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Vaccino antifluenzale, Gimbe: “Non ci sono abbastanza dosi: in farmacia manca per 2 persone su 3”

Siamo ormai arrivati alla stagione in cui si diffondono maggiormente i virus influenzali. Visto che quest’anno dovranno convivere con il coronavirus, le autorità sanitarie hanno invitato la popolazione (e non solo le categorie a rischio) a vaccinarsi contro l’influenza. In questo modo il sistema sanitario non si vedrà sovraccaricato. Ma in alcune Regioni, denuncia la fondazione Gimbe, non ci sarebbero abbastanza vaccini e non si arriverebbe nemmeno a garantire il 75% di copertura per la popolazione a rischio.
A cura di Annalisa Girardi
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Con l'arrivo della stagione fredda si prevede un aumento dei casi di influenza. Vista la similarità dei sintomi con quelli del Covid-19, e vista soprattutto l'esigenza di non sovraccaricare il sistema sanitario, le autorità sanitarie invitano la popolazione (non solo i soggetti a rischio) a sottoporsi a vaccino influenzale. La convivenza tra coronavirus e influenza rende indispensabile vaccinare anche milioni di lavoratori, da cui dipende la ripresa economica del Paese. Tuttavia la fondazione Gimbe, un think tank che si occupa di ricerca in ambito sanitario, sostiene che la maggior parte delle Regioni non disponga di scorte adeguate per rispondere a una domanda di vaccini che necessariamente dovrà essere più alta quest'anno. In alcuni territori, addirittura, non si arriverebbe nemmeno a garantire il vaccino per il 75% delle persone considerate a rischio.

Con la diffusione dei virus influenzali, tipica dell'autunno e dell'inverno, bisogna da un lato potenziare l'attività di testing, garantendo tamponi rapidi, e dall'altro estendere le coperture della vaccinazione antinfluenzale. Una circolare del ministero della Salute ha raccomandato alla popolazione di sottoporsi al vaccino, attivando anche un'offerta gratuita per alcune categorie a rischio. "La vaccinazione antinfluenzale oltre a ridurre le complicanze dell’influenza stagionale e contenere l’eccesso di mortalità, quest’anno ha un obiettivo strategico di salute pubblica: ridurre il numero di persone sintomatiche che rischiano di sovraccaricare i servizi sanitari territoriali e i pronto soccorso", afferma il presidente della fondazione, Nino Cartabellotta. Che poi aggiunge: "Questo obiettivo, tuttavia, richiede una copertura vaccinale molto ampia anche nelle fasce non a rischio che, di fatto, includono la maggior parte dei lavoratori ai quali è affidata la ripresa economica del Paese".

La disponibilità dei vaccini

Ma c'è il problema della disponibilità. L'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha garantito che i 17 milioni di dosi acquistate dalle Regioni garantiscono il fabbisogno, comunicando alcuni dati. L'anno scorso, riporta, sono stati distribuiti 12,5 milioni di vaccini, arrivando a una copertura del 54,6% negli over 65. Ma quest'anno la domanda potrebbe essere ben più alta. "Se questo aumento delle scorte permetterà di estendere le coperture vaccinali nelle categorie a rischio, è molto difficile stimare l’incremento di domanda della popolazione generale, maggiormente sensibilizzata alla vaccinazione anche dei datori di lavoro, preoccupati che lo sviluppo di sintomi influenzali da parte dei loro dipendenti possa paralizzare le attività produttive", interviene Cartabellotta. Nelle farmacie però cresce la preoccupazione che le dosi non bastino. Le Regioni hanno destinato alle farmacie l'1,5% delle dosi acquistate (si parla di circa 250 mila vaccini): questa dotazione dovrebbe poi essere ulteriormente ampliata. Secondo Federfarma dall'estero dovrebbero arrivare circa un milione di dosi.

La mappatura di Gimeb

Gimbe ha mappato le scorte regionali di vaccino, ipotizzando allo stesso tempo i problemi di copertura che potrebbero sorgere. Per prima cosa, si specifica, i dati sono stati ricavati dai bandi di gara delle forniture vaccinali antinfluenzali. Nei casi di gare private o di incongruenze riscontrate, sono stati contatti i diretti responsabili dei bandi di gara 0 i referenti di Assessorati Regionali alla Sanità e dei Servizi farmaceutici. Quindi è stato sviluppato un database in cui sono stati elaborati i dati provenienti da ogni Regione. In questo si tiene conto della percentuale delle dosi aggiudicate rispetto a quelle richieste, della percentuale di copertura vaccinale raggiungibile nelle categorie a rischio e del numero di dosi residue di vaccino.

Ne è risultato che la disponibilità nazionale è di 17.866.550 dosi, con notevoli variabilità regionali. In sette Regioni e in due province autonome le scorte disponibili non raggiungono il target del 75% della popolazione target a rischio per età (bambini tra i 6 mesi e i 6 anni e gli over 60). Queste sono la Provincia autonoma di Trento (70,2%), il Piemonte (67,9%), la Lombardia (66,3%), l'Umbria (61,9%), il Molise (57,1%), la Valle d’Aosta (51,5%), l'Abruzzo (49%), la Provincia autonoma di Bolzano (38,3%) e la Basilicata (29%). In 12 Regioni, invece, sono disponibili le dose adeguate per raggiungere il 75% della popolazione target per età. Ma la disponibilità per la popolazione non a rischio è decisamente variabile: Puglia (1.084.634), Lazio (926.291), Sicilia (256.796), Toscana (225.661), Campania (217.252), Calabria (100.273), Sardegna (96.113), Veneto (49.712), Liguria (38.501), Emilia-Romagna (9.980), Friuli-Venezia Giulia (5.218), Marche (5.022).

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"Ministero e Regioni non si sono mossi per tempo per aumentare le scorte"

Chiaramente non è escluso che le dosi vaccinali disponibili aumentino, visto anche che diverse Regioni si sono attivate per recuperarne di ulteriori. Ma allo stesso tempo, fa notare la fondazione Gimbe, è possibile che le dosi residue siano state sovrastimate, dal momento che la copertura al 75% è stata calcolata tenendo conto delle categorie a rischio solo in riferimento al target anagrafico. Non sono infatti comprese tutte quelle persone con meno di 60 anni che però presentano patologie croniche, sono in stato di gravidanza o lavorando come operatori sanitari. Si tratta, infatti, di tutte categorie ugualmente considerate a rischio.

"L’esigua disponibilità di vaccino antinfluenzale nelle farmacie è riconducibile ad almeno tre determinanti. Innanzitutto, Ministero della Salute e la maggior parte delle Regioni non hanno previsto con largo anticipo la necessità di aumentare le scorte per la popolazione non a rischio. In secondo luogo, l’aumentata domanda sui mercati internazionali, insieme al ritardo con cui sono stati indetti i bandi di gara, ha impedito ad alcune Regioni di aggiudicarsi il 100% delle dosi richieste. Infine, le farmacie non sono riuscite ad approvvigionarsi per mancata disponibilità del vaccino sul mercato", spiega Cartabellotta. Che conclude precisando come l'analisi della fondazione sottolinei le difficoltà di accesso ai vaccini per la popolazione generale. "In molte Regioni, infatti, solo la decisione di escludere una o più categorie a rischio (es. bambini) dall’offerta attiva e gratuita o quella di accontentarsi di un target inferiore al 75%, permetterà di aumentare la disponibilità di dosi nelle farmacie", aggiunge. E chiude auspicando che "i dilemmi etici posti da una programmazione inadeguata del fabbisogno vengano, almeno in parte, risolti da meccanismi di solidarietà tra Regioni, da approvvigionamenti diretti del Ministero tramite circuiti internazionali e, soprattutto, da un’adeguata organizzazione regionale con tempestiva chiamata attiva delle fasce a rischio, così da rilasciare in tempo utile alle farmacie le dosi non utilizzate".

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