Tunnel Cern-Gran Sasso, lascia il portavoce della Gelmini
I neutrini più veloci della luce non perdonano. Dopo Einstein, hanno fatto un’altra vittima eccellente: il portavoce del ministro dell’Istruzione, università e ricerca Mariastella Gelmini. Dopo il clamoroso comunicato in cui il ministro esultava per la “vittoria epocale” sul limite della velocità della luce sostenendo che i neutrini avessero viaggiato da Ginevra al Gran Sasso lungo un tunnel “alla cui costruzione l’Italia ha contribuito con un finanziamento di circa 45 milioni di euro”, su Internet e sugli altri mezzi d’informazione dell’intero paese era esplosa la satira ma anche l’indignazione. Il comunicato dimostrava la profonda ignoranza del ministero riguardo il meccanismo dell’esperimento del CERN e dei laboratori dell’INFN del Gran Sasso: i neutrini, dotati di massa infinitesimale, possono infatti penetrare milioni di tonnellate di roccia e altri materiali e non hanno bisogno di “tunnel” appositamente costruiti per coprire il percorso tra due mete. Senza contare l’impossibilità tecnica di costruire un tunnel di oltre 700 chilometri perfettamente rettilineo.
A pagare è stato Massimo Zennaro, nominato nel 2008 portavoce della Gelmini, e come tale responsabile della comunicazione del ministro. Zennaro, che non ha spiegato le ragioni delle dimissioni, più che intuibili, ha precisato che si tratta di una “decisione irrevocabile”. Continuerà tuttavia a mantenere la guida della Direzione generale per lo Studente, l’Integrazione, la Partecipazione e la Comunicazione al MIUR. Soddisfatta l’opposizione: Manuela Ghizzoni, capogruppo del PD alla commissione Cultura della Camera, parla di “atto dovuto”, ma si spinge anche oltre, chiedendo che Zennaro lasci anche la direzione generale del ministero, sottolineandone “l’assenza del profilo culturale e professionale”.
Chi è Massimo Zennaro, ex portavoce del Ministro Gelmini
Giornalista professionista, laureato in Scienze Politiche all’Università Cattolica, Zennaro (classe 1973) era sbarcato al MIUR dopo una breve carriera al Comune di Milano, dove aveva curato la comunicazione dell’Assessorato alle Politiche Sociali. L’ufficio stampa del ministero aveva inizialmente respinto le illazioni sul comunicato, definendo le polemiche “strumentali”, “ridicole” e “destituite di alcun fondamento”. Ma di fronte al dilagare di battute, ironie e mail di protesta inviate all’ufficio relazioni con il pubblico del MIUR, il passo indietro del portavoce della Gelmini si è rivelato inevitabile.