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Ddl Zan, ultime notizie sul disegno di legge

Vaticano contro Dl Zan, perché è difficile che il Papa e Draghi non sapessero nulla della nota

Ha fatto esplodere le polemiche la notizia della nota verbale depositata lo scorso 17 giugno dalla Segreteria di Stato del Vaticano presso l’ambasciata italiana, in cui di fatto si spinge per una revisione del ddl Zan, il disegno di legge già approvato alla Camera contro l’omotransfobia, appellandosi al Concordato. Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, interverrà oggi in Parlamento sul tema. Ma intanto c’è chi sostiene che sapesse della nota fin dall’inizio. Così come il Papa deve aver dato il via libera al suo invio.
A cura di Annalisa Girardi
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Secondo il Vaticano alcuni punti del disegno di legge Zan "avrebbero l’effetto di incidere negativamente sulle libertà assicurate alla Chiesa e ai suoi fedeli". E quindi si "auspica che la parte italiana possa tenere in debita considerazione le argomentazioni e trovare così una diversa modulazione del testo continuando a garantire il rispetto dei Patti lateranensi". È il Corriere della Sera a riportare alcuni estratti della nota verbale consegnata lo scorso 17 giungo dal cardinale Paul Richard Gallagher all'ambasciata italiana presso la Santa Sede, affermando che il presidente del Consiglio, Mario Draghi, non poteva non sapere.

Perchè Draghi doveva sapere della nota sul ddl Zan

Il quotidiano fa riferimento a "numerose fonti di governo" che avrebbero confermato come una presa di posizione così netta non sarebbe potuta essere formalizzata senza alcuna avvisaglia precedente. In altre parole, impossibile che il presidente del Consiglio fosse all'oscuro di tutto. È anche vero che la Conferenza episcopale italiana aveva più volte espresso le sue posizioni rispetto al disegno di legge contro l'omotransfobia. Ma in questo caso si tratta di una comunicazione diplomatica. Draghi, da parte sua, ha annunciato che riferirà in Parlamento rispetto alla questione.

Vaticano, Zan: "Parlamento è sovrano, no ingerenza da uno Stato estero"

Tema su cui è intervenuto anche lo stesso deputato Alessandro Zan, che ha detto: "È a prima volta che il Vaticano pone la questione sul Concordato e lo fa su una legge, non ancora in vigore, approvata solo alla Camera a larga maggioranza. Il Parlamento è sovrano, deve essere libero di discutere, non può subire alcuna ingerenza da uno Stato estero", ribadendo che "la libertà di manifestazione del pensiero, per singoli e associazioni, non è in discussione", come "non è a rischio la libertà di pensiero di nessuna persona, tanto meno dei cattolici".

Il via libera da parte del Papa

E il Papa? Sapeva e ha dato la sua approvazione alla consegna della nota formale presso l'ambasciata italiana in Vaticano? La Sala stampa della Santa sede ha in effetti confermato di aver depositato la comunicazione il 17 giugno scorso e anche qui si potrebbe fare il ragionamento portato avanti per quanto riguarda Draghi: stiamo parlando di una nota verbale inviata all'ambasciatore di un altro Stato, per cui risulta difficile immaginare che Papa Francesco non ne sapesse nulla e che non avesse dato precedentemente il suo esplicito assenso.

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