Tutti i bonus in busta paga che scadranno nel 2025 se il governo Meloni non li rinnova con la manovra
L'estate è ancora nel vivo, ma per il governo Meloni si avvicina il momento di pensare alla legge di bilancio che dovrà essere approvata entro la fine dell'anno. Perché la manovra va portata in Parlamento entro il 20 ottobre, ma quest'anno c'è una scadenza anticipata: entro il 20 settembre l'esecutivo dovrà presentare alla Commissione europea il suo piano per risanare i conti pubblici nei prossimi anni. Quindi, i ragionamenti su cosa tagliare e cosa no sono già iniziati.
In particolare, ci sono vari bonus che hanno portato aumenti in busta paga nell'ultimo anno e che però sono validi solo per il 2024: per rinnovarli, il governo dovrà trovare i soldi necessari. Si parla del taglio del cuneo fiscale, della riduzione delle aliquote Irpef e del bonus madri lavoratrici con due figli. Interventi che, secondo la Banca d'Italia, in media hanno portato alle famiglie italiane un aumento di redito disponibile dell'1,5%, con delle variazioni tra categorie diverse.
Chi ci guadagna con il taglio del cuneo fiscale
Il taglio del cuneo fiscale è una delle misure su cui il governo Meloni ha deciso di puntare di più. Nella scorsa manovra, prorogarlo per tutto il 2024 è costato circa 11 miliardi di euro. Il taglio consiste in una riduzione dei contributi previdenziali che il lavoratore o la lavoratrice dipendente deve versare: quella somma viene invece tenuta in busta paga, e lo Stato paga la differenza in modo che questo non abbia un effetto negativo sulla pensione.
Il taglio del cuneo ha ridotto i contributi di sette punti percentuali per chi prende meno di 25mila euro all'anno, e di sei punti percentuali per chi prende tra 25mila e 35mila euro. Al di là di qualche situazione limite in cui sono nati dei disagi – come per i dipendenti che ottenendo un aumento sono saliti appena al di sopra dei 35mila euro, e quindi si sono ritrovati di colpo a pagare molte più tasse, finendo per perderci – la stima è che il taglio del cuneo fiscale abbia portato ad un aumento tra i 60 e i 100 euro in più al mese in busta paga. Un guadagno più alto tanto più ci si trova vicini alla soglia dei 35mila euro.
Come detto, il taglio del cuneo fiscale è uno degli interventi che il governo Meloni rivendica maggiormente, e più volte il ministro dell'Economia Giorgetti ha ribadito che l'intenzione è di confermarlo anche il prossimo anno. Resta da vedere se i fondi saranno trovati (e, nel caso, da dove saranno tolti).
Come funziona l'Irpef 2024 e chi paga meno tasse
Il taglio dell'Irpef è stato parte della riforma fiscale del governo Meloni, e anche in questo caso si tratta di una modifica temporanea valida solo per quest'anno, e costata circa quattro miliardi di euro per il 2024. Rispetto al 2023, per quest'anno il governo ha ridotto le aliquote Irpef da quattro a tre. La differenza sostanziale è che si è abbassata di due punti l'aliquota che deve pagare chi ha un reddito tra i 15mila e i 28mila euro (il 23% invece del 25%).
Questo significa che i vantaggi sono stati sentiti da chi ha un reddito sopra i 15mila euro, mentre al di sotto di questa soglia non ci sono state differenze. Chi prende tra i 28mila e i 50mila euro si trova con un risparmio netto di 260 euro all'anno, mentre al di sopra dei 50mila euro annui il governo ha deciso di ‘cancellare' il bonus, tagliando di esattamente 260 euro le detrazioni fiscali a cui si ha diritto. Il governo ha già detto che per l'anno prossimo vorrebbe portare vantaggi anche a chi ha un reddito sopra i 50mila euro, ma la questione è sempre quanti soldi riuscirà a trovare e come sceglierà di usarli.
Chi può ottenere il bonus mamme lavoratrici
Infine, il bonus per mamme lavoratrici. La misura consiste in un taglio completo dei contributi da versare con la busta paga, fino a un massimo di 3mila euro all'anno, ovvero 250 euro al mese. Una sorta di versione ‘potenziata' del taglio del cuneo fiscale, rivolta alle donne con almeno due figli che hanno un contratto a tempo indeterminato. Ma c'è una distinzione importante. Le lavoratrici che hanno almeno tre figli (di cui almeno uno minorenne) potranno utilizzare il bonus fino al dicembre 2026. Per le donne con ‘solo' due figli (di cui uno al di sotto dei dieci anni), invece, il taglio dei contributi è in vigore solo per quest'anno.
Il governo Meloni ha spesso insistito che per aumentare la natalità sia necessario aiutare le donne a restare al lavoro anche quando hanno figli, quindi un bonus di questo tipo sembrerebbe una misura da rinnovare. Ma anche in questo caso dipenderà da quante risorse ci saranno. Anche perché secondo quanto risulta dai dati Inps nei primi sei mesi del 2024 poco più della metà delle dipendenti che ne avevano diritto hanno richiesto il bonus.