Unioni civili, il primo voto slitta alla settimana prossima
Il testo del ddl Cirinnà sulle unioni civili arriverà domani in Aula al Senato, ma il primo voto – quello sulle questioni pregiudiziali e sulle sospensive presentate dalle opposizioni – è già slittato alla prossima settimana, martedì 2 febbraio, pochi giorni dopo il Family Day al Circo Massimo. A stabilire il posticipo è stata la conferenza dei capigruppo al Senato, che però nulla ha detto circa la data del voto finale. Domani in Aula, quindi, ci sarà solo l'incardinamento del testo, e la discussione su sospensive e pregiudiziali.
Lo slittamento era stato richiesto dallla Lega Nord, che domani parteciperà al convegno a Milano della destra europea, dove è prevista anche la presenza della leader del Front National Marine Le Pen. La circostanza è stata confermata dal presidente del gruppo al Senato, Gianmarco Centinaio, secondo cui "per tutta la prossima settimana ci sarà la discussione generale del ddl sulle Unioni civili. Ma non è stata indicata nè una data d'inizio delle votazioni degli emendamenti, nè una data finale del voto conclusivo del provvedimento". Ma "la battaglia è appena cominciata riusciremo a votare le nostre proposte in difesa dei bambini". Centinaio ha anche annunciato che il Carroccio sarebbe pronto a ritirare il 90% dei cinquemila emendamenti presentati al testo di legge Cirinnà. La decisione sarebbe scaturita da "un patto tra gentiluomini": la contropartita sarebbe stata costituita dal ritiro dell'emendamento "canguro" firmato da Andrea Marcucci del Pd, ossia una modifica che se approvata o respinta determinerebbe l’approvazione o respinta di altri emendamenti simili.
In un'intervista a Radio Capital, il ministro dell'Interno Angelino Alfano ha dichiarato di aver "messo in conto" un "referendum abrogativo nel caso passasse la legge Cirinnà": "Penso che a fronte di una così difficile decisione parlamentare, se davvero la legge fosse percepita come un punto di eccesso, in una direzione o nell'altra, potrebbe essere una scelta razionale affidarsi al popolo". Per il presidente leghista della Regione Lombardia, Roberto Maroni, però, "se passa la Cirinnà con la stepchild adoption che nega e calpesta i programmi, i principi e i valori politici di Ncd, Ncd dovrebbe abbandonare la maggioranza, non aspettare il referendum. Troppo comodo".