"La classe sociale di origine influisce in misura rilevante sul risultato finale, determinando rilevanti disuguaglianze nelle opportunità offerte agli individui: al netto degli effetti strutturali, tutte le classi (in particolare quelle poste agli estremi della scala sociale) tendono a trattenere al loro interno buona parte dei propri figli e i cambiamenti di classe sono tanto meno frequenti quanto più grande è la distanza che le separa". L'impietosa fotografia della società italiana scattata dall'Istat arriva il giorno dopo i risultati delle amministrative 2012 ed è un ulteriore tassello nel mosaico di un Paese "in disarmo". Intendiamoci, non ci interessa iscriverci nel lungo elenco di coloro che parlano di "apocalisse dei partiti" in maniera generica e senza operare distinguo (si veda alla situazione del Partito Democratico, uscito "purtroppo rafforzato" come nota con amarezza, e sicuramente con una diversa prospettiva, Paolo Cosseddu), né al nutrito elenco di quelli che vedono nel successo del Movimento a 5 Stelle un'ancora di salvezza per il Paese intero (perché lo "spontaneismo" non basta e la costruzione dell'alternativa è cosa seria e complessa).
Il Paese reale, stanco ed inerme – C'è un altro dato sul quale in tanti stanno spendendo parole e considerazioni. Ed è quello relativo all'astensionismo, mai così forte e mai così significativo. E questo, a ben guardare, non è il Paese incazzato e pronto a riprendersi la politica, a spazzare via i partiti, ad una nuova rivoluzione culturale. Non è il Paese della riscossa civile, della volontà di impegno, di chissà quale nuova e rinnovata consapevolezza. Non lo è. Purtroppo. E' un Paese stanco, lacerato dalla crisi e in piena decadenza. Lo dicono le cifre, lo dice l'Istat, lo restituisce un clima complessivo che non è quello dei "giorni migliori". Con buona pace di Grillo e dei suoi "indignati in marcia verso Berlino". Perché quella del Movimento 5 Stelle è solo in parte una riscossa civile (è già qualcosa, per carità…), ma è soprattutto il frutto di un clima di sfiducia, stanchezza, con consensi derivati da una innegabile deriva populista e qualunquista che, andrebbe ricordato, stanno cavalcando (senza successo) un po' tutti, da Monti ai partiti tradizionali, ABC e Lega, Sel ed Idv. E' un Paese sull'orlo di una crisi di nervi ed in lento ed inesorabile (?) declino. Un Paese che, più che avvertire, "vive" quotidianamente una decadenza che tradotta in parole povere significa precarietà, incertezza, blocco della mobilità sociale, aumento della "conflittualità interpersonale", assuefazione alla paura e al conformismo.