“Una generazione sospesa nel limbo del Covid”: i gravi effetti della pandemia sui più piccoli
La pandemia di Covid, scoppiata oltre due anni fa, ci ha messo a dura prova sotto ogni punto di vista. Ma non ha colpito tutti allo stesso modo: a risentirne in maniera particolare sono stati soprattutto i più piccoli, la "generazione sospesa" che rischia di vedere la propria crescita segnata dal trauma del lockdown e della crisi sanitaria. A lanciare l'allarme è Save The Children: l'Ong avverte sulle conseguenze che il grave impoverimento di stimoli e relazioni sociali potrebbe avere sullo sviluppo di bambini e adolescenti. Stanno già aumentando i casi di depressione, ansia, disturbi alimentari, iperattività e autolesionismo tra i più piccoli: è la "crisi globale della salute mentale" che colpisce anche l'Italia e soprattutto i più vulnerabili.
Secondo l'Organizzazione serve un piano nazionale per affrontare questa emergenza. Sono 734 mila i bambini nati durante la pandemia, che non hanno mai conosciuto il mondo pre Covid. Altri 876 mila quelli che frequentavano già la scuola dell'infanzia, 1 milione e mezzo di alunni di primaria, 1 milione e 600 mila studenti al primo anno delle medie e 1 milione e 707 mila adolescenti all’ingresso delle superiori: tutti loro a causa dell'emergenza si sono ritrovati a dover interrompere le lezioni e seguirle invece dietro uno schermo.
"Sono la “generazione sospesa” nel limbo del Covid, una generazione di bambine, bambini e adolescenti che, in un silenzio assordante, ha fatto negli ultimi 2 anni ciò che l’essere umano sa fare meglio: adattarsi", scrive Save The Children in un comunicato. In cui poi sottolinea come, al terzo anno di pandemia nel Paese, sia ormai chiaro l'impatto sulla salute mentale e sulla crescita dei più piccoli. Il crollo degli apprendimenti, certificato dalla prova Invalsi, è solo un esempio. La perdita di relazioni umane, la costrizione alla chiusura, la sovra-esposizione ad Internet e la riduzione dell'attività fisica pesano soprattuto per i bambini nati in quelle famiglie che hanno subito anche l'impoverimento economico, l'altra conseguenza della pandemia.
In un solo anno, certifica l'Ong, la povertà minorile è aumentata di 200mila unità: oggi colpisce 1 milione e 300 mila bambini. Per risolvere questa situazione, però, è necessario intervenire. Non ci si può aspettare che la ripresa nel Paese risolva da sola la situazione. Save The Children ha quindi chiesto al governo centrale e alle Regioni un piano di azione nazionale per promuovere la salute pisco-fisica dei bambini, degli adolescenti e delle loro famiglie. Ciò di cui si sta parlando sono dei veri e propri ristori educativi, cioè un pacchetto gratuito di opportunità extra-scolastiche (come attività culturali, sportive e sociali, ma anche sostegno psicologico) a supporto di bambini e ragazzi.
Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia Europa di Save the Children, ha concluso:
Già prima della pandemia i servizi di salute mentale per l’età evolutiva erano molto carenti e distribuiti in modo disuguale sul territorio. Oggi, a due anni dalla pandemia, è indispensabile che le misure di rafforzamento della rete siano immediatamente rese operative, anche avvalendosi delle risorse stanziate dal PNRR, e che si effettui una attenta verifica sulle liste di attesa per l’accesso ai servizi, a garanzia del diritto alla salute per tutti i bambini e gli adolescenti. Chiediamo infine al Governo centrale e alle Regioni di promuovere un’azione capillare di sensibilizzazione, informazione e orientamento rivolta ai genitori, ai docenti, agli educatori e agli stessi ragazzi e ragazze per mettere il benessere psicofisico al centro, superando lo stigma che ancora oggi
circonda l’accesso alle cure per la salute mentale e formando tutte le figure educative nella capacità di riconoscere tempestivamente ogni segnale di disagio.