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Unioni civili, minoranza Pd contro appoggio di Verdini: “Fatto grave, congresso subito”

In un colloquio con Repubblica il presidente del Consiglio ha commentato il voto di ieri in Senato. Se tre mesi fa – ha spiegato – ci avessero detto che il Senato avrebbe approvato una legge sulle unioni civili, una cosa che il Paese aspetta da trent’anni, nessuno ci avrebbe creduto”.
A cura di Claudia Torrisi
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Update 13:30 – Passate poche ore dalla fiducia votata ieri in Senato, si palesano i malumori in casa Pd. La minoranza dem non ha gradito l'appoggio dei verdiniani al maxi emendamento del governo, che potrebbe causarne un sostanziale ingresso nella maggioranza. Ad esporsi in prima persona è stato Roberto Speranza, che ha parlato di "un fatto politico enorme": "E' chiaro che il voto di fiducia costituisce il perimetro della maggioranza. Penso sia un fatto molto grave, una scelta profondamente sbagliata che non condivido e che tocca l'identità profonda del Partito democratico. Il Pd è nato per essere il cardine del centrosinistra, ma giorno dopo giorno rischia di diventare altro". Per questo "serve un congresso anticipato per svolgere una discussione vera sull'identità del partito". Il governo Letta, ha aggiunto, è nato perché erano indispensabili quei voti per far nascere un governo. Oggi un governo già esiste e non possiamo trasformare la necessaria indispensabile dialettica e dinamica parlamentare di quei giorni in una scelta politica. Qui si sta facendo altro: la prospettiva politica, il disegno politico che si sta costruendo è il disegno di patto organico con residui del berlusconismo. Io penso che questo sia sbagliato e credo sia giusto che il nostro popolo, la nostra gente, ne possa discutere e valutare cosa ne pensa. Per quanto ci riguarda il Pd non deve avere nulla a che fare con Verdini e chi è stato protagonista in prima linea della stagione berlusconiana".

Il presidente del Consiglio Matteo Renzi è soddisfatto del risultato raggiunto in Senato, dove ieri l'Aula ha votato la fiducia sul maxi emendamento al ddl unioni civili, consentendo così al disegno di legge Cirinnà – pur se modificato – di proseguire il suo iter. "La faccia ce l'ho messa. Anzi, ho fatto di più: con la fiducia ho rischiato l'osso del collo", ha commentato Renzi a Repubblica, precisando che si tratta di un "passo storico impensabile solo fino a tre mesi fa". "Se tre mesi fa – ha spiegato – ci avessero detto che il Senato avrebbe approvato una legge sulle unioni civili, una cosa che il Paese aspetta da trent'anni, nessuno ci avrebbe creduto". Una settimana fa, infatti, "era saltato tutto. Il M5S voleva mandarmi sotto. Il suo unico obiettivo era bloccare tutto. Altro che storie".

Il premier non si preoccupa troppo delle proteste del mondo Lgbt per lo stralcio dal ddl dell'articolo 5 sullo stepchild adoption. "Sono sicuro – ha detto – che anche quelli che adesso protestano, alla fine riconosceranno che si è fatto un passo avanti importante. Anzi, si tratta di un passo storico per l'Italia. La verità è che l'immobilismo in questo Paese è finito. Ora si fanno le riforme. E anche questa è una riforma". Al "popolo del Family Day" – capitanato da Massimo Gandolfini – che ha promesso di "ricordarsi dell'approvazione del ddl" al momento del referendum costituzionale, Renzi ha replicato: "So bene che è una minaccia. Vorrebbero portare tutti i cattolici a votare no. Ma vediamo con chi sta davvero il mondo cattolico al referendum. Noi andremo in tutte le parrocchie a spiegare le ragioni della riforma. Ho grande rispetto, ma l'idea che qualcuno mi possa fermare con una minaccia…se vogliono trasformare il referendum in un giudizio universale sul mio esecutivo, bene. Affronteremo questo giudizio". Per Renzi, insomma, l'approvazione di ieri è un passo avanti: "Ho avuto proprio ora un colloquio con Obama, e tra le altre cose il presidente degli Stati Uniti si è congratulato proprio per questa legge". "Continio a pensare – ha concluso – che questo governo abbia condotto in porto diversi provvedimenti di sinistra. Penso agli 80 euro per i meno abbienti, alla responsabilità civile dei magistrati, al taglio dell'Irap. E soprattutto penso al Jobs Act".

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