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Vaccini, Conte e Arcuri annunciano guerra a Pfizer e AstraZeneca: “Ritardi inaccettabili”

Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ritiene “inaccettabili” i ritardi nelle consegne delle dosi dei vaccini anti-Covid di Pfizer/BioNTech e AstraZeneca e annuncia battaglia. Così come fa il commissario straordinario per l’emergenza Coronavirus, Domenico Arcuri, spiegando che l’Italia sta inviando una diffida a Pfizer e che nel primo trimestre arriveranno solamente 15 milioni di dosi totali.
A cura di Stefano Rizzuti
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Il rallentamento della consegna dei vaccini di Pfizer e AstraZeneca rischia di compromettere il piano vaccinale italiano (ed europeo) e di ritardare di mesi l’immunizzazione di gregge. Pfizer ha già ridotto le dosi, mentre AstraZeneca ha annunciato che ne consegnerà meno del previsto. Protesta il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che annuncia azioni legali. E protesta anche l’Ue, con la Commissione che punta a fare pressione per far rispettare le forniture previste da contratti: l’obiettivo dell'esecutivo europeo era quello di raggiungere il 70% della popolazione entro l’estate. Per quanto riguarda le consegne, le prime di AstraZeneca dovrebbero arrivare il 15 febbraio, ma con meno dosi del previsto. Mentre Pfizer dovrebbe ri-aumentare le forniture dalla prossima settimana, facendole tornare al 92% di quelle previste.

Vaccini, Conte: ritardi inaccettabili

Non nasconde la sua preoccupazione il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che riepiloga quanto avvenuto sia con Pfizer che con AstraZeneca. “Le Regioni italiane sono costrette a rallentare le nuove somministrazioni per assicurare il richiamo alle persone già vaccinate”, scrive riferendosi a Pfizer. “Ma ancora più preoccupanti sono – per il presidente del Consiglio – le notizie di ieri diffuse da AstraZeneca, il cui vaccino è in attesa di essere presto distribuito anche nell’Unione Europea. Se fosse confermata la riduzione del 60% delle dosi che verranno distribuite nel primo trimestre significherebbe che in Italia verrebbero consegnate 3,4 milioni di dosi anziché 8 milioni”.

La riduzione delle consegne è stata confermata dai vertici di AstraZeneca Italia: “Tutto questo è inaccettabile – commenta Conte –. Il nostro piano vaccinale, approvato dal Parlamento italiano e ratificato anche in Conferenza Stato-Regioni, è stato elaborato sulla base di impegni contrattuali liberamente assunti e sottoscritti dalle aziende farmaceutiche con la Commissione europea. Questi rallentamenti delle consegne costituiscono gravi violazioni contrattuali, che producono danni enormi all’Italia e agli altri Paesi europei, con ricadute dirette sulla vita e la salute dei cittadini e sul nostro tessuto economico-sociale già fortemente provato da un anno di pandemia. Ricorreremo a tutti gli strumenti e a tutte le iniziative legali, come già stiamo facendo con Pfizer-Biontech, per rivendicare il rispetto degli impegni contrattuali e per proteggere in ogni forma la nostra comunità nazionale”.

Arcuri annuncia diffida contro Pfizer e AstraZeneca

Il commissario straordinario per l’emergenza Coronavirus, Domenico Arcuri, ha fatto sapere che l’Italia sta inviando una diffida per inadempimento a Pfizer BioNTech. Lo stesso potrebbe avvenire per AstraZeneca, che era partita da una promessa di 16 milioni di dosi per il primo trimestre, salvo poi scendere a 8 e ora solamente a 3,4. Quello annunciato da Arcuri è il primo passo verso l’esposto in una procura italiana o a Bruxelles. La prima consegna di AstraZeneca dovrebbe avvenire il 15 febbraio, seguita da una il 28 febbraio e un’altra il 15 marzo.

Il problema sottolineato da Arcuri è che nel primo trimestre avremo solamente 15 milioni di dosi di vaccini anti-Covid, poco più della metà di quelle previste dal primo piano vaccinale. E sembrano non bastare le rassicurazioni arrivate dalla sottosegretaria alla Salute, Sandra Zampa, che pensa di poter recuperare allargando gli orari di somministrazione fino a 16-18 ore al giorno. La conseguenza di questi ritardi è un inevitabile rinvio delle vaccinazioni, a partire da quelle degli over 80: alcune Regioni prevedevano di iniziarle già da ora, ma potrebbero dover slittare a marzo per permettere di effettuare tutti i richiami – attraverso la seconda dose – agli operatori sanitari e agli ospiti delle Rsa che hanno già ricevuto la prima vaccinazione.

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