Ucraina, Di Giacomo (Oim) a Fanpage: “Flusso di persone in fuga mai visto dalla II Guerra Mondiale”
Sono oltre 3 milioni i rifugiati fuggiti dall'Ucraina da quando è iniziata l'invasione russa, lo scorso 24 febbraio. Negli ultimi giorni i flussi sono diminuiti ma i numeri sono impressionanti: si tratta del più grande esodo di massa dalla Seconda Guerra Mondiale. Secondo le stime fornite dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio saranno cinque milioni i profughi che lasceranno l'Ucraina verso i Paesi dell'Ue, compresa l'Italia. In un'intervista a Fanpage.it Flavio Di Giacomo, portavoce per l'Italia dell'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim), agenzia dell'Onu, fa il punto sulla crisi umanitaria legata al conflitto.
"Un flusso di persone in fuga da un conflitto di quest'intensità non si vedeva dalla Seconda Guerra Mondiale. In tre settimane sono partite 3 milioni di persone. Se consideriamo che la grande crisi migratoria europea degli ultimi anni era stata quella della Grecia e della Turchia del 2015, quando a spostarsi verso i Paesi Ue furono poco meno di un milione di persone in un anno. Praticamente in tre settimane abbiamo registrato un movimento di tre volte superiore. Questo ci fa capire l'eccezionalità del momento e la gravità umanitaria di quello che sta accadendo a seguito di questa drammatica guerra", ci ha detto Di Giacomo al telefono.
Oim: "Profughi dei Paesi terzi discriminati"
"Bisogna ringraziare il fatto che gli stati confinanti abbiano lasciato aperte le frontiere. Quando ci sono delle guerre è fondamentale lasciare i confini aperti per dare alle persone la possibilità di scappare", ha sottolineato il portavoce Oim. Su tre milioni di persone un milione e 800mila persone sono andate in Polonia. Il secondo stato interessato da questo spostamento di massa è la Moldova, con 337mila rifugiati, a seguire l'Ungheria con 263mila, la Romania con 243mila e la Slovacchia con 216mila. Sul totale dei profughi fuggiti 162mila provengono da Paesi terzi: "In Ucraina ci sono molti stranieri provenienti da Africa, Nord Africa, Sud America, lavoratori ma anche molti studenti, perché le università del Paese attirano molti ragazzi, soprattutto perché il Paese è conveniente dal punto di vista economico, il costo della vita non è molto alto".
Nei primi giorni di guerra Oim ha registrato molti episodi di discriminazione nei confronti di questi rifugiati dei Paesi terzi: "Ai confini in alcuni casi gli ucraini sono stati fatti passare, mentre i non ucraini sono stati lasciati indietro, costretti a fare file più lunghe. Non sappiamo se questi episodi di discriminazione siano cessati, al momento non ci risultano. Ma nei primi giorni l'Oim ha fatto un appello diretto agli stati confinanti, affinché si assicurassero che casi del genere non si ripetessero, garantendo a tutti l'entrata in sicurezza all'interno dei propri confini, a prescindere dall'etnia e dalla provenienza".
Cosa succede ai profughi dei Paesi terzi con la direttiva 55
Nei giorni scorsi è stata attivata la direttiva 55 del 2001, per la protezione temporanea degli sfollati ucraini: "Questa direttiva può essere attivata a prescindere dalla vicinanza geografica, l'Europa avrebbe potuto attivarla anche in passato, penso agli afghani. Garantisce una protezione temporanea a chi fugge da questa guerra, eliminando tutte le procedure per la richiesta d'asilo, che sono lunghe e prevedono un procedimento complicato per chi fugge e per lo stato che accoglie. Per quanto riguarda i cittadini che provengono da Paesi terzi potrebbe esserci qualche lieve differenza: bisognerà vedere a livello nazionale come verrà attuata la direttiva, che lascia una discrezionalità ai singoli stati. In Italia per esempio stiamo ancora aspettando il dpcm di attuazione, ma molti cittadini dei Paesi terzi, a differenza degli ucraini che non possono tornare indietro perché a casa loro c'è la guerra, possono rientrare nei Paesi d'origine. Sono comunque persone che hanno subito il trauma di una guerra o persone che vivevano stabilmente in Ucraina. Bisognerà valutare caso per caso".
Molti cittadini di Paesi terzi hanno comunque già chiesto di essere trasferiti a casa loro: "L'Oim per esempio ha già organizzato alcuni voli, per esempio verso la Tunisia o l'Ecuador, e in questo caso il governo ecuadoregno ha pagato il viaggio. Bisogna comunque garantire la protezione a tutti e fare in modo che ci sia meno differenza di trattamento tra ucraini e no. Quello che colpisce di quest'emergenza è però la velocità: la macchina dell'assistenza umanitaria si sta mettendo in moto adesso, non è facile mettere in moto un meccanismo di assistenza ai confini e all'interno degli stati membri".
"In questa guerra drammatica sarà poi interessante vedere come si muoverà la politica europea rispetto al tema migrazione e asilo. Perché su questo c'era una situazione stagnante da almeno 6 o 7 anni, con un atteggiamento di chiusura totale soprattutto a causa dei Paesi di Visegrad – ci ha detto ancora Di Giacomo – Adesso proprio quei Paesi hanno bisogno di aiuto degli altri Stati membri. In tre settimane c'è stato un ribaltamento totale del panorama migratorio, bisognerà vedere che effetti ci saranno sullo sviluppo delle politiche".
Cosa sta facendo l'Oim
L'agenzia Onu ha creato dei numeri verdi in Romani, Polonia e Ungheria, in collaborazione con i governi locali, per fornire almeno un numero di telefono ai rifugiati, in modo da dare un minimo di assistenza: "In Moldova, a Palanca, abbiamo anche organizzato insieme all'Unhcr, in accordo con il governo rumeno e quello moldavo, dei trasferimenti per decongestionare il confine. Ci sono già dei bus che stanno trasportando centinaia di persone all'interno della Romania. Poi ci occupiamo di distribuzione di viveri, beni di prima necessità, stiamo collocando tende. Chi fugge per esempio da Leopoli e arriva in Polonia riceve vestiti, cibo, carte telefoniche. Poi ci sono dei bus che portano i rifugiati verso altri Paesi, e anche in Italia, dove molti ucraini hanno parenti".
L'Oim però lancia un avviso, chiedendo di prestare attenzione ai trafficanti: "Ci possono essere persone che offrono passaggi non guidati da spirito umanitario, ma per fare soldi. Fino ad ora non abbiamo ricevuto segnalazioni, ma il rischio c'è".
La priorità sono i corridoi umanitari a due direzioni
In Italia sono entrate oltre 44mila persone, di cui 40mila sono donne e bambini, (22mila donne e 18mila bambini). Qualora dovesse esserci una redistribuzione di rifugiati dai Paesi confinanti verso gli stati Ue, all'Italia toccherebbe un 13%. "In questo momento stiamo registrando una lieve diminuzione del flusso, che continua ma non ai livelli delle scorse due settimane. Probabilmente perché è più difficile uscire dall'Ucraina. Basti pensare che anche Leopoli è diventata un teatro pericoloso rispetto a qualche giorno fa. In questo momento la priorità è ottenere un cessate il fuoco e permettere i corridoi umanitari a due direzioni: una verso l'esterno, per permettere alle persone di fuggire, e una verso l'interno per portare beni primari, perché in Ucraina ci saranno milioni di sfollati, è difficile quantificarli. E anche gli ospedali sono stati duramente colpiti: manca sangue, ossigeno, medicine", ha sottolineato Di Giacomo.
La maggior parte però di coloro che sono arrivati nel nostro Paese ha parenti o amici che possono dare ospitalità, quindi sono persone che si stanno muovendo autonomamente a bordo dei bus, per recarsi principalmente a Roma, Milano, Napoli, Torino e Bologna: "Proprio per questo per ora la gestione dell'accoglienza è abbastanza facile. Ma arriverà il momento in cui finirà il flusso legato alla diaspora ucraina, e cominceranno ad arrivare anche rifugiati che non hanno nessuno qui", ha detto Di Giacomo.
I flussi migratori sulla rotta del Mediterraneo non si sono fermati
Anche se i numeri dei profughi dall'Ucraina sono enormi, i flussi migratori via mare dalla Libia all'Italia non si sono fermati, così come i respingimenti illegali. Secondo i dati aggiornati Oim sono in tutto 3.091 i migranti che sono stati intercettati in mare e riportati indietro dalla cosiddetta Guardia costiera libica dal 1 gennaio 2022 a oggi. "Sono arrivate via mare in Italia 6mila persone dall'inizio dell'anno, ci sono oltre 200 morti già registrati. La situazione in Ucraina non ci deve far mettere da parte le altre emergenze umanitarie che purtroppo esistono. In Libia per altro c'è stato un momento di crisi di cui si è parlato poco: si temeva che il governo di Bashagha, che non è riconosciuto dal governo precedente, potesse entrare a Tripoli con la forza con il supporto di Haftar. Alla fine la crisi è stata scongiurata ma la situazione in Libia rimane instabile. Msf ha salvato 111 persone solo la scorsa settimana, e ci sono voluti 7 giorni in mare per avere l'ok per sbarcare ad Augusta".
"Coloro che partono dalla Libia magari sono migranti economici in origine, ma poi una volta arrivati a Tripoli diventano vittime di abusi e violazioni dei diritti umani, perché sono bloccati in un Paese in cui è difficile restare e da cui non si può tornare indietro".
Bisogna ricordare però che l'emergenza del Mediterraneo è un'emergenza umanitaria, non è un'emergenza numerica: "Il racconto che è stato fatto in questi anni è stato totalmente errato, si è parlato di invasione. Ma il massimo degli arrivi, nel 2016, è stato di 180mila all'anno. L'anno scorso sono arrivate 67mila persone. Questi numeri, in un Paese da 60 milioni di abitanti, come è l'Italia, sono lo 0,3% del totale della popolazione. Adesso che vediamo veramente cosa è un flusso migratorio imponente dovremmo renderci conto del fatto che l'emergenza dalla Libia non è mai stata un'emergenza numerica, è stata un'emergenza operativa, perché bisognava salvare le persone in mare, e umanitaria, per via delle torture che avvengono in quel Paese del Nord Africa".