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Vaccino, perché l’ipotesi della seconda dose in un’altra Regione mentre si è in vacanza non ha senso

Per paura che la campagna vaccinale subisca ritardi con la pausa estiva, quando diverse persone si sposteranno dalla propria Regione per le vacanze, si sta pensando di permettere ai cittadini di prenotare la seconda dose anche in un luogo diverso da quello della residenza o del domicilio. In modo da non costringere così gli italiani a posticipare il richiamo per non dover cancellare le ferie. Ma questa proposta sta incontrando diverse difficoltà. Vediamo perché.
A cura di Annalisa Girardi
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La campagna vaccinale sta ormai entrando nel pieno e da giugno, se arriveranno tutte le dosi previste, si potrebbe anche aprire a tutte le classi di età appoggiandosi anche alle aziende per dare un'ulteriore accelerata al piano di immunizzazione. C'è poi un'altra proposta sul tavolo: quella di poter fare il richiamo, dopo aver ricevuto la prima fiala, in una Regione diversa dalla propria. Il ragionamento dietro questa ipotesi è semplice: per paura che la campagna vaccinale subisca ritardi con la pausa estiva, quando diverse persone si sposteranno dalla propria Regione per le vacanze, si vuole permettere ai cittadini di poter prenotare la seconda dose anche in un luogo diverso da quello della residenza o del domicilio, invece che costringerle a posticipare il richiamo per non dover cancellare le ferie.

Il primo a parlarne era stato proprio il commissario straordinario per l'emergenza coronavirus, il generale Francesco Figliuolo, che aveva spiegato di essere al lavoro sull'ipotesi di "utilizzare strutture presso centri montani o estivi, che potrebbero dare un appeal a quel tipo di utenti" per le vaccinazioni. Questione che era sta accolta con favore da Federalberghi: "In vista dell'estate, sarà importante consentire agli italiani di ricevere la seconda dose in una Regione diversa da quella in cui si è ricevuta la prima, al fine di agevolare l'organizzazione e la prenotazione delle vacanze", ha commentato il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca.

Non tutti però hanno la stessa opinione. E dalle Regioni stesse qualche perplessità non manca: "Abbiamo affrontato il tema con il generale Figliuolo. Se qualcuno pensa di poter gestire milioni di persone che vanno in vacanza in alcune località turistiche", ha detto il governatore del Friuli Venezia Giulia e presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, c'è bisogno di "personale per poterlo fare". E ancora: "Diventa molto difficile", ha aggiunto sottolineando che non c'è solo bisogno di aumentare le dosi, ma il personale preparato a somministrarle. L'assessora al Welfare in Lombardia, Letizia Moratti, non ha lasciato margine di interpretazione: "È impossibile vaccinare nelle diverse Regioni perché c’è un aspetto di distribuzione di vaccini, di logistica e di medici. Qui in Lombardia abbiamo cercato di tenere meno vaccinazioni nel periodo ‘clou’, quindi le due settimane di agosto".

Insomma la questione delle dosi può anche diventare, in qualche modo, il problema minore: ci sono difficoltà ancora più complesse da superare che riguardano la disponibilità di personale preparato per somministrare il vaccino (che non andrebbe più calcolato e predisposto in base alla popolazione regionale, ma ad un fattore variabile, cioè il numero di turisti in arrivo in una certa Regione) e il sistema di prenotazioni. Da quando è partita la campagna vaccinale, infatti, non sempre queste piattaforme hanno funzionato senza intoppi e prenotarsi per la prima dose in una Regione e per la seconda in un'altra potrebbe creare non poca confusione.

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