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Umiliare, reprimere e controllare: perché Valditara e Meloni hanno la fissa di rieducare i giovani

Il ministro Valditara detta la linea del governo Meloni nei confronti dei giovani: umiliare, reprimere, controllare, stigmatizzare. Le parole fanno paura e il progetto anche, il ministro dell’Istruzione e del Merito vuole cominciare la rieducazione giovanile. Chi sbaglia non sarà compreso ma punito, non sarà ascoltato ma umiliato. Per “costruire personalità” forti.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Umiliazione, repressione, stigmatizzazione. Tutti i deviati saranno rieducati. Niente cellulari e vai col controllo sociale. Sono bastati due giorni di dichiarazioni di fuoco del ministro Valditara – cresciuto in Alleanza Nazionale e passato poi alla Lega dopo la militanza nel Pdl – per chiarire definitivamente un punto: la rieducazione meloniana è cominciata ufficialmente, e il ministro dell'Istruzione e del Merito avrà un ruolo centrale. Finalmente è spiegato anche il senso di quella parola aggiunta al nome del dicastero, merito. Merito è non sbagliare, non cadere, non mollare. Come nella peggiore retorica della destra. E chi sbaglia si prepari a essere umiliato, perché solo così si forgia il carattere.

Le dichiarazioni più forti del ministro sono state senz'altro quelle pronunciate qualche giorno fa a un evento a Milano: "Evviva l’umiliazione che è un fattore fondamentale nella crescita e nella costruzione della personalità", ha detto Valditara, in un lungo discorso in cui parlava di un caso di bullismo a scuola. Una formazione spartana di nuova generazione. Per costruire uomini e donne tutti d'un pezzo. Parlando di quel ragazzo, sospeso per un anno, ha rincarato la dose: "Ha compiuto un atto assolutamente da condannare, questo ragazzo ha sbagliato e nessuno, nessuno, è legittimato a dire che no, ma questo ragazzo, in fondo, magari poteva avere le sue motivazioni".

Poi il ministro, qualora non fosse chiara la sua narrazione, ha spiegato quale deve essere il ruolo delle istituzioni: "Non se ne lavano le mani, ma chiedono anche il coinvolgimento di quello che è essenziale nella repressione delle devianze, il controllo sociale, la stigmatizzazione pubblica". Torna una parola molto cara a Giorgia Meloni, che in estate – in piena campagna elettorale – diceva di voler eliminare le devianze tra i giovani. Ora sembra che ci siamo, la rieducazione giovanile della destra può cominciare.

La linea del ministro Valditara, però, non si ferma qui: ieri ha diramato una nota per far sapere che – sull'onda di uno studio non consultabile realizzato dal suo dicastero e richiesto da lui personalmente – è uscito fuori che circa un terzo dei percettori di reddito di cittadinanza sotto ai trent'anni non ha terminato la scuola dell'obbligo. E siccome questi soggetti "vivono nell'illegalità", non meritano di avere l'aiuto economico. In pratica nei giorni di un maxi-condono, dell'ennesima pace fiscale annunciata, chi abbandona la scuola – violando la legge, siamo d'accordo – viene ritenuto un soggetto altamente pericoloso. Nulla importa di capire perché lo fa e intervenire, ma d'altronde lo ha detto lo stesso Valditara: "È una proposta che mostra come la parola ‘merito' nella visione mia e del governo non sia un orpello retorico, ma costituisca un preciso indirizzo politico".

L'ultima, in ordine di tempo, è uscita oggi: i cellulari non devono entrare in classe. Ovviamente è già vietato l'utilizzo durante le lezioni, ma il ministro va oltre: bisogna requisirli all'ingresso. Insomma, non è più tempo di capire e ascoltare i ragazzi. Nessuna comprensione e nessuna giustificazione. Solo pugno duro, controllo, stigmatizzazione, repressione. E chi sbaglia sarà umiliato. Perché, secondo la destra, questo è il ruolo delle istituzioni. E sì, fa paura.

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Giornalista, mi occupo di politica su Fanpage.it. Appassionato di temi noiosi, come le storie e i diritti degli ultimi: dai migranti ai giovani lavoratori sfruttati. Ho scritto "Il sound della frontiera", un libro sull'immaginario americano e la musica folk.
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