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Vaccino Curevac fallisce il test: cosa cambia per la campagna vaccinale italiana

L’Ue e l’Italia dovranno rinunciare, almeno per il momento, al vaccino Curevac, che ha dimostrato una bassa efficacia contro il Covid. Quanto impatta questo stop sulla campagna vaccinale italiana? Vediamo quali erano le consegne previste nel secondo, terzo e quarto trimestre del 2021 e quanto può cambiare il mancato arrivo di queste dosi.
A cura di Stefano Rizzuti
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Uno studio preliminare sul vaccino anti-Covid di Curevac ha dimostrato un’efficacia del 47%, un dato che non rispecchia i criteri statistici di successo prestabiliti. L’approvazione del vaccino Curevac, a mRna come Pfizer e Moderna, da parte dell’Ema si allontana. E l’ipotesi che l’Italia possa ricevere le dosi previste per il secondo trimestre è da accantonare. Così come potrebbe essere esclusa la possibilità di ricevere il vaccino anche nei prossimi mesi, sempre che i dati definitivi confermino quelli finora resi noti dalla società farmaceutica tedesca. A questo punto la distribuzione del vaccino Curevac in Ue è in dubbio, nonostante l’Unione avesse siglato un accordo per oltre 400 milioni di dosi, di cui 180 opzionali.

Il vaccino Curevac era ritenuto fondamentale in Ue per due motivi: da una parte le limitazioni imposte da molti Paesi su AstraZeneca e Johnson & Johnson, soprattutto per quanto riguarda la somministrazione ai più giovani, così come appena successo in Italia. Dall’altra l’intenzione di investire sempre più sui vaccini a Rna messaggero anche per la probabile terza dose. Inoltre all’ordine europeo aveva fatto seguito anche un memorandum di intesa con il governo tedesco per la fornitura di ulteriori 20 milioni di dosi. Per quanto riguarda l’Italia, era prevista la consegna di circa 30 milioni di dosi. Sulla base delle tabelle aggiornate al 23 aprile vediamo che impatto può avere lo stop al vaccino Curevac sulla campagna italiana.

Quanto incide Curevac sul piano vaccinale italiano

Secondo l’ultima tabella del piano vaccinale, aggiornata al 23 aprile, il vaccino di Curevac sarebbe dovuto arrivare in Italia già nel secondo trimestre del 2021, ovvero entro la fine del mese di giugno. Data entro cui l’Italia attendeva 7,31 milioni di dosi. Ovviamente mai arrivate, considerando che il vaccino non è stato approvato dall’Ema e né lo sarà (quantomeno non a breve). Per questo trimestre, quindi, le dosi di certo non arriveranno, ma sarebbero state utilissime soprattutto nel momento in cui l’Italia necessita di milioni di dosi in più sia per la prima somministrazione agli under 60 che per la seconda alla stessa fascia d’età con lo stop deciso per AstraZeneca. L’Italia dovrà quindi puntare solamente sulle dosi Pfizer e Moderna, ma va detto che la struttura commissariale non sembrava fare affidamento su Curevac per il mese di giugno e per rimpiazzare le dosi AstraZeneca.

Le dosi del vaccino Curevac previste per il terzo trimestre

Nel terzo trimestre del 2021 in Italia sarebbero dovute arrivare altre 6,64 milioni di dosi del vaccino tedesco. Da luglio a settembre, comunque, l’Italia dovrebbe ricevere un buon numero di dosi tra Pfizer (31 milioni previste, più o meno come nel trimestre precedente) e Moderna che dovrebbe praticamente triplicare le consegne, passando da 4,6 a 14 milioni (sempre che vengano rispettate le previsioni aggiornate ad aprile). Inoltre in questo trimestre è previsto anche l’arrivo di tante dosi di Johnson & Johnson, vaccino su cui però resta l’incognita della raccomandazione di non somministrarlo a chi ha meno di 60 anni.

Il ruolo pensato per Curevac per la terza dose

L’impressione è che la mancata approvazione del vaccino Curevac non abbia un impatto così significativo sulla campagna vaccinale italiana da qui a settembre, anche considerando il fatto che non si è, finora, fatto affidamento su questo vaccino per i calcoli riguardanti le somministrazioni. L’obiettivo del commissario Figliuolo resta quello di vaccinare l’80% degli italiani entro fine settembre. Si arriverebbe poi al quarto trimestre, quando la prima parte – quella massiva – della campagna sarebbe terminata. E l’Italia potrebbe, se tutto dovesse andare bene, iniziare a pensare alla terza dose. Da quel momento in poi tutta l’Ue sembra voler puntare sulle dosi di Pfizer, facendo diventare così meno determinanti le dosi di Curevac (ne erano previste quasi 8 milioni a fine anno). Peraltro è plausibile che in quella fase, tra ottobre e dicembre, all’Italia serviranno meno dosi, tra quelle da inoculare a chi ancora non si sarà vaccinato (una fetta, si spera, minima della popolazione) e i pochi che avranno già bisogno di ricevere la terza dose, ovvero coloro i quali si sono vaccinati nei primissimi mesi del 2021, quando le dosi a disposizione dell’Italia erano ancora poche e i numeri erano nettamente più bassi.

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