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Unimpresa smentisce Renzi: “Altro che tasse giù, con Def stangata da 100 miliardi”

Il Presidente di Unimpresa attacca: “Altro che tagli, con Renzi la pressione fiscale sopra il 44%. Su Irpef, Ires e Iva giro di vite da quasi 80 miliardi”.
A cura di Redazione
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Continua la polemica dopo l’annuncio di Matteo Renzi sul piano straordinario per la riduzione delle tasse, quantificato in circa 50 miliardi di euro fino al 2018. Dopo le perplessità della minoranza del PD e le critiche dell’opposizione parlamentare, è la volta degli addetti ai lavori. Unimpresa ha infatti condotto uno studio sugli effetti del Documento di Economia e Finanza approvato dal Governo, con risultati che sconfesserebbero gli annunci del Presidente del Consiglio Matteo Renzi.

A riassumere le criticità è il presidente Paolo Longobardi, con un comunicato in cui si esprime “stupore per la promessa di Renzi”, proprio perché “i numeri ufficiali dello stesso governo vanno nella direzione opposta”. Secondo l’analisi di Unimpresa, infatti:

“Col Documento di economia e finanza già approvato, è stato certificato l’aumento della pressione fiscale oltre il 44% e si va incontro a una stangata fiscale da oltre 100 miliardi. […] Secondo i calcoli del Centro studi di Unimpresa, dal 2015 al 2019 le entrate tributarie dello Stato cresceranno costantemente e arriveranno fino agli 881 miliardi del 2019. Complessivamente nel prossimo quinquennio i contribuenti italiani dovranno versare nelle casse pubbliche 104,1 miliardi in più rispetto allo scorso anno (+13%). Sulle imposte dirette e indirette – principalmente Irpef, Ires e Iva – ci sarà una stretta da quasi 80 miliardi. E la pressione fiscale salirà oltre il 44%. Il bilancio statale non sarà sforbiciato: le uscite cresceranno di quasi 38 miliardi (+4%) e sono stati sterilizzati gli investimenti pubblici, che resteranno stabili attorno ai 60 miliardi l’anno.”

Nel dettaglio, l’analisi del Def approvato ad aprile si è soffermata sulla crescita delle entrate tributarie e contributive, che è “destinata a far salire la pressione fiscale”, considerando che “il peso delle tasse rispetto al Pil è infatti previsto in aumento: quest’anno si attesterà al 43,5% (stesso livello del 2014), nel 2016 e nel 2017 salirà al 44,1%, nel 2018 si fermerà al 44% per poi calare leggermente al 43,7% nel 2019. Nello stesso arco di tempo, la crescita economia, stando alle previsioni del governo, sarà timida: il pil non farà scatti in avanti significativi ed è infatti dato in aumento dello 0,7% nel 2015, dell’1,4% nel 2016, dell’1,5% nel 2017, dell’1,4% nel 2018 e dell’1,3% nel 2019”.

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