Ucraina Paese candidato a entrare in Ue, Quartapelle a Fanpage: “Putin voleva isolarla, ha perso”
Giovedì i capi di Stato Ue riuniti a Bruxelles hanno deciso di concedere all'Ucraina e alla Moldavia lo status di Paesi candidati, e di dare il medesimo status alla Georgia, una volta che il suo governo avrà soddisfatto le priorità indicate dalla Commissione europea. Il Consiglio europeo ha dunque ratificato la proposta della Commissione di riconoscere lo status di Paese candidato all'ingresso in Unione europea al Paese invaso da quattro mesi dalla Russia. Abbiamo chiesto alla deputata del Partito Democratico Lia Quartapelle, responsabile esteri del partito, quali conseguenze potrà avere questa decisione e cosa potrà cambiare sul piano delle relazioni diplomatiche con Mosca.
L’Italia, come ha ricordato anche oggi il presidente del Consiglio Draghi, è stata tra i primi a promuovere lo status di Paese candidato per l'Ucraina. Perché è stata necessaria quest’accelerazione?
Non è stata un'accelerazione, è stata una decisione doverosa. Se non ora quando? Non è stato dato l'ok all'ingresso in Unione europea di Ucraina e Moldavia, ma all'inizio di un percorso, come Paesi candidati, che consentirà l'ingresso eventualmente tra qualche anno. L'Italia ha sicuramente svolto un ruolo importantissimo e gli altri Paesi si sono accodati. Il presidente del Consiglio Draghi è stato il primo capo di governo di un grande Paese europeo a dichiararsi a sostegno di questa adesione.
Che tipo di messaggio viene dato a Putin?
Il messaggio storico è che Europa significa pace, e che due nazioni come l'Ucraina e la Moldavia desiderano far parte di un gruppo di Paesi che cooperano tra di loro, e non si fanno la guerra. Se Putin ha aggredito l'Ucraina per cercare di staccarla dall'Occidente ha fallito. Prima dell'invasione della Crimea, nell'estate del 2013, meno del 35% dei cittadini ucraini era a favore di un accordo commerciale con l'Europa, che è meno dello status di Paese candidato. Dopo l'annessione della Crimea, la destabilizzazione del Donbass, e l'invasione dell'Ucraina del 2022, la stragrande maggioranza della popolazione, il 91%, si è convinta che il futuro dell'Ucraina è in Europa. Putin ha perso la sua scommessa crudele contro l'Ucraina, che non è oggi un Paese che appartiene alla sua sfera di influenza. Oggi è un Paese che in piena libertà decide di intraprendere un percorso che la porterà a essere membro a tutti gli effetti dell'Unione europea. È stato tutto davvero molto controproducente per Mosca.
Cosa succede adesso, una volta che l’Ucraina ha ottenuto lo status di candidato all’adesione all’Ue? Quali sono i prossimi step? Draghi ha detto che il processo sarà meno “burocratico”.
I leader hanno detto chiaramente che accoglieranno con grande piacere l'Ucraina nella sua determinazione a far parte dell'Ue. Questo è già un primo risultato. Poi inizia un dialogo con la Commissione per rispondere ad alcune questioni che riguardano l'anticorruzione, lo stato di diritto, lo stato della magistratura, il clima democratico del Paese, la libertà di stampa, che avrà poi un suo esito. È importante che all'interno di questa discussione ci sia anche anche un percorso più politico.
Cosa intende?
Mentre l'adesione a pieno titolo all'Unione europea avverrà quando l'Ucraina risponderà ai criteri previsti, che sono gli stessi per tanti altri Paesi, Macron e Letta hanno lanciato una proposta, che è quella di una Confederazione che dia a questi Paesi, Ucraina, Moldavia e Paesi dei Balcani occidentali, la possibilità di poter far parte di una comunità politica, mentre si preparano a discutere delle loro politiche con l'Unione europea. La Francia ha proposto di fare una conferenza specifica su questo punto. Ci sono alcune resistenze, ma il segretario Letta ne ha discusso con gli altri leader socialisti europei, e c'è stata una prima apertura, si sta cercando di definire come tradurla nella pratica. L'idea del segretario è fare come è stato fatto con il G20, che non è stato istituito da un trattato, semplicemente a un certo punto è stato ritenuto opportuno riunirsi per affrontare i problemi. Letta ha proposta di fare una riunione in autunno per discutere dei problemi comuni, che sono tantissimi, e riguardano l'economia, la difesa, l'approvvigionamento alimentare, quello energetico. Facciamo nascere così questa Confederazione di Stati, senza passaggi burocratici.
Noi crediamo sia un modo di dare all'Ucraina il tempo di fare le riforme necessarie per entrare nel mercato unico, nella libera circolazione delle persone, e nello spazio di diritto dell'Ue. Abbiamo visto in passato come allargamenti troppo rapidi possono creare del rigetto, come avvenuto in Ungheria. Non bisogna affrettare insomma dei processi che richiedono del tempo, e hanno bisogno di essere metabolizzati. Però è importante dare un segnale politico e fare sedere intanto i primi ministri allo stesso tavolo per discutere del futuro di ciascuna nazione.
Il Cremlino ha fatto sapere che la decisione di dare all'Ucraina lo status di Paese candidato è un affare interno all’Ue, lasciando intendere che non sarebbe stato percepito come una minaccia per la Russia, visto che non si tratta di un’alleanza militare. Come bisogna interpretare queste dichiarazioni? Il dialogo è ora più difficile?
La retorica della Russia circondata dai nemici si scontra con la realtà, le reti di solidarietà non hanno mai una finalità offensiva. Credo che sia stato molto intelligente da parte dell'Unione europea fare ciò che era giusto fare, cioè un atto di vicinanza all'Ucraina, e al tempo stesso ha fatto bene a precisare le questioni relative a Kaliningrad, a proposito delle tensioni sulla presunta interruzione del traffico merci, chiarendo che l'Ue non intende stringerla nella morsa della fame. È stato un gesto distensivo su una questione che interessa alla Russia. Poi che Mosca interpreti qualsiasi foglia che si muove come un atto di aggressione è frutto dell'occhio paranoico con cui il Cremlino guarda alle relazioni internazionali. La Russia vuole stritolare l'Ucraina nella propria morsa, chiunque aiuti Kiev è da perseguitare.
Lavrov ha detto che l’Ue e la Nato stanno mettendo insieme una coalizione per fare "una guerra alla Russia", come ha fatto Adolf Hitler. È stata una reazione per la decisione di ieri dei capi di Stato Ue?
Ogni giorno un politico in Russia si sveglia e pensa a come spararla più grossa per farsi vedere dal capo come il più zelante nel bastonare verbalmente l'Occidente, questo è il loro sport principale. Sbagliava chi pensava che Lavrov fosse un diplomatico raffinato e capace, è semplicemente un altro dei servi di Putin. Non credo che le sue sparate o quelle di Medvedev aiutino il cittadino russo che oggi deve fare i conti con un'inflazione del 20%.
Ci sarà un quarto decreto interministeriale per l'invio di armi in Ucraina? Ne avete notizia?
Al momento non abbiamo notizie su questo.
Draghi ha detto che non ci sarà nessun rimpasto di governo. Lei vede ripercussioni possibili sulla stabilità dell’esecutivo dopo la scissione del M5s?
No, nessuna. Il governo, come ha spiegato anche il presidente del Consiglio, non è né più forte né più debole, va avanti come andava avanti prima.