Unioni civili, Cirinnà: “Mai rilasciata quell’intervista al Corriere”
Update 15.00 – Interpellata dall'Unità, Monica Cirinnà ha nettamente smentito di aver rilasciato l'intervista pubblicata questa mattina dal Corriere della Sera. "Chi mi conosce – ha detto – sa che io non faccio politica così, non sto nelle stanze dei bottoni, non so nulla di trame, incarichi, nomine, sono una umile, una formica che fa il suo lavoro. Ieri il salone del Senato era una polveriera, c’erano capannelli ovunque, giornalisti che orecchiavano qualunque cosa…Io mi sono realmente fermata a parlare con i rappresentanti della associazioni Lgbt con cui lavoro da anni, e lì qualcuno ha anche parlato dei mal di pancia nel Pd e io ho risposto di non saperne nulla. Evidentemente o l’origliatore era in mala fede o non ha sentito bene". La senatrice ha ribadito di non aver "mai concesso un'intervista a quel giornalista del Corriere della Sera. Virgolettare frasi non dette è veramente grave anche dal punto di vista deontologico. Io ho fatto una sola intervista a Repubblica, a casa mia, fuori dai capannelli del Senato…Quello che avevo da dire l’ho detto a Repubblica, non al Corriere. Quello pubblicato dal Corriere non è nemmeno un retroscena, per quanto forzato, è un’intervista che non c’è stata. E’ un comportamento intollerabile". Nell'intervista sulle pagine del Corriere, si fa riferimento a Rosa Maria Di Giorgi, come una dei senatori "più accaniti" contro il ddl. "Io con Rosa ho un buonissimo rapporto – ha puntualizzato Cirinnà – anche se la pensiamo diversamente sul testo della legge. Ma non scherziamo. Io ho rispetto per tutte le posizioni. Voglio ricordare che la prima riga della legge sulle unioni civili l’hanno inserita con un emendamento accolto il senatore Lepri e la senatrice Fattorini, tanto per dire quanto consideri fondamentale il loro contributo. Di Giorgi, Pagliari, Chiti, Della Zuanna e tutti gli altri meritano il massimo di rispetto perché stanno facendo una battaglia nel merito della legge, non solo del tutto legittima, ma limpida e avviso aperto, e questo è ammirevole". Per la senatrice la verità è che "è comodo attribuire qualche spiffero a una persona esposta e fuori dai giochi come me".
Update – Questa mattina la senatrice Monica Cirinnà ha commentato su Twitter quanto pubblicato dal Corsera. "Aggiungerò al bestiario già ricco di questi giorni anche quei giornalisti-rapaci che origliano rubano una parola e poi millanatano interviste".
"Amareggiata, delusa e anche un po' stanca". Così, in un'intervista pubblicata dal Corriere della Sera, si è definita la senatrice Monica Cirinnà, a poche ore dallo slittamento deciso ieri a Palazzo Madama del ddl sulle unioni civili che porta il suo nome. In questa storia, sostiene la senatrice di pagare "la lotta, la guerra profonda che c’è tra i renziani" e anche "le delusioni di molti". Il riferimento a chi "nutriva forti aspettative nell’ultimo rimpasto di governo. Stavano tutti lì ad aspettare il premietto, una promozione. Chi voleva guidare una commissione, chi avrebbe voluto diventare sottosegretario. E allora sono scattate volgari ripicche, atteggiamenti assolutamente disgustosi sia in Aula che fuori".
Ma la delusione più cocente, ha spiegato Cirinnà, viene dal Movimento 5 stelle, da cui sostiene di aver ricevuto sms in cui si confermava l'appoggio in Aula: "Si sono rimangiati tutto: non hanno avuto un filo di vergogna, di imbarazzo". Ad ogni modo, la senatrice è sicura di prendersi "tutta la responsabilità di essermi fidata del M5S. Tutta ma proprio tutta. Chiudo la mia carriera politica con questo scivolone". Uno strappo non ricucibile: "Io ho un brutto carattere. E se qualcuno mi fa una storta, non gli parlo proprio più".
Quando è stato scritto il ddl unioni civili "eravamo in tre – ha spiegato – io e i senatori Giuseppe Lumia e Giorgio Tonini, nell’ufficio di Giorgio. E lì abbiamo finito di limare il testo, sui cui contenuti tutto il gruppo del Pd s’era impegnato. E s’era impegnato, diciamolo, perché le unioni civili e le adozioni sono nel programma elettorale del partito". Adesso "mi pare evidente che il testo non sia più centrale, è chiaro che ci sono pesantissime questioni politiche da risolvere e comunque io non lascio il mio nome su una legge schifezza", ha aggiunto.