Tutti i programmi Rai avranno un “supervisore”, Pd chiede intervento Ue: “Così Tv è in mano al governo”
Una figura per supervisionare ciascun programma, scelta dall'azienda, che di fatto tolga almeno una parte del controllo agli autori e al conduttore. Questa è la novità annunciata venerdì con una circolare dall'amministratore delegato della Rai, Giampaolo Rossi. Una mossa che ha fatto discutere e sollevato le obiezioni del sindacato Usigrai e delle opposizioni. Il Pd, tramite il suo eurodeputato Sandro Ruotolo, ha depositato un'interrogazione al Parlamento europeo per chiedere se questa novità non violi il Media Freedom Act entrato in vigore lo scorso novembre.
Cosa cambia in Rai con i "responsabili editoriali" dei programmi
La circolare in questione di fatto afferma che per ogni programma, oltre al direttore di genere (che si occupa, ad esempio, di tutte le trasmissioni di approfondimento) e alla redazione (composta anche dagli autori e dai conduttori) ci deve essere una figura di mezzo. Un capostruttura, o "responsabile editoriale", che eserciti un ulteriore controllo. E che non può coincidere con il conduttore, come oggi avviene in diversi casi.
Infatti, in alcune trasmissioni Rai la figura del capostruttura è già presente. Ma non tutte. L'esempio più discusso è quello di Report, trasmissione d'inchiesta finita più volte al centro degli attacchi della maggioranza. In questo caso, Sigfrido Ranucci è sia il conduttore che il ‘responsabile' del programma, e non c'è una figura di sorveglianza tra lui e il direttore del genere.
La protesta di sindacati e opposizioni
Il sindacato Usigrai ha parlato di un "attacco alla professione giornalistica" per "mettere sotto stretto controllo l'informazione del servizio pubblico". Infatti, la circolare scritta "in termini ambigui e approssimativi" affermerebbe che " il controllo editoriale sui programmi non è più dei direttori di Genere o dei conduttori e autori dei programmi, ma viene affidato a delle non meglio precisate strutture editoriali".
Non sarebbe però chiaro "cosa siano queste nuove strutture, chi siano questi responsabili editoriali, in base a quali requisiti e competenze vengano scelti. A cosa servono e perché ora? Per controllare come richiesto da politici o, peggio, tv concorrenti, i pochi programmi che ancora fanno informazione?".
Alla protesta del sindacato si sono uniti Movimento 5 stelle, Alleanza Verdi-Sinistra e Partito democratico, che hanno chiesto chiarimenti all'ad Rossi. Intanto, i dem si sono mossi anche presentando un'interrogazione parlamentare a Strasburgo.
L'interrogazione del Pd: "Si viola la legge europea su libertà d'informazione"
Sandro Ruotolo, responsabile Informazione per il Pd ed eurodeputato, fa parte del gruppo parlamentare scelto per monitorare l'attuazione del Media freedom act. Si tratta di una nuova legge europea sulla libertà dei media, che è entrata in vigore lo scorso 8 novembre ma diventerà di fatto operativa da agosto 2025, e che ha già posto più di una criticità per la Rai.
Ruotolo ha chiesto: "La nomina dei ‘responsabili editoriali' decisa dai vertici Rai, a loro volta nominati dal governo, non è una palese violazione dell’articolo 3 del Media Freedom Act? Cosa intende fare la Commissione europea per far rispettare dal governo italiano il nuovo regolamento Ue?". L'articolo in questione afferma il "diritto di avere accesso a una pluralità di contenuti mediatici editorialmente indipendenti".
La circolare sui responsabili editoriali è "miope", che "comprometterà l’indipendenza editoriale e l’imparzialità del servizio pubblico", perché "se fosse stata in vigore in passato giornalisti del valore di Enzo Biagi, Sergio Zavoli, Michele Santoro e Milena Gabanelli, da conduttori non avrebbero potuto gestire dal punto di vista editoriale i loro programmi". Ruotolo ha concluso: "Non possiamo permettere che il servizio pubblico sia uno strumento del governo di turno". Per questo i dem chiederanno all'Ue di intervenire.