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Un commissario al Sud? Sarebbe una manna dal cielo per la Sicilia

Raffaele Lombardo è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e si dimetterà a fine mese mentre Monti vuole far luce sulle casse della Regione Sicilia. E intanto dilagano povertà e disoccupazione.
A cura di Fabio Giuffrida
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Dopo l’imputazione coatta nei confronti del governatore della Regione Sicilia e del fratello deputato del Mpa, la Procura di Catania ha presentato ufficialmente la richiesta di rinvio a giudizio. L’accusa è di concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio.

 Il pressing di Monti su Raffaele Lombardo, attuale Presidente della Regione Sicilia, non fa paura ai siciliani, anzi. Finalmente si sentono meno soli, più vicini ad un'Italia che sembra averli abbandonati da tempo, troppo attenta alla spending review e allo spread che scende e che sale, tra una bacchettata della Merkel e un'apparizione di Silvio Berlusconi che ora vuole ripresentarsi, con la stessa faccia, con le stesse promesse di un tempo. La Sicilia adesso rischia il commissariamento che sicuramente potrebbe rivelarsi assai più utile di un governo, quello presieduto da Lombardo, che sembrerebbe aver immobilizzato l'esecutivo regionale in un momento delicato, quello di una grave crisi economica, dove la Sicilia si conferma come la regione più povera d'Italia con il 27% delle famiglie che vivono sotto la soglia della povertà e con 1 giovane su 2 disoccupato. "In Sicilia non c'è alcun rischio di default" secondo l'assessore regionale all'Economia Gaetano Armao, noi ce lo auguriamo anche se la situazione politica, sociale ed economica in Sicilia è piuttosto drammatica, e questo è sotto gli occhi di tutti.

Raffaele Lombardo è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e sarà la magistratura a dimostrare la fondatezza o l'infondatezza dell'accusa, ma è senza dubbio difficile per la Sicilia, già troppo spesso stuprata dal malaffare, essere rappresentata da un uomo come Lombardo poichè, forse ingiustamente, si veicola il messaggio che la Sicilia è in mano alla mafia, ad una politica di corrotti voluti dagli elettori siciliani. Non è così: sono centinaia i giovani, i militanti dei partiti ma anche più semplicemente i politici che credono nel riscatto del Sud, che vorrebbero scendere in campo per cambiare il territorio concretamente e seriamente. Questo non gli è stato possibile a causa di campagne elettorali basate su promesse, sia su scala regionale che nazionale, e talvolta anche su veri e propri ricatti: in quartieri come Librino, uno dei più popolosi a Catania ad esempio, è semplicissimo reperire voti, facendo leva sulla povertà e talvolta sull'ignoranza di taluni abitanti, disposti a tutto in una lotta alla sopravvivenza.

"Campagna mediatica mirata alla delegittimazione e fondata su dati palesemente mistificati e funzionale ad interessi politico-lobbistici ben evidenti", con queste parole il Presidente Lombardo ha risposto alle insinuazioni di Monti e ha chiesto poi un incontro il 24 Luglio per fare il punto della situazione. "Dimostrerò la sostenibilità della finanza regionale" ha tuonato Lombardo che si dimetterà a fine mese e che, Monti permettendo, consentirà le elezioni anticipate a fine Ottobre. Eppure anche se la Regione avesse le casse piene, tanti, anzi troppi sarebbero i siciliani a spasso, e nelle migliori delle ipotesi finirebbero per lavorare sottopagati e sfruttati. La gente non ha più fiducia in queste istituzioni, in questo tipo di pseudo politica, ha bisogno di cambiamento: la ventata di antipolitica portata dal Movimento dei Forconi ne è stata un esempio. Qualcuno li ha definiti mafiosi, loro invece hanno risposto a tono: "Siamo tutti padri di famiglia che lottiamo per la sopravvivenza, per mantenere i nostri figli senza futuro. Ci facciano nomi e cognomi di questi mafiosi". Non ne possono più i Forconi capitanati da Mariano Ferro che a gennaio, attraverso i loro imponenti blocchi, hanno messo in ginocchio l'economia siciliana, lasciando gli scaffali dei supermercati vuoti e i benzinai a secco, scatenando poi, all'arrivo delle autobotti, scene da "assalto ai forni" alla Manzoni.

I deputati dell'Ars hanno lo stesso stipendio dei senatori ma 2 onorevoli su 3 hanno anche gettoni extra e si può arrivare (addirittura) fino a 20 mila euro al mese, questa la denuncia del Giornale di Sicilia. Più dipendenti del governo inglese, dunque. Perchè la gestione della cosa pubblica in Sicilia costa di più che al Nord? Perchè tutti questi continui sprechi in una regione che rivendica il proprio statuto ma che poi nei fatti non riesce a gestirsi bene da sola? Abbiamo riassunto qui tutti gli sprechi dell'isola. La Sicilia non vuole più essere l'ultima ruota del carro, ma per cambiare ha bisogno di un cambiamento culturale: basta votare gli amici, gli amici degli amici, i politici che promettono posti di lavoro o benessere a gò gò, basta concedere un voto per una piccola mazzetta o per una bottiglia di olio. In tutti modi bisogna contrastare la politica del malaffare cacciando dal parlamento, sia a livello regionale che nazionale, tutti gli indagati, che oramai sembra essere diventata una nuova professione. Adesso si è scatenata anche la caccia al nuovo presidente della Regione: c'è chi fa (casualmente) le sue campagne politiche partendo da Librino, chi invece inonda i telegiornali locali con gli auto-elogi del proprio operato. Ci risiamo, siamo alle solite. La Sicilia è pronta a questo cambiamento, oggi più che mai ha bisogno di uno scossone trasparente e non clientelare, e l'intervento del Governo Monti, credetemi, è una manna dal cielo.

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