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Covid 19

Un giudice di pace ha deciso che le norme anti-Covid erano ingiuste: risarcimento da 10 euro ai cittadini

Ad Alessandria un giudice di pace ha stabilito che le norme anti-Covid erano ingiuste, e per questo il governo deve risarcire i cittadini con dieci euro a testa. A motivare la sentenza sono state, a detta del giudice, anche le posizioni del governo Meloni e della destra: criticando più volte la gestione del Covid, hanno di fatto dato ragione ai cittadini.
A cura di Luca Pons
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Le norme contro il Covid erano ingiuste, e hanno di fatto ricattato i cittadini spingendoli a comportamenti "non desiderati" in cambio di benefici "inesistenti". Lo hanno dimostrato anche le parole di importanti esponenti del governo (Matteo Salvini e il sottosegretario alla Salute Gemmato) e del centrodestra (il presidente della commissione Covid Marco Lisei), duramente critici sulla gestione della pandemia. Perciò ora l'esecutivo dovrà risarcire i cittadini che hanno fatto ricorso con dieci euro a testa. Questo è in sintesi il contenuto della sentenza di un giudice di pace di Alessandria, che ha sollevato polemiche.

Il giudice in questione, Paolo Olezza, ha stabilito che il risarcimento deve esserci perché i cittadini hanno subito un "danno non patrimoniale". Erano circa in venti ad aver fatto causa alla presidenza del Consiglio, che aveva chiesto di respingere il ricorso, come avvenuto in diversi precedenti.

Invece il giudice alessandrino ha sostenuto che "le posizioni espresse dall'attuale credibile Consiglio dei ministri" per quanto riguarda la pandemia e i vaccini sono "quasi una sorta di confessione stragiudiziale del carattere illecito della normativa". Insomma, proprio i membri dell'attuale governo hanno dato ragione a chi chiedeva il risarcimento.

Cosa dice la sentenza del giudice sul risarcimento per le norme anti-Covid

La contestazione portata avanti dai cittadini riguardava quasi tutta la normativa contro la pandemia, a partire dalla dichiarazione dello stato di emergenza nazionale il 31 gennaio 2020. I ricorrenti sostenevano di essere stati "costretti a comportamenti non desiderati in modo ricattatorio a fronte di benefici inesistenti per quanto concerne il contenimento dell'emergenza epidemica".

Da parte sua, Palazzo Chigi aveva obiettato che non era competenza del giudice di pace decidere sulla questione, perché "l'attività legislativa è espressione del potere politico". Nel caso, i cittadini avrebbero dovuto rivolgersi al Tribunale amministrativo regionale (Tar). Ma Olezza ha ritenuto che il caso rientrava tra i suoi poteri, dato che si trattava di un illecito civile.

Nella sentenza, ha affermato che "il diritto alla salute non gode di una superiorità rispetto agli altri diritti fondamentali", e che ci sono stati "aspetti inquietanti" delle norme anti-Covid. Per di più, riprendendo lessico e tesi da ambienti no-Vax, ha scritto che i cittadini hanno dovuto "inocularsi farmaci sperimentali o comunque non approvati in via definitiva". Nel complesso, quindi, il risarcimento da dieci euro spetta per "danno dinamico-relazionale e danno morale".

Le posizioni di Salvini e FdI sui no-Vax una "confessione", per il giudice

Con la sentenza, il giudice di Alessandria ha di fatto dato torto alle ragioni portate avanti da Palazzo Chigi. L'aspetto paradossale è che, per farlo, ha detto esplicitamente di aver usato le parole di "autorevoli rappresentanti del Consiglio dei ministri e della maggioranza che lo sostiene". Tra questi ci sono stati Matteo Salvini, il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato, e il presidente della commissione d'inchiesta sul Covid Marco Lisei (FdI).

Più volte nel corso dell'ultima legislatura, e in particolare quando si è riacceso il dibattito sulle multe cancellate ai no-Vax, gli esponenti del governo e del centrodestra hanno difeso chi non aveva rispettato le norme. Affermando, come ha ricordato la sentenza, che le multe erano state una "forzatura", che la gestione del governo di allora era stata "obiettivamente sbagliata" e che il timore del vaccino era "legittimo". Per questo, la difesa portata in aula da Palazzo Chigi è stata poi ritenuta poco credibile.

Sulla vicenda è intervenuta Licia Ronzulli, vicepresidente del Senato e senatrice di Forza Italia, definendo la sentenza "una beffa, un'offesa alle vittime, ai malati, a quanti con fatica e sofferenza si sono salvati, a coloro che, invece, grazie alla scienza, hanno evitato di contrarre il virus". Secondo Ronzulli è "ancora più grave il fatto che, come motivazione, arrivi a sostenere le posizioni dell'attuale governo in materia di pandemia e vaccini sia ‘quasi una sorta di confessione'".

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