Veneto: via Saviano e gli scrittori pro Battisti da scuole e biblioteche
Il Veneto leghista censura gli autori di libri con un'ideologia troppo lontana da quella del Carroccio. A farne le spese gli autori che hanno difeso Cesare Battisti firmando anche l'appello contro la sua estradizione in Italia, e Roberto Saviano i cui libri sono scomparsi dagli scaffali di molte biblioteche scolastiche e comunali.
E' quanto si evince da una notizia riportata dal quotidiano La Repubblica che ha intervistato l'assessore regionale all'istruzione Elena Donazzan, fervente cattolica del PDL, famosa per aver regalato la Bibbia agli studenti delle elementari: "Non chiediamo nessun rogo di libri, intendiamoci. Semplicemente inviteremo tutte le scuole del Veneto a non adottare, far leggere o conservare nelle biblioteche i testi diseducativi". Ha detto la Donozzan, per poi precisare: "Un boicottaggio civile è il minimo che si possa chiedere davanti ad intellettuali che vorrebbero l'impunità di un condannato per crimini aberranti".
Nella sua battaglia, con tanto di lettera a tutti i dirigenti scolastici, la Donazzan è supportata dal governatore Luca Zaia che ha definito "abominevole" la vicenda Battisti. Sempre secondo il quotidiano diretto da Ezio Mauro, la censura leghista non ha risparmiato i libri di Roberto Saviano, soprattutto dopo la nota polemica Saviano – Maroni in seguito alla messa in onda di una puntata della trasmissione di Rai Tre "Vieni via con me".
Denunce di una sorta di censura già in atto vengono da alcuni bibliotecari veneti e da alcuni dirigenti scolastici , che dicono, sempre secondo quanto scrive Repubblica, che vengono “sconsigliati (soprattutto) i libri di Roberto Saviano. Nei giorni successivi alla messa in onda di Vieni via con me e alla polemica con Maroni il dirigente di una biblioteca in provincia di Treviso ha segnalato che il sindaco leghista non gradiva si tenessero i libri dell’autore di Gomorra: presenti in catalogo, ma spariti dagli scaffali”.
Mentre Giorgio Corà, preside del liceo classico Pigafetta di Vicenza, è convinto si tratti "più di una provocazione politica che di una reale volontà di mettere all'indice dei volumi. In ogni caso se avessi nella biblioteca della mia scuola libri di quegli autori certo non li toglierei alla libera consultazione. I libri si conservano per il loro valore intrinseco. Indipendentemente dalle idee politiche degli autori o degli assessori".