Umbria, Istituto Cattaneo: “Si rafforzano i partiti sovranisti, Lega e FdI. Indebolimento di FI”
Le elezioni in Umbria, che si sono svolte ieri 27 ottobre, hanno non solo decretato una batosta per la sinistra, ma rappresentano anche un primo test per il governo Conte bis, sostenuto da Pd, M5s, Leu e Italia viva. La vittoria schiacciante del centrodestra per la prima volta nella storia dell'Umbria – l'unica eccezione è stata il voto europeo del maggio scorso – con Donatella Tesei eletta con il 57,5% dei voti (circa 255mila voti), impone una riflessione sull'alleanza del governo giallo-rosso che è stata replicata a livello regionale, anche se il presidente del Consiglio Conte ha provato a minimizzare la sconfitta, parlando di esperimento che "non ha funzionato", ma che "si può migliorare", recuperando "lo spirito di squadra".
In Umbria il M5s ha patito un distacco significativo dei suoi elettori, che non ha capito un'alleanza con il Pd proprio in una regione in cui i dem erano stati investiti dallo scandalo sui concorsi truccati nella sanità. E di questo disorientamento di è avvantaggiato in primo luogo il centrodestra, che si è presentato unito con Lega, Fratelli d'Italia e Forza Italia. "Un quinto dell'originario bacino 5Stelle ha votato Lega. Un dato pari al 3,6 per cento dell'intero corpo elettorale. Una quota perfino superiore a chi ha confermato il proprio voto al Movimento. Solo marginale, invece, il flusso di voti dai 5Stelle al Pd", ha spiegato a Repubblica.it Rinaldo Vignati, ricercatore dell'Istituto Catteneo.
All'interno della coalizione vincitrice, il successo più netto si registra per la Lega di Salvini, che triplica i propri consensi: nelle ultime regionali umbre aveva ottenuto meno di 50mila voti, mentre oggi risultano 154.413. In termini percentuali, il partito di Salvini è cresciuto di 18,3 punti, arrivando così al 37% dei voti.
Anche Fratelli d’Italia può gioire: il partito di Giorgia Meloni raddoppia i propri voti sia in termini assoluti (dai 21.931 del 2015 agli attuali 43.443) che percentuali (dal 6,2% al 10,4%). Come già avvenuto nelle ultime tornate di elezioni regionali (Friuli-Venezia Giulia, Basilicata, Molise, Abruzzo, Sardegna), la vittoria di centrodestra procede di pari passo con un ribaltamento dei rapporti di forza interni alla coalizione, con l'affermazione delle componenti cosiddette ‘sovraniste' (Lega e FdI) e il progressivo indebolimento dall'ala moderata rappresentata da Forza Italia.
Il flop dell'alleanza giallo-rossa
Se il Partito democratico si mantiene sostanzialmente stabile, il M5s è crollato: nel 2015 infatti il partito di Di Maio aveva ottenuto circa 51mila voti ed oggi si è arrestato sulla soglia dei 31mila, con un calo che in termini percentuali corrisponde a 7,2 punti. Tradotto: nel giro di cinque anni il M5s ha dimezzato i suoi consensi, passando dal 14,6% al 7,4% dei voti.
Sommando i risultati del centrosinistra e del Movimento 5 stelle, il bilancio dell'esperimento giallo-rosso risulta in perdita. Le forze di centrosinistra sommate a quella del M5s nel 2015 avevano raccolto 203mila voti, cioè quasi 50mila voti in più rispetto a quelli ottenuti domenica scorsa degli stessi partiti (153.784). In termini percentuali, l’alleanza giallo-rossa ha perso 21 punti, vedendo scendere i loro consensi dal 57,9% al 36,8%.
Affluenza il crescita: +9,3% rispetto al 2015
L'affluenza è stata molto alta, oltre il 65%, avvicinandosi al livello di partecipazione osservato alle ultime elezioni Europee (67,7%): "Gli elettori di destra hanno sentito queste regionali come un voto politico. Una delle chiavi del successo di Tesei è proprio la loro grande mobilitazione nel voto. Al contrario i 5Stelle hanno avuto un tracollo di partecipazione. Uno su due non è andato alle urne", ha commentato a Repubblica.it Rinaldo Vignati, che ha analizzato i flussi di voto concentrandosi sulla città di Perugia. Qui, rispetto al resto della regione, la sconfitta di Bianconi è stata meno netta: solo 11 punti di svantaggio (contro i 20 su base regionale).
Secondo l'analisi dell'Istituto Cattaneo negli ultimi tre decenni si era assistito a un calo progressivo dell’affluenza, un fenomeno che si è nettamente interrotto con il voto di domenica scorsa, nel quale è stata registrata una partecipazione in aumento di ben 9,3 punti percentuali rispetto al 2015. Quattro anni fa l’affluenza si era invece fermata al 55,4%. In pratica la crescita della partecipazione registrata in questa tornata elettorale, oltre ad essere in controtendenza rispetto ai dati degli ultimi trent'anni, è la più forte mai osservata nell'intera storia delle elezioni umbre dal dopoguerra ad oggi. E questo mostra quanto per i cittadini umbri fosse fondamentale questo appuntamento elettorale, sentito come rilevante anche a livello nazionale.
Bisogna inoltre considerare che, rispetto al 2015, il corpo elettorale si è ridotto di oltre 2.200 persone. Nonostante questa riduzione, il numero di umbri che ha preso parte al voto è aumentato di ben 63.974 votanti, superando così i 455mila partecipanti alle elezioni.