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Opinioni

Tutti i decreti spot di Giorgia Meloni in un anno di governo: così la premier ha conquistato l’Italia

In un anno di governo, dai rave party ai migranti, Giorgia Meloni ha costruito il suo consenso con una lunga lista di decreti spot. La strategia è sempre la stessa: c’è un problema? Noi non solo ti diamo la soluzione, ma lo facciamo anche in tempi record. Poco conta se sia vero o meno, l’importante è dare l’impressione di farlo.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Il governo Meloni è come mister Wolf di Pulp Fiction: risolve problemi. Poco conta se siano reali o immaginari e se la soluzione proposta serva concretamente a cambiare le cose. Nell'ultimo anno la strategia comunicativa dell’esecutivo è stata praticamente sempre questa e, tracciando un bilancio nei giorni in cui ricorre l'anniversario del giuramento al Quirinale, possiamo dire con certezza che è stata vincente. Decreto Rave, decreto Carburanti, decreto Cutro, decreto Lavoro, decreto Caivano, decreto Migranti. Sono tutti nomi che, più o meno, hanno fatto o stanno facendo la fortuna del governo e soprattutto di Fratelli d’Italia e di Giorgia Meloni.

A un anno dalle elezioni stravinte, il partito è al 30% nei sondaggi e la presidente del Consiglio è sempre molto popolare, con un gradimento intorno al 50%. La strategia è molto semplice: c’è un problema? Noi non solo ti diamo la soluzione, ma lo facciamo anche in tempi record – a costo di annunciare di fretta decreti che poi vanno riscritti da capo – e la impacchettiamo talmente bene che ti verrà da dire “ben fatto governo”. Anche se poi, in realtà, in molti casi le questioni non vengono risolte o vengono affrontate in maniera parziale e temporanea. Ma alla fine c’è un po’ l’effetto dell’eroe che se ne va e ti viene da applaudire anche se non ha fatto niente.

La premessa d'obbligo, prima di affrontare questo discorso e riavvolgere il nastro del film politico dell'ultimo anno, è che parliamo di un comportamento adottato da tutti i governi di ogni colore in stagioni anche profondamente differenti tra loro. Ma Meloni e i suoi sono particolarmente bravi a trasformare tutto ciò che accade in consenso. Andiamo per capitoli.

Un nuovo reato: il decreto Rave

Neanche il tempo di insediarsi e in tutta fretta, il 31 ottobre, il governo ha annunciato una nuova norma penale presentando il decreto Rave. In quel momento i telegiornali aprivano tutte le edizioni con il rave party a Modena, anche per via delle dichiarazioni da parte degli esponenti di centrodestra che non parlavano d’altro. Non si trattava di un evento particolarmente diverso da quelli del passato, ma il governo voleva dare l’impressione di utilizzare il pugno duro. È finita con un nuovo reato introdotto nel codice penale, scritto in fretta e accompagnato da mesi di polemiche. È passato quasi un anno, zero condanne. Ma l’importante era la comunicazione: rapida e precisa.

Tutta colpa dei benzinai: il decreto Carburanti

Il primo gennaio scorso il risveglio è stato ancora più traumatico del solito per via dei prezzi dei carburanti ai distributori di benzina. Il problema era che il governo aveva deciso di non rinnovare lo sconto di 25 centesimi sulle accise, scaduto il 31 dicembre. Qui è necessario un piccolo ma doveroso inciso: parliamo di una misura costosissima per le casse dello Stato e non rinnovarla non sembrava una scelta così irragionevole, anche perché il prezzo della benzina nei mesi era sceso.

È arrivato un vero capolavoro: davanti alle prevedibili proteste dei cittadini, il governo non ha provato a spiegare la propria scelta, ma piuttosto ha cominciato ad accusare i benzinai di speculare sul prezzo e di averlo volutamente gonfiato. In poche settimane sono riusciti a mettere i distributori sul piede di guerra, fino a partorire il decreto Carburanti. Anche qui, c’è un problema? Ecco la soluzione. Il governo ha obbligato i benzinai a esporre il cartello con il prezzo medio dei carburanti. Una delle misure più inutili mai viste, che non ha spostato di un centesimo i prezzi. Ma ha dato la sensazione, con tanto di puntata speciale degli appunti di Giorgia, di aver risolto la situazione.

Attraverso il globo terracqueo: il decreto Cutro

Nella notte tra il 25 e il 26 febbraio, a Cutro, è avvenuto uno dei più drammatici naufragi di migranti davanti alle coste italiane. Il bilancio delle vittime è pesantissimo. Il governo è partito in massa, direzione Calabria. Qui Meloni ha pronunciato la famosa frase: "Andremo a cercare gli scafisti lungo tutto il globo terracqueo". Passerella a parte, possiamo dirlo: nuovo reato nel codice penale per punire gli scafisti, che peraltro non ha dato grandi risultati, e grande confusione con i trafficanti, che sono un’altra cosa rispetto a chi materialmente guida le barche. Senza parlare del fatto che puoi imprigionare tutti i trafficanti che vuoi, ma senza alternative ne arriveranno sempre degli altri. A livello comunicativo però Meloni era subito lì, a dispensare soluzioni.

Il governo stacanovista: decreto Lavoro

Il primo maggio voi dov’eravate? Al mare? In montagna? A fare il picnic? Il governo Meloni lavorava, per dare un segnale. Ne è uscito fuori il decreto Lavoro, che ha tagliato il cuneo contributivo – ora rinnovato con la manovra – portando un aumento di almeno 50 euro in busta paga per milioni di dipendenti. A livello comunicativo, perfetto. Anche se parliamo della soluzione temporanea per eccellenza. Perché è vero che il governo ha previsto di rifinanziarlo, ma se non lo si renderà strutturale, prima o poi gli stipendi caleranno di nuovo.

Ti tolgo la patente: il nuovo codice della strada

A metà giugno l’incidente di Casal Palocco a Roma, in cui ha perso la vita un bimbo di cinque anni, ha scosso particolarmente l'opinione pubblica. In risposta, a fine giugno, Matteo Salvini ha presentato il nuovo codice della strada, che tra l’altro, essendo una legge delega, ha un percorso lunghissimo prima dell’entrata in vigore, che si concluderà bene bene che va nel 2024. Ma bisognava annunciarla subito: "Il messaggio è se ti stronchi di canne, ti impasticchi – ha detto Salvini in conferenza stampa – ti ritiro la patente".

Più giovani in carcere: il decreto Caivano

Dopo un’estate scandita da cronaca nera e reati – come la violenza sessuale di gruppo a Palermo – che hanno riguardato giovanissimi, il governo ha approvato il decreto Caivano. Un provvedimento fortemente repressivo, chiesto dalla pancia del Paese, scritto in fretta e furia e modificato fino a pochi minuti prima del Consiglio dei ministri. Il problema è che le nuove misure non fanno altro che inasprire le pene per i giovanissimi, allargando a più reati la possibilità di arrestarli già a 14 anni, ma senza intervenire in reale prevenzione investendo sulle famiglie o sull’educazione.

Tratteniamoli tutti: il decreto Migranti

L’ultimo in ordine di tempo è stato il decreto Migranti, approvato dal governo dopo che per settimane tutti gli occhi d’Italia sono tornati a guardare cosa succede ciclicamente a Lampedusa. Il risultato è stato una riduzione dei diritti per i migranti minori, per cui invece servirebbe un occhio di riguardo: visto che ne stanno arrivando troppi, chi ha tra i 16 e i 18 anni rischia di essere ospitato nei centri di accoglienza per adulti, come se non fosse tecnicamente minorenne e non avesse diritto a un trattamento differente. Inoltre, chi si dichiara minore subirà una serie di accertamenti medici per verificare che l’età sia veritiera: verranno sottoposti a radiografie e altri esami, con espulsione immediata per chi mente. E a proposito di espulsioni, si è parlato di una nuova stretta: quello che il governo non dice, però, è che espulsione non significa rimpatrio, ma spesso i migranti restano comunque sul territorio italiano.

La strategia vincente del governo Meloni

Così, mese dopo mese, il governo ha costruito il proprio consenso, con una macchina perfettamente oliata fatta di problemi, a volte amplificati, e soluzioni. Basta vedere che, rispetto a un anno fa, il centrodestra è cresciuto nei sondaggi politici. Governare di solito logora, ma non Giorgia Meloni, che prosegue la sua luna di miele con il Paese ed è riuscita a ritagliarsi il ruolo di eroina aggiustatutto. Anche se la realtà è un po’ diversa: c’è un’inflazione da record, il caro vita sta mettendo in ginocchio le famiglie italiane, il prezzo della benzina è alle stelle, gli stipendi sono fermi da trent’anni. Però va tutto bene.

Insomma, non sappiamo quale sarà il prossimo caso. Ma è certo che il giorno dopo il governo presenterà un decreto con un nome evocativo, farà una visita blindata a sorpresa e un punto stampa sul posto. Lo slogan è chiaro: lo Stato ci mette la faccia e risolve i problemi. Che poi sia vero o no, poco conta. L’importante è dare l’impressione di farlo. E nell’ultimo anno, Giorgia Meloni, ci è riuscita benissimo.

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Giornalista, mi occupo di politica su Fanpage.it. Appassionato di temi noiosi, come le storie e i diritti degli ultimi: dai migranti ai giovani lavoratori sfruttati. Ho scritto "Il sound della frontiera", un libro sull'immaginario americano e la musica folk.
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