Eravamo rimasti a Bersani e al suo giudizio sull'alleanza con l'Unione di Centro. "E' nella logica delle cose", aveva sentenziato il segretario democratico, spiazzando quanti nel centrosinistra erano profondamente convinti di poter conquistare una "ragionevole vittoria" sull'orizzonte della foto di Vasto (e tra l'altro pienamente legittimati dai sondaggi elettorali). Una virata che aveva portato a compimento lo strappo con l'Italia dei Valori, del resto da tempo in rotta di collisione con la linea del Partito Democratico, con l'accusa (spesso a ragione, va detto) di essere responsabile del "fuoco amico", specie in relazione all'appoggio concesso al Governo Monti. Ma anche un passo deciso, una convergenza estremamente significativa in un momento cruciale per lo schieramento di centrosinistra, a pochi mesi dalle primarie per la leadership. Un'accelerazione che ha di fatto messo con le spalle al muro Italia dei Valori e Sinistra Ecologia e Libertà. Due compagini che in una tale ottica rischierebbero una decisa emarginazione politica, sia pure per ragioni diametralmente opposte.
Sinistra Ecologia e Libertà in teoria farebbe parte di quell'alleanza ampia ed articolata immaginata ai piani alti del Partito Democratico. Tuttavia Nichi Vendola sa bene di quanto risulti decisamente poco appagante per il proprio elettorato "essere impastato nella grande marmellata con gli ultrà montiani e gli ultrà cattolici Binetti style", tanto per citare Gilioli. Ecco il perché del suo insistere su un concetto chiave nella conferenza stampa congiunta con Di Pietro: "Il dibattito con i moderati non è impedito, quella che è impedita è la resa di fronte ai moderati". Tesi che non fa altro che ribadire ciò che Migliore e Cento avevano rilanciato a poche ore dall'intervista di Casini: "Il PD non sa bene dove vuole andare e vivacchia all'ombra di Casini. […] SEL non ha alcuna pregiudiziale Tuttavia, bisogna discutere di alcuni punti forti per un programma comune".
L'Italia dei Valori è invece ai margini della discussione – Lo ha detto chiaramente Di Pietro, scherzando anche su un presunto ostracismo da parte dei centristi. Lo ha ribadito Vendola, che giudica "assurdo espellere l'Idv dalla coalizione". Lo pensano in molti anche all'interno delle fila dipietriste. Il punto è che il partito rischia costantemente di essere scavalcato sui "propri" temi dall'aggressività della propaganda a 5 Stelle e contemporaneamente dovrebbe conservare un minimo di "responsabilità e credibilità" come forza di Governo (potenziale, sia chiaro). Una posizione a dir poco scomoda dalla quale Di Pietro prova ad uscire cementando una, per tanti versi strana, alleanza con Nichi Vendola e soprattutto scegliendo nuovamente "il bersaglio grosso", ovvero il Partito Democratico. Così, pieno sostegno a Vendola e alla sua scelta di non "partecipare alle primarie del PD perché somigliano ad un congresso di Partito" e convergenza nella valutazione di Matteo Renzi, definito da Vendola "un estremista liberista". Insomma, nasce un nuovo asse a sinistra del PD, ora la palla ritorna nel campo di Bersani.