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Le consultazioni per il nuovo governo

Una settimana per riflettere, poi M5s e Pd decidono: tutte le ipotesi in campo

In attesa della direzione del Pd che deciderà sul dialogo con il M5s, prevista il 3 maggio, per una settimana le trattative per la formazione del nuovo governo si fermano. Cosa succederà in questi giorni e quali saranno le ipotesi in campo subito dopo il 3 maggio?
A cura di Stefano Rizzuti
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Le consultazioni per il nuovo governo

L’esito “positivo” del mandato esplorativo di Roberto Fico per verificare la possibilità di un accordo tra MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico ha portato a un prolungamento delle trattative e a una sorta di pausa di riflessione di una settimana. In questi giorni, infatti, entrambi i partiti avranno tempo per capire cosa fare: da una parte c’è il Pd che deciderà la sua posizione nella direzione del 3 maggio; dall’altra il M5s che potrebbe – secondo quanto trapelato nelle ultime ore – aprire una consultazione al suo interno, ipotesi finora non confermata.

Il mandato esplorativo di Fico si è concluso con un dialogo avviato tra le due forze politiche, come riferito dallo stesso presidente della Camera, ma senza alcun prolungamento dell’incarico. La palla torna quindi in mano al capo dello Stato. In attesa della direzione del Pd Mattarella non dovrebbe comunque scendere in campo, almeno non ufficialmente. Ma potrebbe intraprendere una sorta di operazione di moral suasion per sollecitare entrambe le parti. Si arriverebbe così al 4 maggio, con due opzioni in campo. Se Pd e M5s dovessero votare per un confronto tra di loro, Mattarella potrebbe procedere con un altro giro di consultazioni e con un preincarico per far partire le trattative. Ma cosa succederebbe se – come ipotizzato da molti nelle ultime ore – la direzione del Pd dovesse dire no a un dialogo coi Cinque Stelle?

A quel punto sarebbero fallite le due possibilità valutate dal capo dello Stato: niente da fare né per un governo centrodestra-M5s né per uno M5s-Pd. Mattarella avrebbe davanti a sé sempre meno possibilità. Da una parte potrebbe accettare la richiesta del centrodestra, avanzata nuovamente negli ultimi giorni da Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni, e ultimamente avallata anche da Matteo Salvini, di affidare un incarico al leader della Lega che dovrebbe così andare a cercare i voti in Parlamento. Ipotesi che al momento il presidente della Repubblica sembra voler escludere.

Altrimenti Mattarella potrebbe tornare all’ipotesi originaria di Luigi Di Maio, quella di un governo M5s-Lega. Qualche segnale di rottura tra Salvini e centrodestra unito negli ultimi giorni c’è stato, seppure il segretario del Carroccio abbia ribadito di non voler abbandonare i suoi alleati. Ma posto di fronte all’evidenza che questa sarebbe l’ultima speranza di non tornare al voto, Salvini potrebbe anche lasciare Berlusconi e Meloni per cercare un accordo con i Cinque Stelle.

Altra soluzione possibile è quella di un governo del presidente, ma finora tutte le parti politiche si sono dette fermamente contrarie a questa idea. Il fallimento di tutte queste eventuali soluzioni – al momento non così improbabile, peraltro – porterebbe a nuove elezioni, magari in autunno. Possibilità che nel Pd (e non solo) hanno già paventato in molti in caso di mancato accordo con i pentastellati. Ma ci sarebbe, anche in questo caso, un altro problema: cambiare la legge elettorale. L’attuale sistema, con il Rosatellum bis, non è riuscito a garantire governabilità col voto del 4 marzo e difficilmente la situazione può cambiare radicalmente con un ritorno alle urne. Esclusa, almeno per il momento, l’ipotesi che la legge venga cambiata in commissione speciale, toccherebbe al Parlamento intero metterci mano e trovare un compromesso tra le varie parti politiche, magari consentendo a Paolo Gentiloni di rimanere alla guida del governo come traghettatore in vista delle nuove eventuali elezioni.

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