Tridico (Inps) dice che il nuovo reddito di cittadinanza è discriminatorio e troppo rigido
La misura che sostituirà il reddito di cittadinanza, "costruita con le due gambe di Assegno di inclusione (Adi)" per i cosiddetti non occupabili "e di Supporto per formazione e lavoro (Sfl)" per gli altri "è rigida. Se arrivasse una crisi, una pandemia, il numero di beneficiari resterebbe sempre uguale perché è legato all’età e alla disabilità". La critica al nuovo sussidio, inserito dal governo Meloni nel decreto approvato il primo maggio, arriva da Pasquale Tridico, presidente dell'Inps che presto sarà commissariato.
Intervenuto in audizione davanti alla commissione Lavoro del Senato, Tridico ha messo in evidenza i punti deboli del ‘nuovo Rdc'. La misura "non si può configurare come un reddito minimo, come l'Unione europea suggerisce, perché non si basa su condizioni socio-economiche". Il criterio usato per distinguere chi può accedervi e chi no – solo le famiglie con over 60, i minorenni e le persone con disabilità – è troppo restrittivo e non riesce ad aiutare davvero le persone che ne hanno bisogno. L'occupabilità andrebbe invece definita "in base all’esperienza e alla vicinanza al mercato del lavoro", e dovrebbe comunque indicare solamente chi va inserito nel mercato del lavoro e chi no, non escludere dal sussidio.
"Un 59enne non prende niente, un 60enne con reddito più alto sì"
Tridico ha fatto un esempio: "Un nucleo formato da un 25enne e un 59enne, poveri dunque con un Isee equivalente di 6mila euro, non avrebbero accesso all'Adi. Lo stesso nucleo, ma con un 25enne e un 60enne, con un reddito anche maggiore, accederebbero all'Assegno di inclusione. Questa è chiaramente una discriminazione". Un altro esempio: "Un uomo senza fissa dimora di 50 anni, quindi maggiorenne ma minore di 60, come la maggior parte dei senza fissa dimora, non prende l’Adi, a prescindere dal reddito. Potrebbe prendere potenzialmente l'Sfl, se segue un corso e si inserisce", ma si parla di un tipo di sostegno completamente diverso.
La difesa dell'Inps e del Rdc: "Non è vero che non si facevano controlli"
Il presidente dell'Inps ha anche difeso il reddito di cittadinanza, ricordando dati alla mano che nei suoi quattro anni in vigore "ha avuto una spesa media di 8 miliardi di euro all'anno, e ha distribuito assegni per 565 euro al mese". La platea raggiunta è stata "il 50% dei poveri, in media". Dagli 1,2 milioni di famiglie nel 2019, agli 1,7 milioni nel 2021, e poi in calo agli 1,1 milioni di famiglie quest'anno, con una riforma nell'aria che ha scoraggiato dal fare domanda.
Al contrario, si stima che a ricevere l'Assegno di inclusione sia di "700mila nuclei" e "quindi la metà dei percettori del reddito di cittadinanza nel 2022". A questi si aggiungono poi "436mila nuclei degli ex percettori che sono chiamati a fare il patto digitale per l'Sfl" e che riceveranno un sussidio di 350 euro al mese per dodici mesi, non rinnovabile e legato alla frequentazione di corsi e all'accettazione di (quasi) ogni offerta di lavoro che viene presentata.
Tra le due critiche rivolte al reddito di cittadinanza c'erano che costasse troppo, e che non ci fossero abbastanza controlli e quindi venisse abusato da persone che non ne avevano diritto. Tridico ha contestato entrambe. Per quanto riguarda la vigilanza, "sulla base dei controlli ex ante, l’Inps ha respinto in totale 1,9 milioni di domande del reddito di cittadinanza, quando molti dicevano che l'istituto non faceva controlli. Sommando anche i controlli ex post, ci sono in totale 3,2 milioni di domande non pagate, pari a 11 miliardi di euro, ai richiedenti che non ne avevano diritto".
Il taglio del cuneo fiscale costa quanto un anno di Rdc e porta 55 euro al mese
Sul tema dei fondi spesi, invece, come detto il Rdc è costato 8 miliardi di euro all'anno. La stessa cifra, ha obiettato Tridico, è richiesta per mantenere un taglio del cuneo fiscale che "distribuisce per i lavoratori dipendenti full time, durante l'anno, in media 55 euro mensili". Peraltro i vari tagli del cuneo "hanno indebolito la contribuzione verso la Cassa Inps, coperta dalla fiscalità generale, e non hanno avuto un impatto significativo sulla creazione di occupazione".
Il presidente Inps ha contestato la politica degli incentivi fiscali: "Nel 2022 abbiano dato sgravi contributivi per circa 21 miliardi di euro, sgravi che sono stati mantenuti dal 2012 in poi per tutti gli anni. Dal 2012 al 2021", ha aggiunto, "l'occupazione nel nostro Paese è rimasta sempre intorno ai 23 milioni di lavoratori: ciò significa che non ha avuto un grande beneficio su l'impatto occupazionale ma solo sul costo lavoro".