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Veltroni e Bersani: il “ritorno in scena” del PD

L’intervento di Veltroni al Lingotto, la linea decisa di Bersani sul caso Ruby: il cambio di passo del Partito Democratico e i possibili scenari futuri.
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E' un interessante editoriale diEugenio Scalfari su Repubblica a fornire più di uno spunto di discussione sul particolare momento che sta vivendo il Partito Democratico. Una analisi che ovviamente non può non partire che dal "paradossale" momento della politica italiana, costretta a confrontarsi continuamente con gli sviluppi dello scandalo che ha coinvolto il Presidente del Consiglio, con le interecettazioni di Ruby e delle altre ragazze che continuano ad occupare le prime pagine dei giornali.

In tal senso negli ultimi giorni il cambio di passo del Partito Democratico è sembrato piuttosto evidente, con una linea decisa e determinata che traspare con evidenza anche nelle parole dei leader delle due "aree" del partito. A partire dall'intervista di Bersani a Repubblica Tv (e successivamente a "Le Invasioni Barbariche"), nella quale il segretario dal "modo di parlare paesano e colloquiale" ha di fatto "spronato i democratici alla battaglia", annunciando l'intenzione di raccogliere dieci milioni di firme per mandare a casa Berlusconi.

Nella giornata di ieri poi l'attesissimo discorso al Lingotto di Walter Veltroni alla convention di MoDem, un appuntamento che nella sostanza segnava il ritorno da protagonista dell'ex candidato "premier" del Partito Democratico, dimessosi dalla carica di segretario in seguito alla sconfitta elettorale del 2008 ed a lungo lontano dai riflettori. Un discorso nel quale l'ex Sindaco di Roma ha pronunciato parole durissime nei confronti del Capo del Governo, sottolineando con decisione come sia

"agghiacciante che un uomo di Governo minacci i giudici che lo indagano […] Quella espressione minacciosa sulla "punizione" dei magistrati veniva pronunciata davanti alla bandiera tricolore. Nessuno può dimenticare che per difendere l'onore di quella bandiera e di questa nazione molti magistrati hanno perso la vita. La situazione in cui l'Italia si trova è davvero grave e pericolosa. Il Presidente è accusato non di comportamenti ma di gravi reati e sostiene per l'ennesima volta che solo di fandonie e di complotti si tratta. Ma non lo deve dire in Tv facendosi scudo del suo ruolo e utilizzando il suo impero mediatic: deve dirlo ai magistrati, come farebbe ogni cittadino".

Ma anche un intervento per riproporsi con forza all'interno del campo democratico, impostando una piattaforma programmatica dell'area MoDem e sfidando sul terreno delle alleanze e del futuro del Partito proprio il segretario Bersani. In particolare, come ben sottolineato da Scalfari, alcuni passaggi sembravano modellati in relazione alla possibilità che sia Nichi Vendola a "guidare" il fronte dell'opposizione alle prossime elezioni. Un parallelo fra due leader così diversi, eppure così simili per "impostazione oratoria", capacità di emozionare e catalizzare l'attenzione degli ascoltatori (ben lontani dalla visione "collettiva" della leadership bersaniana), che è probabilmente destinato a sfociare in una competizione nel merito, mano a mano che la prospettiva di una verifica elettorale acquista concretezza.

Già, perchè al di là delle dichiarazioni e della possibilità di un "fronte comune" in questo momento particolare, con la necessità di serrare le fila e mandare un messaggio di compattezza al proprio elettorato, in chiave sopratttto anti – berlusconiana (nuovamente verrebbe da dire), le distanze tra le diverse sensibilità del centro – sinistra sono sostanziali. Ultimi esempi di grande rilevanza sono le diverse impostazioni sul contratto di Mirafiori e le grandi divergenze in tema di scelta delle alleanze e valore delle Primarie, per non parlare della difficoltà di conciliare provenienze ed influenze diverse sui temi etici.

Ecco perchè il rischio che paventano alcune personalità di spicco del fronte democratico è quello di un Bersani stretto fra due fuochi e due visioni inconciliabili, costretto a mediare continuamente pur di preservare l'unità della coalizione ed impossibilitato a dettare una linea articolata e coerente. Uno sviluppo che certamente non collima con l'impostazione dell'ex Ministro che già nell'imminente assemblea nazionale di Napoli (che comincia il prossimo venerdì) proverà a rafforzare la sua posizione (peraltro salda dopo il buon riscontro ottenuto in Direzione Nazionale) attraverso un nuovo affondo sulle vicende giudiziarie del Presidente del Consiglio, ma anche delineando la strategia "a breve termine" su questioni cruciali come il Federalismo municipale, l'eventualità di un Governo tecnico e soprattutto la scelta delle alleanze per "il dopo Berlusconi".

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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