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Guerra in Ucraina

Ucraina, Generale Camporini a Fanpage: “Adesione Kiev a Ue schiaffo a Mosca, butta benzina su fuoco”

In un’intervista a Fanpage.it il generale Vincenzo Camporini spiega perché l’eventuale adesione dell’Ucraina all’Unione europea potrebbe essere un azzardo in questa fase del conflitto.
A cura di Annalisa Cangemi
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Sono iniziati questa mattina a Gomel, in Bielorussia, i negoziati tra le delegazioni russa ed ucraina, per cercare una soluzione che metta fine alla guerra, che va avanti già da cinque giorni. A guidare la delegazione russa c'è l'assistente presidenziale russo Vladimir Medinsky, ex ministro della Cultura, consigliere di Vladimir Putin. La delegazione ucraina è invece guidata dal ministro della Difesa Oleksii Reznikov e dal leader del partito del presidente Zelensky, David Arakhamia. Anche il milionario russo-israeliano Abramovich, che ha stretti legami con le comunità ebraiche in Ucraina e Russia, assiste ai negoziati, su richiesta dell'Ucraina.

Mentre il governo di Minsk si è impegnato a garantire la sicurezza dei partecipanti alle trattative, Putin ha fatto sapere di non voler rendere pubbliche le sue richieste, prima dei colloqui. L'Ucraina da parte sua chiede il ritiro delle truppe e il cessate il fuoco. Kiev, dopo l'apertura della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyenè pronta a formalizzare la domanda di adesione all'Ue. Su questo l'Europa prenderà presto una posizione ufficiale. Ma secondo il generale Vincenzo Camporini, responsabile sicurezza e difesa di Azione, ex capo di Stato maggiore dell'Aeronautica militare e della Difesa, nonché ex presidente del Centro Alti Studi della Difesa ed ex vicepresidente dello IAI (Istituto Affari Internazionali), di cui ora è consigliere scientifico, questa mossa sarebbe un azzardo e rischia di trasformarsi in un boomerang.

Generale, i negoziati tra Kiev e Mosca possono portare realmente a un risultato? O sono una farsa?

Si tratta naturalmente di un inizio di negoziato, una trattativa non si apre e si conclude nell'arco di qualche ora. Ci si siede attorno a un tavolo con le proprie richieste, si ascoltano quelle dell'interlocutore, e si avvia un percorso per cercare un compromesso che salvaguardi gli interessi di tutti. Non ci possiamo aspettare che la questione si risolva con una sola riunione. Ho qualche perplessità sulle reali intenzioni di Mosca, perché già la richiesta di tenere questi colloqui non in territorio neutrale ma in un territorio che è parte in causa non è rassicurante. C'erano altre alternative, la soluzione scelta non è certamente l'ideale. Secondo me non è un buon segnale.

Secondo lei un'eventuale adesione dell'Ucraina all'Ue genererebbe un'escalation?

È assai prematura quest'ipotesi. Nel lungo periodo, intendo anni, non riesco a vedere una collocazione diversa dell'Ucraina. Adesso sarebbe considerata da Mosca una provocazione e non credo che sia il caso di buttare benzina sul fuoco. Noi possiamo continuare a fornire tutto il supporto che ci è possibile dare all'Ucraina, sia in termini finanziari sia sotto forma di aiuti umanitari e rifornimenti di armamenti, anche se questo irriterà molto Putin. Ma al di là di queste azioni non andrei perché equivarrebbe a dare uno schiaffo a Mosca, e non è assolutamente il momento. Anche perché non porterebbe alcun risultato pratico.

In che fase del conflitto ci troviamo? La disconnessione della Russia dal sistema Swift, il sistema internazionale di transazioni, ci può dare qualche vantaggio? 

Dobbiamo capire che qui ci sono svantaggi per tutti, al massimo qualcuno ne ha meno di altri. È chiaro che sanzioni di questo tipo sono pesanti. Se, come sembra, vengono applicate anche ad personam, alle figure più vicine a Putin, possono incrinare la solidarietà al capo, e quindi possono essere ancora più efficaci, con l'effetto di ammorbidire le sue posizioni. L'importante è che vengano sostenute in modo unanime e devo dire che le ultime notizie da questo punto di vista sono confortanti. Sentire che la Svizzera, che è il modello di Paese neutrale, ha deciso comunque di applicare queste norme, tenendo conto del fatto che gli interessi bancari svizzeri sono estremamente elevati e che queste misure hanno quindi un costo cospicuo per il governo di Berna, dimostra che c'è una solidarietà internazionale e contemporaneamente mette in luce l'isolamento di Putin, un elemento politico fondamentale che potrebbe servire ad attenuare le sue pretese. Anche il Giappone ha aderito alle sanzioni insieme alla Corea del Sud, a questo punto il problema economico-finanziario della Russia diventa molto serio. Il crollo del valore del rublo è indicativo, così come le code ai bancomat.

Quindi per il momento le forze occidentali si stanno muovendo bene?

Sì, sia sul fronte politico sia su quello operativo. Questa crisi ha straordinariamente ricompattato, per alcuni anche sorprendentemente, il campo occidentale, sia come Alleanza atlantica sia come Unione europea. Si stanno anche creando condizioni perché questo campo si allarghi ancora di più. Questo sta accadendo per esempio in Finlandia, con un disegno di legge di iniziativa popolare che chiede l'adesione alla Nato. E ricordo che la Finlandia è un Paese storicamente neutrale, confinante con la Russia. In pratica Putin per non avere un ulteriore confine con la Nato, con l'ingresso dell'Ucraina, ne sta costruendo un altro. Un risultato a dir poco fallimentare. Osserviamo un ricompattamento delle democrazie, che con tutte le loro debolezze stanno dimostrando di voler davvero difendere i principi che spesso vengono sbandierati soltanto a voce.

Come valuta il contributo del nostro Paese, che ha messo a disposizione 3400 soldati, fino al prossimo 30 settembre?

Stiamo facendo la nostra parte, il nostro contributo è assolutamente in linea con le pianificazioni dell'Alleanza atlantica sulla messa in allarme delle forze di reazione. Ogni Paese ha un compito da svolgere e ha una componente da mettere a disposizione e noi lo stiamo facendo esattamente come lo stanno facendo gli altri. I numeri previsti sono indicativi del fatto che stiamo predisponendo un sistema difensivo del territorio dell'Alleanza atlantica, nei Paesi che confinano con la Russia, come Estonia e Lettonia, e questo dimostra la non aggressività della Nato, cosa che invece Putin continua a contestare. Per quanto riguarda invece la qualità dei mezzi e degli uomini che mettiamo a disposizione possiamo essere orgogliosi: in questo momento i cieli della Romania sono protetti dai nostri Eurofighter, a cui adesso si stanno aggiungendo anche quelli tedeschi.

L'aggressione militare russa giustifica l'adozione da parte dell'Italia di iniziative che consentano all'Ucraina di esercitare il diritto alla legittima difesa?

Indubbiamente questo fa parte di uno sforzo collettivo dei Paesi dell'Ue e dell'Alleanza atlantica. Per esempio ieri il governo svedese ha deciso l'invio di 5000 missili anticarro alle truppe ucraine. È un concerto di azioni che vengono condotte in modo condiviso, e mi dispiace per questo sentire qualche voce politica fuori dal coro.

Non è previsto in alcun modo che uomini e mezzi della Nato siano impiegati negli scontri tra Ucraina e Russia, e non soltanto in funzione difensiva?

Io invito tutti a leggere con attenzione il Trattato del Nord Atlantico, che dice in modo esplicito che si tratta di un'alleanza difensiva, che reagisce se viene attaccata su un territorio dei suoi Paesi membri. Contrariamente a quello che poteva pensare Putin l'Ucraina non è un Paese membro dell'Alleanza atlantica, e quindi non c'è nessuna ipotesi di intervento militare della Nato in questo conflitto. La reazione è solo politica, e si sostanzia anche nelle sanzioni economiche particolarmente pesanti che possono mettere in difficoltà la Russia.

Come dobbiamo leggere il fatto che Putin abbia ordinato ieri l'allerta alle forze di deterrenza strategiche difensive e offensive? È un segnale preoccupante per la nostra incolumità?

Significa prima di tutto che Putin non avendo ottenuto in modo rapido quello che era il suo obiettivo iniziale ha innalzato il livello della tensione. Stiamo parlando del concetto di escalation, che è appunto una scala in cui si avanza nelle decisioni politiche, fino al gradino successivo. Il presidente russo ha salito il primo gradino. Ma da qui all'effettivo impiego delle armi di gradini da salire ce ne sono altri. Io non sono particolarmente preoccupato se si parla di prontezza delle forze strategiche nucleari. Durante la Guerra Fredda lo Strategic Air Command americano che disponeva di centinaia e centinaia di velivoli da bombardamento strategico, prevalentemente B-52, teneva in volo costantemente, in qualsiasi ora del giorno e della notte, 365 giorni su 365, un terzo dei propri mezzi carichi di bombe, pronte a essere lanciate su obiettivi prestabiliti. Si trattava di un livello di prontezza elevato, credo che oggi siamo ben lontani da questo. È possibile che Putin mantenga questo livello di tensione ancora a lungo, solo per mostrare i muscoli.

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