Il merito, l'umiliazione, i cellulari, i docenti tutor, i fondi privati, le gabbie salariali. Di tanti temi e questioni su cui la destra sta intervenendo – e in parte è già intervenuta nei primi mesi di governo – ce n'è uno su cui la linea è innegabilmente chiara: la scuola pubblica. Su molti punti che in campagna elettorale sembravano incredibilmente urgenti da affrontare il governo Meloni ha mollato la presa, ha ridimensionato le aspettative o li ha lasciati semplicemente cadere nel dimenticatoio. Ma sull'istruzione – fondamentale per far capire l'idea di Paese che una classe politica ha in mente – la missione è palese: il governo vuole rivoluzionare il sistema scolastico e culturale, ribaltandolo in molti suoi aspetti.
Il messaggio arriva da un ministro che in tre mesi di governo è riuscito ad aprire un numero di polemiche da record. Ma le dichiarazioni di Giuseppe Valditara non sono casuali o fraintendibili, nonostante le puntuali rettifiche e parziali smentite che arrivano dopo l'ennesima "gaffe". Il leghista ha in mano un progetto di ampio respiro – a cui lavora in tandem con il ministro della Cultura Sangiuliano – e basta ripercorrere le dichiarazioni degli ultimi tre mesi per capire la direzione in cui si sta andando. Lo ha confermato anche Matteo Salvini ieri sera in tv: "Sono fiero che il ministro dell'Istruzione sia un uomo della Lega, e che abbia dato dei chiari segnali di cambiamento".
Giorgia Meloni ha cominciato rinominando il dicastero di viale Trastevere in "ministero dell'Istruzione e del Merito". Il primo messaggio è stato questo, puramente culturale: gli studenti non sono tutti uguali. Poi è arrivata la prima presa di posizione del ministro Valditara: il potere dell'umiliazione. Per il leghista, infatti, stigmatizzare e umiliare è fondamentale per il processo di crescita dei giovani. Un discorso in linea con la storia dell'eliminazione delle devianze e, in generale, della rieducazione nei confronti dei ragazzi e delle ragazze che da tempo l'universo di destra racconta con quella retorica spicciola che mette in mezzo di tutto, dalle droghe leggere al servizio militare. Passando per quel cellulare che va sequestrato all'ingresso, magari pure con i varchi attrezzati di metal detector e la perquisizione per vedere che nessuno ne nasconda altri.
La riforma di Valditara, però, non è solamente culturale. Il ministro ha tirato fuori dal cilindro la figura del docente tutor, spiegando che sarà formato diversamente, pagato di più e che seguirà gli studenti che vanno male a scuola, ma soprattutto quelli che sono troppo bravi e si annoiano. Ma le novità per gli insegnanti non finiscono qui: Valditara ha aperto al ritorno delle gabbie salariali, salvo poi fare rapidamente marcia indietro davanti all'ira dei sindacati e non solo. Stipendi più alti per gli insegnanti delle Regioni più ricche, in sintesi. Una misura che favorirebbe i docenti del Nord e penalizzerebbe, di molto, chi lavora nel Mezzogiorno. Tutto ciò con l'Autonomia differenziata, a cui la Lega continua a lavorare in parziale disaccordo con il resto del governo, che avrebbe un impatto anche sulla scuola.
La ciliegina sulla torta è arrivata un paio di giorni fa, quando il ministro ha aperto all'arrivo di investitori privati per la scuola pubblica. Insomma, Valditara vuole chiedere alle aziende di finanziare l'istruzione, visto che i fondi pubblici vengono tagliati costantemente e lui non ha nessuna intenzione o possibilità di reperirne dei nuovi. La soluzione è questa sorta di privatizzazione mascherata da donazione, non si capisce bene a che pro lato impresa.
Così, in pochi mesi, il governo Meloni e il ministro Valditara hanno chiarito rapidamente la loro visione: la scuola pubblica va riformata, creando docenti e studenti di serie A e di serie B. Per crescere una nuova generazione di giovani forti servono il pugno duro e l'umiliazione, ma anche un sistema premiale che porti avanti i più meritevoli. Magari anche i più ricchi, perché no. Nelle scuole migliori, finanziate da grandi aziende private con insegnanti più soddisfatti perché ricevono uno stipendio decente. Il merito, per questo governo, sembra coincidere con la ricchezza. Ma questa non è una sorpresa. È già successo in passato: da Moratti a Gelmini, si arriva a Valditara. L'idea della destra della scuola pubblica è sempre la stessa.