Verbali desecretati Cts, Conte: “Il documento sulla zona rossa a Nembro e Alzano non l’ho mai visto”
Il governo ha desecretato ieri 5 verbali del Comitato tecnico scientifico, dei giorni più caldi della pandemia di coronvirus in Italia, relativi al periodo immediatamente precedente al lockdown, e ai giorni del blocco nazionale di tutte le attività. La Fondazione Luigi Einaudi il 14 e il 18 aprile scorsi aveva chiesto l'accesso ad alcuni documenti redatti dopo le riunioni degli esperti, e ieri mattina alle 12 ha pubblicato sul suo sito i cinque verbali richiesti del Cts che aveva richiesto.
Si tratta delle copie dei verbali del Cts del 28 febbraio, (numero 12), dell’1 marzo, (numero 14), del 7 marzo (numero 21), del 30 marzo (numero 39) e del 9 aprile (numero 49), una piccola parte dei 90 totali. Fino al prossimo 10 di settembre, quando una sentenza del Consiglio di Stato deciderà della pubblicazione di tutti gli altri verbali non potremo sapere di cosa si è discusso durante le riunioni che si sono svolte tra l'1 e il 7 marzo, giorni cruciali in cui il governo doveva decidere di estendere la zona rossa che era stata decisa per i comuni del Lodigiano, quella che delimitava di comuni di Casalpusterlengo-Codogno-Castiglione d’Adda, anche ai due comuni bergamaschi di Alzano Lombardo e Nembro, che poi non furono chiusi. Sappiamo però che i consulenti scientifici del governo avevano consigliato di istituire lì una zona rossa così come era stato fatto qualche giorno prima per i comuni del Lodigiano. E questo lo si apprende da uno stralcio dal verbale redatto lo scorso 3 marzo, pochi giorni dopo la chiusura della zona dei comuni intorno a Codogno.
Si legge infatti: "Nel tardo pomeriggio sono giunti all’Istituto Superiore di Sanità i dati relativi ai Comuni di Alzano Lombardo e Nembro. Al proposito è stato sentito per via telefonica l’assessore Gallera e il direttore generale Cajazzo che confermano i dati relativi all'aumento. I due comuni si trovano in stretta prossimità di Bergamo e hanno una popolazione rispettivamente di 13.639 e 11.522 abitanti. Ciascuno dei due paesi ha fatto registrare attualmente oltre 20 casi, con molte probabilità ascrivibili a un’unica catena di trasmissione. Ne risulta pertanto che l’R0 (cioè l'indice di contagio, ndr) è sicuramente superiore a 1, il che costituisce un indicatore di alto rischio di ulteriore diffusione del contagio. In merito il Comitato propone di adottare le opportune misure restrittive già adottate nei Comuni della zona rossa al fine di limitare la diffusione dell’infezione nelle aree contigue. Questo criterio oggettivo potrà, in futuro, essere applicato in contesti analoghi". Un appello rimasto inascoltato.
Da uno stralcio del libro ‘Come nasce un’epidemia – la strage di Bergamo, il focolaio più micidiale d’Europa', dei giornalisti Marco Imarisio, Simona Ravizza e Fiorenza Sarzanini, emerge però un particolare ancora più inquietante: il presidente del Consiglio Giuseppe Conte non avrebbe mai letto quel verbale, nonostante il documento sia stato trasmesso a Palazzo Chigi.
Lo ha detto lo stesso premier ai magistrati di Bergamo, che lo hanno sentito come testimone lo scorso 12 giugno a Roma, nell'ambito dell'inchiesta avviata per accertare eventuali responsabilità sulla strage della Val Seriana: "Quel documento non mi è mai arrivato", ha spiegato Giuseppe Conte, affermando di non aver mai letto il suggerimento degli esperti del Cts, che avrebbe forse evitato un così alto numero di vittime nella bergamasca.