Ugo Morchi non era un eroe, era un ragazzo che voleva leggere, e per questo decise di diventare partigiano.
Lo fece incontrando la lettura in fabbrica, in vetreria, per la prima volta a 12 anni; poi gli anni passavano e iniziò a interessarsi di politica, sul lavoro, ma ne parlavano "fra pochi, mentre s'andava al gabinetto in vetreria, e se ne parlava sempre sottovoce e solo fra quelli che ci si conosceva, perché anche in fabbrica c'erano i fascisti e quelli facevano la spia".
Poi in vetreria un sindacalista gli regalò un libro, era di Jack London, l'autore di Zanna Bianca e Il Vagabondo delle stelle. Anche quelli erano libri proibiti, perché troppo libero era Jack London, troppo socialista, anche se i suoi libri non parlavano di socialismo ma semplicemente di libertà e avventure. Ma la libertà, alla dittatura, ha sempre fatto molto male, per questo il fascismo aveva proibito anche Jack London. E fu così che Ugo Morchi, ragazzino di 12 anni costretto ad andare a lavorare partendo la mattina alle tre e un quarto, in bicicletta, si innamorò della lettura e poi diventò antifascista.
Ugo Morchi, costretto ad andare a lavorare perché suo babbo, che non aderì mai al fascismo, non riusciva per questo a trovare lavoro.
Io ho incontrato Ugo Morchi tre anni fa, ma ho tenuto la sua intervista nel cassetto fino a oggi, come si conservano le cose preziose, quelle che si ha paura di sporcare con il mondo fuori. Nel frattempo Ugo Morchi è andato a far battaglia sulle nuvole, insieme a sua moglie Evelina, e nell'intervista – ci sarebbe da scommetterci – c'è il loro ultimo bacio, che Evelina aveva pudore a dare, quel giorno di fronte a me.
La morte di Ugo Morchi è il lato più doloroso della storia, ma è anche il motivo per cui tre anni fa accettò di raccontarmi tutto: perché niente andasse dimenticato, anche quando lui fosse morto. Per questo oggi, questo video, è un regalo a lui ma soprattutto a noi.
Nell'intervista ci sono i racconti partigiani, "ma noi non ammazzavamo nessuno, noi eravamo esperti in atti di sabotaggio".
C'è il racconto di quando assaltarono la caserma, liberandola dai repubblichini e dai carabinieri che avevano aderito alla repubblica di Salò. Ma anche in quel caso non li uccisero, li disarmarono e dissero loro di non farsi più vedere, così i repubblichini scapparono. Da quel momento Ugo e gli altri partigiani presero possesso della caserma e liberarono il paese due mesi prima dell'arrivo degli Alleati.
Lo dico raramente, e mai in un articolo che accompagna con le parole un video. Ma questa volta faccio un'eccezione e lo grido: guardatelo questo video, ascoltate le parole di Ugo fino in fondo, perché le sue sono perle di umanità e di Storia.
Viva il 25 aprile!