Unioni Civili, una guida per orientarsi fra propaganda e disinformazione
A cura di Claudia Torrisi e Adriano Biondi
Cos'è il ddl unioni Cirinnà? – Il ddl 2081 è una proposta di legge che per la prima volta in Italia riconosce diritti e doveri alle coppie omosessuali. Il disegno di legge è stato firmato dalla senatrice Pd Monica Cirinnà, che ne è stata anche la relatrice, e da altri 70 senatori. Il nome completo della legge è "Regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze". Il primo capo è dedicato alle coppie omosessuali, mentre il secondo regola la convivenza di fatto, sia tra uomo e donna, che tra persone dello stesso sesso.
Cosa sono le unioni civili? – L'articolo 1 del ddl le definisce "specifiche formazioni sociali". Si perfezionano quando due persone maggiorenni dello stesso sesso fanno una dichiarazione di volontà davanti all'ufficiale di stato civile alla presenza di due testimoni. A quel punto l'ufficiale provvede alla registrazione degli atti e rilascia una certificazione con i dati anagrafici, l'indicazione del regime patrimoniale e della residenza. Una volta perfezionata l'unione, le parti hanno gli stessi diritti – ad esempio quelli ereditari – e gli stessi doveri: fedeltà, assistenza morale e materiale, coabitazione, contribuire ai bisogni comuni. La coppia può scegliere di assumere un cognome comune, scegliendolo tra i propri.
Quindi basta essere maggiorenni per contrarre un'unione civile? No, le unioni civili possono essere dichiarate nulle per una serie di motivi. Ad esempio se una delle due parti risulta ancora sposata – o unita civilmente – interdetta per infermità di mente, se c'è un rapporto di parentela o se c'è una condanna definitiva per omicidio nei confronti di chi sia coniugato o unito civilmente con l'altra parte.
Sono dei matrimoni? – No, sono, appunto, delle unioni civili. Del matrimonio non hanno riti e procedure. Anche la semplice attribuzione del cognome è una possibilità, non un automatismo. Un punto in comune è quello sullo scioglimento dell'unione civile, per cui si utilizzano le norme sul divorzio.
Cos'è la stepchild adoption? – È il punto più controverso della legge. È prevista all'articolo 5 del ddl, che si limita solo a estendere alle parti dell'unione civile il comma dell'articolo 44 della legge 4 maggio 1983, n. 184 che prevede un caso particolare di adozione di minore senza stato di abbandono, quella del figliastro. Sostanzialmente, si permette a una persona di adottare il figlio – anche adottivo – del partner dello stesso sesso.
Quindi gli omosessuali potranno adottare figli? – No, questa possibilità resta preclusa. A meno che, come detto, non si tratti del figlio di uno dei due componenti della coppia.
Nella stepchild è "nascosta" la previsione dell'utero in affitto? – No. Nonostante sia un mantra ripetuto da più parti, in tutto il ddl Cirinnà non si nomina mai la pratica della gestazione per altri, che in Italia è vietata da un'altra legge, la n.40 del 2004 sulla procreazione assistita.
Cosa sono le convivenze di fatto? – Vengono regolate nel secondo capo della legge, e riguardano persone sia omosessuali che eterosessuali. Sono "conviventi di fatto" due persone maggiorenni unite stabilmente da legami affettivi di coppia e di reciproca assistenza, non vincolate da rapporti di parentela, affinità o adozione, da matrimonio o da un'unione civile.
A che serve essere conviventi? – Ad avere qualche diritto in più, anche se si decide di non sposarsi. Ad esempio, in caso di ricovero in ospedale il convivente può fare visita, avere accesso alle informazioni personali e mediche previste per i coniugi o i familiari. Oppure può essere designato dall'altro per prendere decisioni in materia di salute, o anche di donazione di organi, celebrazione del funerale. E poi varie questioni pratiche, come quelle legate alla casa, alla successione, al lavoro. I conviventi possono regolare aspetti della loro vita in comune – tra cui quelli patrimoniali – con un "contratto di convivenza", in cui fissare anche la residenza comune.
Cosa pensa il Governo del ddl Cirinnà – Il Governo non ha espresso un parere sulla legge. Il PD sostiene l'impianto del ddl ma lascerà libertà di coscienza ai propri senatori su 3 emendamenti riguardanti le adozioni (Lepri: affido invece che adozione; Guerra: estensione adozione anche alle unioni civili; Mattesini: estensione per chiunque della possibilità di adottare un minore fino al sesto grado). Area Popolare è nettamente contraria alla stepchild adoption, ma "disponibile" ad approvare una legge sulle unioni civili (pur con qualche distinguo rispetto al Cirinnà). Renzi ha più volte spiegato di considerare le unioni civili "materia parlamentare", ma allo stesso tempo si è dichiarato favorevole alla legge. Non si è mai esposto sul tema della stepchild, ha invece ribadito la sua contrarietà alle pratiche di "utero in affitto".
Il Governo poteva mettere la fiducia sul ddl Cirinnà? – Sì, avrebbe potuto a certe condizioni. La fiducia può essere posta anche su disegni di legge di iniziativa parlamentare, come accaduto per il ddl omicidio stradale. Il Governo avrebbe dovuto "far proprio il ddl", utilizzando un "maxiemendamento interamente sostitutivo" e ponendo la questione di fiducia (ovviamente dopo passaggio in Consiglio dei ministri).
Che strada parlamentare si è scelto, allora? – Il ddl è approdato nell'Aula del Senato dopo oltre due anni di lavori, con 72 sedute in Commissione. Tuttavia, l'ostruzionismo di centristi e leghisti ha determinato la decisione di mandare il provvedimento in Aula senza relatore, il che ha reso molto complesso il coordinamento sul testo e sulle proposte di modifica. Anche per questo il PD ha scelto di blindare il ddl con l'emendamento Marcucci, che serviva non solo (non tanto) a ridurre i tempi della discussione, quanto piuttosto a evitare decine di voti su emendamenti "divisivi" (e le insidie dei voti segreti).
L’emendamento Marcucci è un emendamento canguro? – No, non lo è. Si tratta di un emendamento “premissivo” che, se approvato, taglierebbe la discussione sull’intera legge. In pratica il Marcucci “riscrive” il ddl Cirinnà e, di conseguenza, fa decadere tutti gli emendamenti presentati alla “vecchia” proposta. Si è usato il termine “supercanguro”, richiamando la vicenda dell’emendamento Esposito sull’Italicum. Anche in quel caso ci furono forti polemiche, considerando che un emendamento premissivo avrebbe dovuto semplicemente contenere “dichiarazioni d'intento inserite, durante l'esame parlamentare, in apertura della norma, e che non impegnano gli articoli successivi”, mentre sia l’Esposito che il Marcucci sono in pratica sostitutivi dell’intera legge. La Presidenza ha ritenuto ammissibile l’emendamento Marcucci.
Grasso doveva far votare solo alla fine il supercanguro? – No, non necessariamente. Vero è che si votano gli emendamenti premissivi in ordine di "lontananza", dunque l'emendamento Marcucci sarebbe stato in fondo alla lista, ma è pur vero che l’articolo 102 comma 4 del Regolamento del Senato recita: “Il Presidente ha facoltà di modificare l’ordine delle votazioni quando lo reputi opportuno ai fini dell’economia o della chiarezza delle votazioni stesse”. Insomma, si può discutere sull'opportunità della scelta di Grasso, non sulla liceità.
Che cos’è la regola del canguro? – Come specificato in occasione delle votazioni sulla riforma costituzionale, si tratta della “votazione delle parti comuni degli emendamenti con conseguente effetto preclusivo sugli emendamenti successivi in caso di reiezione”.
Il canguro è illegale? – No, non lo è. Rientra nella facoltà del Presidente del Senato la possibilità di "accorpare" una serie di emendamenti simili, indire il voto su un emendamento "base" ed eventualmente dichiarare decaduti i rimanenti.
Si potrebbe ancora ricorrere al canguro per l’esame degli emendamenti del ddl Cirinnà? – Sì, parte degli emendamenti è ancora “cangurabile”.
Si voterà comunque il supercanguro Marcucci? – Al momento l'emendamento premissivo non è stato ritirato, la discussione è stata solo rinviata a mercoledì prossimo.
Ci vuole un'eternità per discutere gli emendamenti al ddl? – No, non necessariamente. La Conferenza dei capigruppo può contingentare i tempi, riducendo ai minimi la discussione (con un tempo complessivo per ogni gruppo, che di solito varia in base al numero di emendamenti) e lasciando un tempo base per la loro illustrazione (anche solo 1 minuto), come già avvenuto in passato. Serve che qualcuno lo richieda e serve "appoggio" appunto in capigruppo. Molti emendamenti sono ancora cangurabili e altri sono manifestamente inammissibili (qui ne abbiamo raccolto qualcuno). Il Presidente del Senato ha inoltre strumenti per "armonizzare i tempi degli interventi con i termini del calendario".