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Un’Italia più irrazionale, negazionista e più povera: come la pandemia ha cambiato il Paese

“Si leva un’onda di irrazionalità. È un sonno fatuo della ragione, una fuga fatale nel pensiero magico, stregonesco, sciamanico, che pretende di decifrare il senso occulto della realtà. Per il 5,9% degli italiani (circa 3 milioni di persone) il Covid semplicemente non esiste. Per il 10,9% il vaccino è inutile e inefficace”: lo afferma il Rapporto del Censis sulla situazione sociale nel Paese nell’anno di pandemia.
A cura di Annalisa Girardi
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Italia irrazionale. Ecco cosa ha fatto emergere la pandemia di coronavirus nell'ultimo anno. Lo afferma il Censis nel suo 55esimo Rapporto sulla situazione sociale nel Paese. "Accanto alla maggioranza ragionevole e saggia si leva un’onda di irrazionalità. È un sonno fatuo della ragione, una fuga fatale nel pensiero magico, stregonesco, sciamanico, che pretende di decifrare il senso occulto della realtà. Per il 5,9% degli italiani (circa 3 milioni di persone) il Covid semplicemente non esiste. Per il 10,9% il vaccino è inutile e inefficace. Per il 31,4% è un farmaco sperimentale e le persone che si vaccinano fanno da cavie", si legge.

Ricondurre questi dati semplicemente a una "distorsione legata alla pandemia" però è riduttivo. Il rapporto parla infatti di "radici socio-economiche profonde", che vanno "dal rancore al sovranismo psichico". Fenomeni che si stanno evolvendo trasformandosi nel rifiuto del discorso razionale, dalla scienza e la medicina alle innovazioni tecnologiche. Nel documento si legge:

Ciò dipende dal fatto che siamo entrati nel ciclo dei rendimenti decrescenti degli investimenti sociali. Questo determina un circolo vizioso: bassa crescita economica, quindi ridotti ritorni in termini di gettito fiscale, conseguentemente l’innesco della spirale del debito pubblico, una diffusa insoddisfazione sociale e la ricusazione del paradigma razionale. La fuga nell’irrazionale è l’esito di aspettative soggettive insoddisfatte, pur essendo legittime in quanto alimentate dalle stesse promesse razionali.

Le prospettive, secondo gli italiani, non sono tra le migliori. Per l'81% a un giovane non verranno riconosciuti impegno, investimenti ed energie che metterà nello studio. Per il 35,5% non conviene impegnarsi in un percorso di laurea, visto che dopo probabilmente ci saranno guadagni minimi e rari attestati di riconoscimento. Per due terzi del Paese (oltre il 66%) in Italia si viveva meglio nel passato. E per oltre la metà il balzo del Pil previsto per quest'anno non ci riporterà comunque al benessere e alla crescita economica del passato.

Del resto, sottolinea il rapporto, nel 2020 vivevano in povertà assoluta due milioni di famiglie, cioè il 104,8% in più rispetto al 2010, quando invece erano 980.000 i nuclei familiari in povertà. Il cambiamento più duro si è registrato al Nord, dove l'incremento è stato del 131,4% e dove vivono il 65% delle famiglie povere.

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