Nell'insopportabile gioco delle parti andato in scena nelle ore successive alla sentenza della Corte milanese, che ha optato per il non luogo a procedere per intervenuta prescrizione nei confronti di Silvio Berlusconi, almeno un aspetto è sembrato fin da subito paradossalmente chiaro. Il fatto cioè che in un modo o nell'altro la vicenda della corruzione (accertata) dell'avvocato inglese David Mills resterà circondata da un alone di "mistero e confusione", sepolta da una miriade di "fatti e dichiarazioni" e senza un "colpevole". Mills fu corrotto per testimoniare il falso. Berlusconi non è innocente, ma il tempo a disposizione dei giudici è terminato e la prescrizione ha messo la parola fine all'intera vicenda e "alla ricerca della verità". E questo è quanto, anche se non basta. Anche se non chiarisce nulla. Anche se non rende felice nessuno ed è l'ennesimo schiaffo al diritto (e preferiamo fermarci qui, giacchè si tratterebbe di un ragionamento complesso e tortuoso).
E se le forzature linguistico – propagandistiche dei peones berlusconiani sembrano davvero ridicole, così come quantomeno rivedibili sono le stesse dichiarazioni del Cavaliere che parla di 100 procedimenti a carico e dell'ormai proverbiale accanimento giudiziario (un antipasto di ciò che succederà quando torneranno all'ordine del giorno gli altri processi in cui è implicato, Mediatrde, caso Ruby e BNL – Unipol), allo stesso modo sorprendono anche i toni "scandalizzati" di tanta parte dell'opinione pubblica. Perché l'operato della magistratura andrebbe difeso a prescindere. Perché le motivazioni della sentenza andrebbero prima di tutto lette. Ma soprattutto perché la decisione del collegio giudicante non aggiunge né toglie alcunché a ciò che già (non) si sapeva. Soprattutto in considerazione del fatto che la politica del precedente governo in tema di giustizia è stata oltremodo controversa, con una costante opera di delegittimazione che ha finito con il caricare i giudici di enormi responsabilità e con un continuo rimando a teorie complottistiche che hanno rischiato di minare profondamente il rapporto fra le istituzioni ed i poteri dello Stato. Resta l'avvenuta prescrizione e l'insoddisfazione delle parti in causa, resta il senso di incompletezza che caratterizza ogni processo "terminato oltre il tempo massimo", resta l'ennesimo capitolo dello strano caso Mills. Una storia che chissà perchè ci sembra di aver sentito decine di volte.