Un report dell’Ue dimostra che i giovani considerano cruciali le prossime elezioni europee
Con le elezioni europee del 2024 alle porte, un recente report dell'Eurobarometro – l'ufficio che conduce sondaggi per conto della Commissione Europea – offre un'analisi dettagliata dell'atteggiamento dei giovani elettori e delle loro aspettative per il futuro dell'Unione Europea. Lo studio si basa su un sondaggio condotto su 26mila giovani di età compresa tra i 15 e i 30 anni in tutta l'UE e fornisce informazioni preziose sul coinvolgimento politico e sulle priorità dei cittadini più giovani. Ciò che emerge è soprattutto la familiarità che gli elettori più giovani hanno con l'Unione europea e con le sue sfide e la loro partecipazione politica, anche in prima persona.
Affluenza alle elezioni: un trend in crescita
Il report si apre ricordando che le elezioni europee del 2019 videro un'affluenza del 50,66%, cioè la più alta degli ultimi 25 anni. Un dato particolarmente significativo fu l'incremento della partecipazione giovanile: la percentuale dei votanti sotto i 25 anni era aumentata di 16 punti percentuali, mentre quella dei votanti tra i 25 e i 39 anni registrava un +14%. Questi dati, secondo il report, suggeriscono un rinnovato interesse delle nuove generazioni per le questioni europee e una maggiore consapevolezza del loro ruolo nel determinare il futuro dell'Unione. "In vista delle elezioni di quest'anno – si legge – abbiamo motivo di credere in un proseguimento di tale tendenza. Il dato che colpisce di più è che il 64 % dei giovani ha dichiarato di avere intenzione di votare alle prossime elezioni europee. Più in generale, i giovani ritengono che votare alle elezioni (di qualsiasi tipo, non solo europee) sia l'azione più efficace per far sentire la propria voce: il 38% degli intervistati sceglie questa azione. Al secondo posto c'è l'utilizzo dei social media esprimendo le proprie opinioni, utilizzando hashtag o anche solo modificando l'immagine del profilo, opzione scelta dal 32% dei partecipanti al sondaggio.
Intenzioni di voto e priorità dei giovani
Tra il 6 e il 9 giugno, quindi, andranno a votare due under 30 su tre. Le percentuali più alte le toccano la Romania e il Portogallo (78% e 77%); quelle più basse sono il 46% della Lettonia e il 41% del Lussemburgo. L'Italia è tra i paesi con la partecipazione giovanile maggiore: andrà a votare il 67% dei giovani, solo cinque paesi hanno una percentuale più alta. Ma cosa chiedono i giovani all'Unione europea? A precisa domanda, le tre priorità principali indicate sono state: il mantenimento della pace (37%); la lotta alla povertà (34%) e la promozione dei diritti umani (30%). Queste priorità riflettono le preoccupazioni dei giovani per le questioni globali ma anche il loro impegno in prima persona per cambiare le cose. Circa un giovane europeo su due (49%) riferisce infatti di aver intrapreso azioni per cambiare la società, come firmare una petizione, partecipare a una manifestazione o inviare una lettera a un politico, nell’ultimo anno.
Partecipazione civica e formazione
Non c'è quindi, da parte dei più giovani, solo la richiesta alle istituzioni di fare qualcosa, ma anche un impegno diretto. Dall'indagine emerge infatti che negli ultimi dodici mesi il 64% dei giovani ha partecipato alle attività di un'organizzazione giovanile, un dato in forte crescita dal 2022. Inoltre molti hanno studiato (16%) o svolto attività di volontariato (12%) all'estero. Spesso ciò avviene con il sostegno di programmi dell'UE come Erasmus+ per l'istruzione e gli scambi di giovani o il corpo europeo di solidarietà per il volontariato. In un contesto di crisi globali, come la guerra in Russia, la crisi in Medio Oriente e i cambiamenti climatici, queste elezioni sono considerate particolarmente cruciali. Due terzi dei giovani intervistati ritengono che la loro istruzione li abbia dotati delle competenze digitali necessarie per riconoscere la disinformazione, "un fattore essenziale – si legge – per un voto informato in un'era di fake news".
Sfide e opportunità
Nonostante l'entusiasmo mostrato dai giovani, rimangono alcune sfide. Ad esempio, in Italia, solo il 4% degli studenti fuori sede ha fatto domanda per votare alle europee fuori dal proprio comune di residenza, nonostante per anni sia stato richiesto di rendere più accessibili le procedure di voto per tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro posizione geografica. In conclusione, il report della Commissione Europea evidenzia un crescente impegno dei giovani verso le elezioni europee e una chiara consapevolezza delle sfide e delle opportunità che l'UE deve affrontare. Quanto all'impegno politico in prima persona da parte dei più giovani, le percentuali maggiori indicano di aver intrapreso azioni nei settori dei diritti umani (34%) e del cambiamento climatico e della protezione ambientale (33%). Queste aree sono seguite da vicino da salute e benessere (29%) e la lotta per i pari diritti indipendentemente dal sesso, dalla razza o dalla sessualità (29%). Come si legge nella relazione finale: "Il futuro dell'Europa sembra promettente, guidato da una generazione giovane e motivata, pronta a fare la differenza nelle urne e oltre".