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Vendola torna in politica: “La sinistra è messa male, la strada di Schlein e la nostra è in salita”

Nichi Vendola è stato eletto presidente di Sinistra Italiana: “A Schlein tocca un compito difficile, la sua e la nostra strada è tutta in salita”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Da ieri c'è una novità nell'agone politico, che potrebbe dare una scossa alla sinistra: è tornato Nichi Vendola, appena nominato presidente di Sinistra italiana, eletto per acclamazione dai delegati del congresso del partito che si è concluso ieri a Perugia.

L'ex presidente della Regione Puglia, ed ex leader di Sinistra ecologia e libertà, il partito da cui ha avuto origine Sinistra italiana, ha deciso di tornare a occuparsi di politica, ma non intende candidarsi, almeno per il momento. Lo ha detto ieri chiaramente ai giornalisti: non ci sarà il suo nome nella lista per le elezioni europee. E il concetto è stato ripetuto dal segretario Nicola Fratoianni, che ha proposta la sua nomina a presidente: "Vendola ha scelto di non misurarsi con le istituzioni in questa fase (cioè non si candiderà, ndr), fino a quando non avrà definito nel modo migliore, e certamente sarà così, una vicenda giudiziaria che lo riguarda. Vuol dire avere rispetto per le istituzioni di questo paese. Nichi Vendola è una grande risorsa di questo Paese e il fatto che abbia accettato la richiesta che gli ho fatto di tornare a dare una mano attivamente nel partito è una bellissima notizia", ha detto Fratoianni, che ieri è stato confermato segretario.

"Lo confesso: sento forte il richiamo della foresta. Torno alla politica attiva. Se l'estrema destra abita a Palazzo Chigi vuol dire che la sinistra è messa male, se metà degli elettori non vota vuol dire che anche la democrazia non sta tanto bene", ha detto oggi Vendola in una intervista a La Repubblica.

"Non sono mai fuggito, ho solo smesso di avere ruoli apicali nella vita pubblica. Ma non ho mai abbandonato la polis per rifugiarmi in un eremo, si può fare politica anche lontano dai radar dei media", ha aggiunto. Giuseppe Conte? "lo definirei un progressista moderato. Oppure un populista di centro", mentre nel Pd "ora si tratta di cambiare musica. Certamente il linguaggio di Elly è distante anni luce dal politicismo asfissiante e dal riformismo senz'anima che ha portato il Pd a perdersi e a perdere. Ma a lei tocca un compito difficile, la sua e la nostra strada è tutta in salita". 

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