Tre migranti si sono tuffati dalla nave Geo Barents a Catania per raggiungere la terraferma
La tensione a bordo delle navi umanitarie ferme nel porto di Catania è sempre più alta. La guerra alle Ong del governo italiano, che ha deciso per lo sbarco selettivo dei migranti salvati nel Mediterraneo dalle imbarcazioni, sta avendo come conseguenza la disperazione dei naufraghi a bordo. In questo momento sono bloccate sia Humanity 1 che Geo Barents di Medici senza frontiere, la prima con 35 migranti a bordo, la seconda con 214. Si tratta di persone che le autorità italiane hanno reputato non idonee allo sbarco, che è stato concesso solo a donne, bambini, fragili e nuclei familiari.
Dal punto di vista psicologico, però, la situazione a bordo sta degenerando: "Riscontriamo molti attacchi di panico", fanno sapere da Geo Barents. Così, proprio dalla nave di Medici senza frontiere, si sono lanciati in mare – intorno alle 14.30 – tre migranti che erano stati costretti a rimanere a bordo. I tre giovani si sono tuffati per provare a raggiungere la terraferma. Una volta in acqua hanno nuotato fino a un galleggiante e poi sono stati recuperati dalle autorità e portati sul molo, di nuovo vicino alla nave umanitaria. Stanno tutti bene e sono stati soccorsi immediatamente dalla Croce rossa presente al porto.
"Una delle tre persone che si erano buttate in mare è risalita a bordo della Geo Barents – fanno sapere da Medici senza frontiere – Ha spiegato di essersi buttato per aiutare uno degli altri che ha compiuto questo gesto a raggiungere la banchina sano e salvo". Mentre invece "restano al molo le altre due persone che stiamo assistendo". Nel frattempo, anche a bordo della Humanity 1, la situazione si sta aggravando: un gran numero di naufraghi ha cominciato a mangiare poco o saltare i pasti a causa della fase depressiva che stanno attraversando, fanno sapere dall'Ong.
Humanity 1 ha annunciato di aver chiesto la protezione internazionale per le 35 persone che non sono state fatte scendere dalla nave umanitaria, ed entrambi i capitani hanno chiarito che non hanno nessuna intenzione di abbandonare il porto di Catania come imposto dal governo italiano via decreto. La situazione, insomma, resta in stallo. Con centinaia di persone in precarie condizioni psicologiche e di salute ferme sulle navi.