Non è una bella giornata per il nostro Paese. Non è una bella giornata (e non è la prima) per la politica italiana. Non è una bella giornata quella in cui concetti che dovrebbero essere alla base del vivere civile vengono stravolti, strumentalizzati, distorti e infine privati di senso. Giustizia, democrazia, equità: parole strapazzate, torturate e "ridefinite" dal magma dei commenti e delle dichiarazioni a mezzo stampa, dalla violenza della propaganda e dall'indecenza della strumentalizzazione politica.
Non è una bella giornata quella in cui una sentenza della Corte Costituzionale scatena la rabbia ed il populismo di più basso livello. Quella in cui l'inammissibilità di due quesiti referendari rischia di rafforzare quella che è e resta una "porcata", liberando il Parlamento dal "dovere" di restituire la sovranità e la dignità ai cittadini. Non è una bella giornata quella in cui politici di diversi schieramenti sbraitano contro giudici e pm, ripetendo parole già sentite, secondo un copione già letto decine di volte. Non è una bella giornata quella in cui i giudici sono "brigatisti" o "fascisti" a seconda che le loro deliberazioni corrispondano o meno a "determinate" aspettative.
Non è una bella giornata quella in cui il Parlamento per l'ennesima volta si sostituisce ai giudici e per favore, risparmiateci la lezioncina su "Costituzione e dintorni" (dal momento che le "garanzie" pensate per i parlamentari avevano tutt'altro senso e valore, erano a tutela della democrazia, non dell'illegalità o del malaffare). Non è una bella giornata quella in cui si salva Nicola Cosentino "a prescindere". Quella in cui non si può neanche affrontare un dibattito serio e costruttivo sul "garantismo", perché intorno al soggetto in questione vi è il fuoco di fila della lotta partitica e degli interessi di bottega. Quella in cui un parlamentare eletto, o meglio scelto dal proprio partito, o meglio ancora auto – nominatosi (tanto per non girare attorno alla questione), non sente il dovere di chiarire nelle sedi opportune accuse di una gravità enorme. Non è una bella giornata quella in cui i forcaioli si scoprono garantisti solo grazie al voto segreto. Quella in cui si regala la sostanziale impunità ad un personaggio chiamato in causa da decine di pentiti, oggetto di decine di inchieste e via discorrendo (e la questione va anche oltre la figura stessa di Cosentino, che ha tutto il diritto di difendersi, ma "nei processi e non dai processi", tanto per restare in tema di citazioni).
Non è una bella giornata per il nostro Paese, ma a questo purtroppo siamo ormai abituati.