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Tridico difende il reddito di cittadinanza: “Sono le politiche attive del lavoro che non funzionano”

Il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, difende il reddito di cittadinanza e invita a investire sulle politiche attive del lavoro, che non funzionano.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Il presidente dell'Inps, Pasquale Tridico, difende il reddito di cittadinanza e rilancia: il problema delle politiche attive del lavoro va slegato dallo strumento di sostegno al reddito. In primis il numero uno dell'ente previdenziale ci tiene a specificare che i recenti casi di cronaca, che hanno visto protagonisti percettori della misura di contrasto alla povertà che poveri non erano affatto, non sono responsabilità dell'Inps: "La legge dà potere di controllo della residenza ai Comuni, mentre di eventuali condannati la responsabilità è del ministero della Giustizia", spiega Tridico. L'Inps "fa controlli sulle banche dati che abbiamo a disposizione".

Ma il punto, alla fine, è sempre lo stesso: il reddito di cittadinanza divide la popolazione. C'è chi pensa che sia un ostacolo alla ricerca di un lavoro: "C'è molta strumentalizzazione sull'intera faccenda – continua Tridico – Degli oltre tre milioni di percettori del reddito i due terzi sono minori, disabili, anziani, persone in gravi difficoltà familiari, con violenze nelle mura domestiche o difficoltà psicofisiche". Un terzo invece "è occupabile, ma è un'occupabilità molto scarsa, perché il tasso di scolarizzazione è molto basso – continua il presidente dell'Inps – La maggior parte non ha la terza media". Certo è vero che "all'interno di questa prestazione ci sono truffe" ma sono "diverse le prestazioni attaccate da furbetti di vario tipo". E su questo "dobbiamo migliorare".

Le norme introdotte in legge di Bilancio "sono rafforzative dei controlli, la gran parte passa all'Inps, come sulla residenza, si parla di controlli preventivi – spiega ancora Tridico – Il compromesso finale parla di un beneficio che decade dopo il secondo rifiuto e dopo il primo comincia un decalage, questo mi sembra giusto". Il reddito di cittadinanza "è un reddito minimo, non è uno strumento di disoccupazione, per quello abbiamo la Naspi – continua – Abbiamo un milione e mezzo di percettori di Naspi, che sono i primi lavoratori occupabili, pronti al rientro nel mercato del lavoro". Le politiche attive "dobbiamo misurarle sulla Naspi e vediamo che anche su quella incidono molto poco".

Ma allora, si chiede Tridico, "il problema è il reddito di cittadinanza o le politiche attive che non funzionano?". Secondo il presidente dell'Inps "il primo grande investimento dovrebbe concentrarsi sulle politiche attive, ma a prescindere dal reddito di cittadinanza". Nell'anno della pandemia di Covid "le politiche attive hanno fatto poco, perché come Paese dovevamo stabilizzare i livelli occupazionali già esistenti, non si sono creati posti di lavoro", ma ora "bisogna spingere sugli investimenti, e il Pnrr è un'occasione per farlo".

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