Unioni civili il 26 gennaio in aula: ma è davvero la volta buona?
È stato uno dei temi caldi dell'ultima parte del 2015, nonostante sia stato uno dei primi annunci di Matteo Renzi da presidente del Consiglio. L'approvazione del testo sulle unioni civili era prevista per ottobre, ma è poi slittata al 2016. Il 26 di questo mese il disegno di legge Cirinnà arriverà in Senato, in una situazione più caotica che mai. In una recente intervista, Renzi ha parlato della mancanza di una legge ad hoc nell'ordinamento italiano come di una "ferita che va sanata", una lacuna che ci rende "fanalino di coda in Europa". Per il presidente del Consiglio, "il tema è di quelli che toccano la sensibilità dei singoli parlamentari, e bisogna tenerne conto: su alcuni punti ci sarà la libertà di coscienza. Quello che è certo è che la legge va fatta, subito. C'è discussione nei partiti, lo so. E anche nel Pd ci sono idee diverse. Discuteremo ancora, naturalmente". Nonostante questo, "il momento di tirare le fila e concludere ormai è venuto". Negli ultimi giorni lo scontro sul testo sulle unioni civili è diventato una slavina di commenti e reazioni, con divisioni interne al Partito democratico, prese di posizione di componenti del governo e interventi diretti della CEI, che a poco tempo dall'arrivo del provvedimento in aula ha iniziato a far sentire ufficialmente la sua voce.
Prima dell'appuntamento del 26 gennaio, però, ce n'è un altro, il 18. In quella data, Renzi potrebbe convocare una direzione del Pd in cui fare un punto certo sulla questione unioni civili: concludere sulla possibilità o meno per i parlamentari di esercitare un voto contrario o favorevole secondo coscienza e fare una sorta di "conta" dei senatori, per rendersi conto di quanto aiuto servirà alla maggioranza. Come ha affermato il vicesegretario del PD Lorenzo Guerini il governo cerca "un'intesa con tutti coloro che vogliono concludere il lavoro avviato e mantenere fede ad un impegno preso con gli italiani" per trovare "il consenso più ampio anche di forze che sono all'opposizione come il M5S e Sel". Tuttavia, il Movimento di Grillo ha fatto sapere che non voterà il disegno di legge se questo verrà ancora modificato e "annacquato".
Il punto più critico del testo resta quello sulle stepchild adoption, l'adozione del figlio del convivente omosessuale e il continuo rievocare un ruolo della norma da apripista per la pratica dell'"utero in affitto". All'interno del PD è in lavorazione un emendamento ad opera di Stefano Lepri, Emma Fattorini e Rosa Maria Di Giorgi sull'affido rafforzato. Sarebbe per i promotori una sorta di "mediazione sulla stepchild". Di Giorgi ha spiegato che si tratta di "un nuovo istituto giuridico che consente al partner di occuparsi del bambino, figlio del compagno, svolgendo tutte le funzioni genitoriali. Con la possibilità quando compirà 18 anni di poter scegliere l'adozione". L'esclusione di un voto di coscienza, per la senatrice non è in discussione: "Se non c'è disponibilità a lavorare ancora è evidente che andremo in Aula e ci conteremo". Una soluzione, quella dell'affido rafforzato che nel PD non piace ai sostenitori della proposta originaria, prima fra tutti la senatrice Monica Cirinnà, relatrice del testo, secondo cui questo istituto "non ha per il genitore affidatario le stesse responsabilità che invece ricadono sul genitore adottante. Voterò contro tutti gli emendamenti che depotenzieranno la stepchild adoption. Ovvero, voterò contro l'affido, contro lo stralcio e contro il soppressivo". Tra le file di Forza Italia c'è libertà di coscienza e la deputata Stefania Prestigiacomo ha affermato che voterà "sì" alla proposta di legge Cirinnà.
Per NCD la proposta dell'affido rafforzato non è interessante (tranne che per il senatore Fabrizio Cicchitto). Recentemente il ministro dell'Interno Angelino Alfano ha dichiarato che"se l'Italia avrà una legge che consente la stepchild adoption alle coppie gay, il giorno dopo avvieremo una grande raccolta di firme per il referendum abrogativo. E io sarò in prima linea". Secondo Alfano, Renzi sa come la pensa e sa "che i nostri ‘no' sono invalicabili, sa che il mio movimento politico è nato come baluardo a difesa di vita e famiglia". La stepchild adoption "rischia davvero di portare il Paese verso l’utero in affitto, verso il mercimonio più ripugnante che l’uomo abbia saputo inventare". La proposta del referendum è stata raccolta da Maurizio Sacconi, secondo cui "proprio perché divisivo della nazione prima che del Palazzo, il ddl Cirinnà sarebbe la classica palla di neve che si fa valanga travolgendo tutto. Ecco perché faccio un appello a Renzi e mi rivolgo al suo naso popolare: stia attento al ‘luogocomunismo' di elite minoritarie e ideologiche che vogliono imporre una rivoluzione antropologica stravolgendo i concetti tradizionali di famiglia, genitorialità, procreazione".
Nel frattempo, a fine gennaio – con tutta probabilità sabato 30 – potrebbe tornare il Family day. L'appuntamento – a differenza dello scorso 20 giugno – ha ricevuto un sostanziale sostegno da parte della Conferenza episcopale italiana. Secondo quanto dichiarato al Corriere della Sera da Massimo Gandolfini, portavoce del Comitato ‘Difendiamo i nostri figli' tra gli organizzatori dell'ultimo Family Day, "l'appuntamento con la grande manifestazione in difesa della famiglia tradizionale è sempre più vicino. E posso anche dirle che ci sarà senz'altro una grossa adesione dei vescovi diocesani". L'intento non potrebbe essere più chiaro: la manifestazione sarà "una grande battaglia culturale in difesa di due principi. Il primo è che non ci può essere alcun tipo di omologazione, né formale né sostanziale, tra la famiglia prevista dalla Costituzione".