Tutti gli attacchi di Papa Francesco a Donald Trump, che dopo averlo ignorato per anni sarà ai funerali

La morte di Papa Francesco ha attirato reazioni internazionali da molti leader politici, e uno di questi è stato il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Il tycoon ha annunciato che le bandiere sarebbero state abbassate a mezz'asta mentre di fianco a lui si trovava una persona travestita da consiglio, una mascotte per la Pasqua. La cosa è sembrata inopportuna ad alcuni, vista la gravità del momento. Poche ore dopo il presidente ha detto che sarà presente ai funerali del pontefice. Certo è che le polemiche tra Trump e Papa Francesco sono sempre state piuttosto esplicite, anche se quasi sempre entro i confini della diplomazia internazionale. Fin dal 2016, prima che Trump venisse eletto, Bergoglio non ha risparmiato attacchi duri sulla sua politica migratoria. E non sono mancati gli screzi anche tra il governo statunitense e quello del Vaticano.
Quando il Papa disse che Trump non era cristiano
Il primo episodio che mise in evidenza le distanze tra i due avvenne nel febbraio del 2016. Rispondendo alla domanda di un giornalista su Donald Trump, allora candidato alle elezioni per la prima volta con la promessa di costruire un muro al confine con il Messico, disse: "Una persona che pensa solo a costruire muri, ovunque essi siano, e non a costruire ponti, non è cristiana". Comprensibilmente, molti sintetizzarono così quel messaggio: il Papa dice che Trump non è cristiano.
La risposta del candidato fu dura, con un comunicato che da allora è stato rimosso dal suo sito personale: "Se e quando l'Isis attaccherà il Vaticano, che come tutti sanno è l’obiettivo massimo, vi posso assicurare che il Papa si ritroverà ad avere sperato e pregato che Donald Trump diventasse presidente, perché con lui alla presidenza niente di tutto ciò sarebbe successo". E aggiunse: "Per un capo religioso non è rispettoso mettere in discussione la fede di una persona". Nei giorni successivi la polemica si stemperò, l'ufficio stampa vaticano specificò che il Papa non intendeva rivolgersi direttamente a Trump, e il tycoon disse che amava il pontefice. Ma il primo scontro era avvenuto.
Il messaggio di congratulazioni dedicato agli "esclusi" e il primo incontro
Dopo la vittoria delle elezioni, a gennaio 2017, come di rito il Papa inviò a Trump un messaggio di congratulazioni. Qui disse che sperava che "sotto la sua guida" l'America continuasse a "misurarsi soprattutto per la sua preoccupazione per i poveri, gli esclusi e i bisognosi che come Lazzaro attendono di fronte alla nostra porta". Parole scelte con cura, e che peraltro si possono confrontare con lo stesso messaggio inviato all'inizio di quest'anno, per il secondo mandato di Trump, con tono più netto. In quel caso, Francesco ha augurato che il popolo statunitense "si impegni sempre nella costruzione di una società più giusta, in cui non ci sia spazio per l'odio, la discriminazione o l’esclusione".
Tra i due capi di Stato ci fu un primo incontro ufficiale il 24 maggio 2017. Nonostante da quel vertice fosse emersa una foto che è poi stata diffusa anche come meme, per la differenza nell'espressione dei due leader, in quel caso non emersero frizioni particolari. L'ufficio stampa del Vaticano riportò che l'incontro era stato cordiale, e Trump diffuse un messaggio entusiasta sui social.

Le tensioni diplomatiche Usa-Vaticano e l'incidente del 2020
Ci furono anche tensioni che coinvolsero direttamente Trump, ma la sua amministrazione e la gerarchia ecclesiastica statunitense. A settembre 2019 il Papa disse a un giornalista, che gli stava consegnando un suo libro sugli attacchi rivolti al pontefice dagli ambienti di destra della Chiesa statunitense: "Per me è un onore se mi attaccano gli americani". È noto che Francesco non ha mai avuto un gran rapporto con gli ambienti più conservatori della Chiesa americana, che l'hanno spesso attaccato, e infatti ha generalmente preferito nominare cardinali quei vescovi che appartenevano ad ambienti più progressisti. La battuta fu poi smorzata dall'ufficio stampa, anche in questo caso: "Il Papa voleva dire che considera sempre le critiche un onore, particolarmente quando provengono da importanti pensatori e, in questo caso, da una nazione importante".
Poco meno di un anno dopo, nel settembre 2020, si consumò un vero e proprio incidente diplomatico. Mike Pompeo, Segretario di Stato (più o meno l'equivalente del ministro degli Esteri) degli Usa, criticò il Vaticano per aver stilato un accordo con la Cina per la nomina dei vescovi nel Paese, chiedendo che non fosse rinnovato per non perdere la "integrità morale" della Santa Sede. Pompeo si recò poi a Roma, e nuovamente invitò il Papa ad avere "coraggio contro le persecuzioni religiose", aggiungendo che "nessun luogo la libertà religiosa è sotto attacco più che in Cina".
Il giorno dopo, il Papa rifiutò di incontrare Pompeo. Era noto da qualche giorno che sarebbe successo, e il motivo ufficiale era che il pontefice non incontra esponenti di governo mentre sono in corso le campagne elettorali (negli Stati Uniti si sarebbe votato a breve). Ma la tensione rimase. Pompeo incontrò Pietro Parolin, Segretario di Stato del Vaticano. Al termine dell'incontro, la Santa Sede nella nota di rito fece capire che la richiesta di non rinnovare l'accordo con la Cina era stata respinta.
Il segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, Paul Richard Gallagher, disse apertamente che la richiesta di udienza al Papa poteva essere un atto di strumentalizzazione politica. Nello stesso periodo, l'ambasciata degli Stati Uniti organizzò nella Santa Sede un convegno sulla libertà religiosa. Gallagher fu invitato, ma gli fu data la parola solo per pochi minuti.
La dura lettera di Papa Francesco contro le "deportazioni di massa" di Trump
Gli ultimi due episodi sono arrivati tutti negli ultimi sei mesi o poco più. Durante la campagna elettorale tra Kamala Harris e Donald Trump, Papa Francesco disse: "Ambedue sono contro la vita, sia quello che butta via i migranti sia quella che uccide i bambini". A conferma delle sue posizioni progressiste in materia di migrazioni e conservatrici sul tema dell'aborto. "Non dare ai migranti accoglienza e possibilità di lavorare è peccato, e grave", aggiunse.
Ma l'attacco decisamente più aperto e chiaro a Donald Trump arrivò dopo: 10 febbraio 2025, a pochi mesi dalla morte. Il pontefice scrisse una lettera alla Conferenza dei vescovi degli Stati Uniti, che nei giorni precedenti aveva aperto una polemica con il presidente criticando il suo "trattamento di migranti e rifugiati".
Il Papa non usò mezzi termini. Paragonò il percorso dei migranti al "cammino dalla schiavitù alla libertà compiuto dal popolo d’Israele, così come narrato nel libro dell’Esodo". Disse che stava "seguendo da vicino la grande crisi che si sta verificando negli Stati Uniti" con l’avvio di un "programma di deportazioni di massa".
Scrisse che non si poteva non "compiere un giudizio critico" ed esprimere "dissenso verso qualsiasi misura che tacitamente o esplicitamente identifica lo status illegale di alcuni migranti con la criminalità". Aggiunse che "l'atto di deportare persone che in molti casi hanno abbandonato la propria terra per ragioni di povertà estrema, insicurezza, sfruttamento, persecuzione o grave deterioramento dell’ambiente, lede la dignità di molti uomini e donne, e di intere famiglie". Papa Francesco esortò "tutti i fedeli della Chiesa cattolica, come anche tutti gli uomini e le donne di buona volontà, a non cedere a narrative che discriminano e causano inutili sofferenze ai nostri fratelli e sorelle migranti e rifugiati".
Nella lettera rispose implicitamente anche al vicepresidente Usa JD Vance, che nei giorni precedenti aveva citato il concetto teologico medievale di "ordo amoris" ("ordine dell'amore") per giustificare il fatto che l'amore va dato prima alla famiglia, poi al proprio Paese, e solo dopo agli altri. "Il vero ordo amoris che occorre promuovere è quello che scopriamo meditando costantemente la parabola del Buon samaritano, ovvero meditando sull’amore che costruisce una fratellanza aperta a tutti, senza eccezioni", scisse il papa.
La risposta arrivò da Tom Homan, l'uomo incaricato da Donald Trump di occuparsi dei confini: "Il Papa vuole attaccarci perché abbiamo messo in sicurezza il confine. Lui ha un muro tutto attorno al Vaticano, no? Lui ha un muro per proteggere il suo popolo e se stesso, e noi non possiamo avere un muro attorno agli Stati Uniti?".