenziario. Qualsiasi deputato avrebbe potuto chiedere al ministero della Giustizia di consultare questi documenti", ha spiegato all'Adnkronos.

Verini a Fanpage.it: "Nordio venga in Parlamento"

In un'intervista a Fanpage.it il senatore Walter Verini ha chiesto una informativa urgente in Parlamento al ministro della Giustizia Carlo Nordio, per capire soprattutto come mai Donzelli fosse in possesso di quei documenti riservati.

Senatore, che idea vi siete fatti sulla provenienza di questi documenti?

Questo è forse l'aspetto più inquietante del delirio di Donzelli. Noi aspettiamo che al più presto il ministro Nordio e la stessa presidente del Consiglio dicano come un parlamentare possa essere entrato in possesso di registrazioni che vengono di solito effettuate da dentro il carcere. Tra l'altro in regime di 41-bis. Eppure Donzelli le ha avute, le ha rivelate. Una cosa secondo noi molto grave, ci aspettiamo immediatamente delle risposte. Anche adesso ci siamo alzati in Senato con la nostra capogruppo, Simona Malpezzi, per chiedere un'informativa al Parlamento da parte del ministro della Giustizia. La parte più grave, politicamente parlando, sono gli insulti, alla verità innanzi tutto, e le volgarità nei confronti del Partito Democratico.

Secondo quanto avete ricostruito, è possibile quindi che questi documenti provengano dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, e che siano quindi nella disponibilità del ministero della Giustizia, che poi le ha passate a Fdi?

Questa è un'ipotesi plausibile, perché nelle carceri gli ascolti li fa la polizia che dipende dal Dap, che è gerarchicamente dipendente dal ministero della Giustizia. È evidente che quei brandelli di conversazione vengano da lì. Io ho visitato 30 o 40 carceri da quando faccio il parlamentare, a me non è mai capitato di chiedere a nessuno le intercettazioni che vengono fatte in carcere, non mi sarei sognato di farlo. E ritengo che nessuno me le avrebbe date, perché non si danno così facilmente.

Come legge gli attacchi che sono risuonati in Aula contro il Pd?

Vede, noi abbiamo qualche difetto, come è noto, ma su un punto siamo rigorosi: tra i nostri riferimenti ci sono personalità che si chiamano Piersanti Mattarella, Pio La Torre, e nelle nostre file ci sono state persone come Sabina, figlia di Guido Rossa, Giovanni, figlio di Vittorio Bachelet, Olga, moglie di Massimo D'Antona, Paolo Bolognesi, presidente dell'associazione familiari delle vittime della strage fascista di Bologna, e abbiamo oggi Alfredo Bazoli, la cui mamma, quando lui aveva 4 anni, morì a Piazza della Loggia a Brescia, nella strage fascista del 1974. I nostri riferimenti in materia di antimafia e antiterrorismo sono questi. Non so che riferimenti abbia Donzelli.

Ora non solo da Fdi nessuno vi ha chiesto scusa, ma esponenti del partito rilanciano le stesse accuse.

Giacomo Matteotti diceva che "il fascismo non è un'idea, è un crimine". Poco fa Donzelli ha detto ‘io resto della mia idea'. La sua non è un'idea, è una volgarità, un insulto a un partito come il Pd, che ha quei riferimenti di cui parlavo, in materia di antimafia e lotta al terrorismo, da sempre. Siamo quelli che difendono le intercettazioni, che Nordio e il governo volevano abolire. Addirittura Nordio aveva detto 15 giorni fa che i mafiosi non parlano al telefono, quindi possiamo anche ridimensionare le intercettazioni. Poi a Messina Denaro hanno sequestrato due telefoni.

Loro sono quelli che hanno attenuato la lotta alla corruzione, sia nella proposta del nuovo Codice degli appalti, sia nell'aver tolto i reati associativi corruttivi dai reati ostativi. Le ingiuste affermazioni di Donzelli indeboliscono il fronte unitario contro la mafia, proprio mentre oggi il Parlamento stava per votare l'istituzione della commissione antimafia. In più ha rivelato quei colloqui. E non pensa ancora di chiedere scusa. È stata veramente una brutta giornata per la politica, per il governo e per la maggioranza. Se non vuole scusarsi Donzelli chiediamo a Giorgia Meloni di scusarsi lei.

Avete ricevuto solidarietà dagli altri partiti?

Ho sentito tutte le forze d'opposizione, che si sono strette attorno al Pd, esprimendo solidarietà. Questa non è stata polemica politica, è stata una negazione della elementare dei fatti. Non so bene per quale oscuro, ambiguo, obliquo obiettivo questo signore ha pronunciato queste parole. Un signore che tra l'altro è vicepresidente del Copasir: mi chiedo con quale autorevolezza un deputato che diffonde notizie riservate, certamente non pubbliche, possa stare lì, senza dire da chi le ha prese, con nomi e cognomi, circostanze, perché e quando. Altri partiti anche della maggioranza non si sono associati a quel delirio. Ma è certo che quelle parole rappresentano una ferita per la politica e per il Parlamento, una ferita che spetta al governo e a Fdi rimarginare.

Possiamo ribadire che voi, in quanto parlamentari, avevate tutto il diritto di essere lì a parlare con Cospito?

No, non avevamo il diritto, avevamo il dovere di farlo. In quei giorni c'era stato un appello di diverse personalità, come Don Ciotti, Gherardo Colombo, Massimo Cacciari, il presidente dei penalisti Giandomenico Caiazza, l'ex ministro Flick, l'ex senatore Luigi Manconi. Queste personalità avevano denunciato la situazione di Cospito, detenuto che sta facendo lo sciopero della fame, e rischia di morire. Ma qualunque detenuto non deve morire in carcere, e ne muoiono troppi nelle carceri italiane. Per questo abbiamo sentito il dovere di andare di persona, per renderci conto delle condizioni di Cospito. Per due motivi: quando un detenuto è nelle mani dello Stato, lo Stato deve avere la tutela della sua salute come primo obiettivo; secondo, Cospito non è uno qualsiasi, conosciamo la sua personalità, i reati che ha commesso, e sapevamo come il suo nome stesse diventando un simbolo. Dalla visita abbiamo avuto la conferma che lui è un irriducibile dello sciopero della fame, perché è contro il 41-bis, e che avrebbe continuato fino alla fine.

Cosa avete fatto a quel punto?

Abbiamo chiesto a Nordio, ormai più di 20 giorni fa, di intervenire e valutare la possibilità di trasferirlo in un carcere attrezzato da un punto di vista clinico, come ha chiesto anche il Garante dei detenuti Palma, in modo da scongiurare quel rischio di morte che era incombente, e lo è sempre di più. Ma almeno oggi sta in un carcere dove, se dovesse esserci bisogno, c'è un centro clinico adeguato. Probabilmente se questo trasferimento fosse stato disposto già 20 giorni fa – e già allora i medici del carcere ci dicevano che aveva un calo di elettroliti e rischiava un infarto – magari parte del clamore mediatico si sarebbe attenuato, perché non ci sarebbe stata più la preoccupazione circa il rischio di morte. Altra cosa sono le manifestazioni, gli atti di violenza. Ovviamente noi siamo totalmente dalla parte dei poliziotti, dei magistrati, dei diplomatici, dei giornalisti, che sono colpiti e minacciati. Coloro che compiono attentati sono degli assassini, criminali, nemici della democrazia, così come i mafiosi che stanno al 41-bis. Ma il 41-bis non è un aggravio di pena, ma è uno strumento che serve a evitare i contatti all'esterno. Se Cospito morisse rischierebbe di essere un simbolo, un martire, per gli anarco-insurrezionalisti di tutta Europa, altro che difesa della sicurezza.

Nordio ieri in Cdm aveva detto che non intendeva revocare il 41-bis, oggi in conferenza stampa ha aggiustato il tiro, dicendo che non può prendere una decisione senza prima ascoltare i magistrati e la sentenza della Cassazione. Come lo spiega?

Nordio in questi mesi ci ha abituati a dichiarazioni fatte la mattina e modificate la sera. Ma a parte la volubilità delle affermazioni del ministro, la sostanza è che il 41-bis non è un aggravio di pena, è una misura adottata essenzialmente verso i boss mafiosi per evitare i contatti con l'esterno. Oggi nelle nostre carceri solo i mafiosi hanno il 41-bis e Alfredo Cospito. I ministri firmano il 41-bis su richiesta delle Direzioni distrettuali antimafia e antiterrorismo e delle Procure nazionali. E così avvenne quando mesi fa la ministra Cartabia firmò il 41-bis per Cospito, su richiesta delle Procure. Oggi la Corte d'Assise di Roma, in una recente sentenza nei confronti di anarchici, ha addotto delle motivazioni, dove testualmente viene scritto che la Federazione anarchica informale non ha legami organizzativi operativi con Cospito, non ci sono contatti.

Gli avvocati di Cospito hanno fatto ricorso al ministro, e poi, su un binario parallello, c'è il percorso che fa la Cassazione. Sull'applicazione del 41-bis il detenuto ha fatto ricorso al Tribunale di sorveglianza, che però lo ha rigettato. Contro questa decisione è stato proposto il ricorso in Cassazione, che si pronuncerà il 7 marzo. Ora Nordio sta aspettando che la Procura nazionale antimafia e la Direzione distrettuale antimafia gli mandino i pareri su questo ricorso e sul 41-bis. Se quegli organismi diranno che non ci sono più rischi, il Guardasigilli firmerà per allentare il regime carcerario e togliere Cospito dal 41-bis. Diversamente confermerà il carcere duro, come ha fatto la ministra Cartabia. Ma se si allentasse la tensione penso che ci guadagneremmo tutti, e lo Stato deve fare di tutto per spegnerle le tensioni, fuori e dentro le carceri. Luigi Manconi ha detto una frase: ‘Lo Stato non deve e non può trattare con i terroristi, ma deve rispettare i diritti dei detenuti'. In questa frase c'è tutto.

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