Sarebbe il caso di dirlo con chiarezza: questa legge elettorale fa schifo. Fa schifo perché non consente ai cittadini di scegliere liberamente i propri rappresentanti. Fa schifo perché nei fatti è una cessione di sovranità ai partiti. Fa schifo perché non tutela le minoranze e rischia di creare maggioranze parlamentari senza legittimazione popolare. Fa schifo perché trasforma i parlamentari da eletti a nominati.
Fa schifo e deve essere cambiata. Fa schifo e sarà cambiata. Il problema è che la cambieranno per convenienza, interesse, timore di scomparire e paura di "risultati clamorosi". E non è una buona notizia, perché una schifezza condivisa non è meglio di una schifezza unilaterale. Non è una buona notizia perché, senza troppi giri di parole, "finché ha fatto comodo ai partiti", tutte le belle parole su democrazia e rispetto dei cittadini sono passate in secondo piano. Del resto, cosa c'è di meglio che serrare a doppia mandata le stanze dei bottoni nominando direttamente deputati e senatori?
E invece, con colpevole ritardo, ora sembrano tutti d'accordo: cancellare il Porcellum e andare alle urne con una nuova legge elettorale (a novembre?). Per garantire la libertà di scelta ai cittadini? In parte. Per ridare dignità alle istituzioni, ampliando gli spazi della partecipazione? In parte. Perché ancora si parla di liste bloccate e ancora ci si dilunga in tatticismi di bassa lega, tra rimpalli di responsabilità e manovre diversive.
E invece mai come ora servirebbero chiarezza e trasparenza. Una legge che tuteli governabilità e sovranità popolare. Una legge che prevenga trasformismo e inciuci. Una legge degna di un Paese civile e moderno. Senza giochetti, senza trucchi, senza alchimie. Una legge in grado di restituire dignità a parole come cittadinanza, partecipazione, sovranità. Non è impossibile, avviene in gran parte delle democrazie. Non è impossibile, a patto di volerlo. Ovviamente.