Valditara vuole stipendi più alti per gli insegnanti delle Regioni più ricche
Il ministro dell'Istruzione del governo Meloni, Giuseppe Valditara, ha proposto di dare stipendi più alti agli insegnanti che lavorano "dove il costo della vita è più alto", per consentire "maggiore equità". Per gli altri, si manterrebbe "il contratto nazionale, che non credo verrà toccato".
La proposta di differenziare gli stipendi su base territoriale, in relazione al costo della vita, è emersa durante un incontro pubblico online a cui il ministro ha partecipato ieri. Dopo aver parlato della necessità di finanziare la scuola pubblica anche con fondi privati, il ministro ha continuato: "Dobbiamo capire come fare a consentire ai docenti di non ricevere uno stipendio che nei fatti è molto più basso perché maggiori sono le spese quotidiane".
La modifica porterebbe ad aumentare gli stipendi nelle zone più ricche del Paese, dove il costo della vita è più alto appunto, e lasciare ferme le retribuzioni in quelle Regioni dove la difficoltà economica è maggiore. Secondo i critici, per andare incontro a chi deve spendere di più nella sua vita quotidiana, si renderebbe ancora più svantaggiato chi invece lavora, o vorrebbe lavorare, in zone critiche.
Sindacati e opposizione: "Si premi il merito, non le zone più ricche"
Ad opporsi i sindacati: "Il costo della vita non varia tra Regione e Regione, ma tra le città, dove si paga un pegno alla speculazione immobiliare, e la provincia", ha detto Franesco Sinopoli, segretario Cgil per il settore. "Se deve valere il parametro del costo della vita, lo si applichi a tutti i contratti di lavoro: non sono solo gli insegnanti a subire i prezzi, per esempio, di Milano. A quel punto, però, salterebbe tutta la contrattazione nazionale e si tornerebbe alle gabbie salariali".
Lo stipendio andrebbe aumentato sulla base "del merito", ha continuato Sinopoli, perché "lo deve servire a riconoscere capacità ed esperienze alle persone che lavorano nelle nostre strutture". Critica anche l'opposizione, con la deputata di Sinistra Italia Elisabetta Piccolotti che ha scritto: "Valditara guarda indietro e vuole un ritorno al passato. Altroché investire sui territori che sono più avanti, bisogna puntare su quelle zone del Paese in cui i ragazzi abbandonano presto la scuola".
I capigruppo del Movimento 5 Stelle in commissione Istruzione al Senato e alla Camera, Luca Pirondini e Anna Laura Orrico, hanno commentato in una nota: "Valditara getta la maschera e descrive a chi avesse ancora qualche dubbio il modello che vuole realizzare questo governo: la scuola delle disuguaglianze. Garantire stipendi più alti al Nord perché il costo della vita è più alto non ha nulla a che vedere con il merito, né tiene conto degli sforzi enormi che molti docenti mettono in campo in contesti disagiati, dove la scuola rappresenta il principale presidio democratico".
Dal Partito democratico è intervenuto il deputato Vincenzo Amendola, ex ministro per gli Affari europei: "La geniale idea di Valditara: parametrare gli stipendi degli insegnanti a seconda del costo della vita", ha scritto su Twitter. "Un altro modo per spaccare l'Italia, depauperare il Sud, drenare gli insegnanti verso le zone più ricche del Paese. Giù le mani dalla scuola, resti unitaria e democratica".
Per i presidi gli stipendi differenziati sono una "misura sensata"
Non sarebbero contrari, invece, i presidi. Mario Rusconi, responsabile di Roma dell'Associazione nazionale presidi, ha affermato che aumentare gli stipendi al personale scolastico del Nord "è una misura abbastanza sensata". Lo ha confermato anche Antonello Giannelli, presidente dell'Anp. Per lui, "pagare di più gli insegnanti del Nord non è una proposta nuova, ma non ha mai trovato attuazione".
Secondo Giannelli, aumentare gli stipendi di chi vive in zone più costose sarebbe giusto perché "con uno stipendio da insegnanti vivi al Sud, dove spesso hai una casa di famiglia", mentre invece con la stessa retribuzione "a Milano devi prendere in affitto un appartamento".