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Tre italiani su quattro vivono in territori inquinati: record negativo nei centri della Pianura Padana

Secondo i dati del monitoraggio atmosferico Copernicus, riportati dal quotidiano Deutsche Welle, la Pianura Padana è l’area più inquinata d’Europa e il 73% della popolazione italiana vive in territori inquinati.
A cura di Andrea Miniutti
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In Italia ci sono 58 province che mettono a rischio la salute della popolazione per il loro livello di inquinamento: questo è quello che emerge da un'analisi del Sole24Ore, che ha rilanciato un lavoro del quotidiano Deutsche Welle (parte dello European Data Journalism Network) fatto grazie ai dati satellitari del servizio di monitoraggio atmosferico Copernicus (Cams). Quasi tre italiani su quattro (73,6%) vivono in territori inquinati, cioè dove la concentrazione di polveri sottili (Pm 2,5) supera i 10 microgrammi per metro cubo (µg/m³), che è il limite stabilito dalle linee guida europee per garantire una migliore salute per le persone. Se si tenesse conto delle indicazioni dell'Oms – le quali prevedono un limite massimo di 5 µg/m³ – la situazione sarebbe ancora più critica.

La Pianura Padana è l'area più inquinata d'Europa

I dati, registrati tra i mesi di gennaio e di agosto del 2023, raccontano che tra le 58 province che violano gli standard comunitari, ce ne sono addirittura nove che superano i 20 microgrammi per metro cubo. La peggiore è Cremona con 24,1 µg/m³, a seguire Monza e Brianza (23,7), Milano (23,4), Mantova (23,4), Padova (23,4), Lodi (23,4), Verona (22,9), Vicenza (20,9) e Treviso (20,6). Sono tutti centri urbani che fanno parte della Pianura Padana, il territorio più inquinato d'Europa e che non accenna a migliorare: la maggior parte delle province che compongono questa regione sono peggiorate rispetto al 2018. Sebbene sia il Settentrione a dominare la classifica, tra le 58 province ce ne sono sette del Sud Italia. Al 27esimo posto c'è Napoli con 14,1 microgrammi per metro cubo, al 36esimo Caserta con 12 µg/m³, mentre più in fondo troviamo Benevento (11,3), Taranto (10,7), Avellino (10,4), Lecce (10,3) e Brindisi (10,2).

Anche a livello nazionale sembrano non esserci cambiamenti significativi, visto che negli ultimi 5 anni in Italia la concentrazione nazionale di Pm 2,5 è diminuita solamente dello 0,5%, invece in Polonia – che in alcune sue zone ha livelli simili a quelli della Pianura Padana – è calata del 23,4%. Dal monitoraggio delle città europee più inquinate emerge che quelle italiane hanno registrato i dati più alti in tutta Europa. L'ottava settimana del 2023 è stata la peggiore: Padova ha toccato il picco di 67 microgrammi per metro cubo, Verona i 60 e Milano i 53. Sempre in queste città, dall'inizio dell'anno sono state in media solo tre le settimane dove si sono registrati livelli di polveri sottili inferiori ai 10 µg/m³.

Le polveri sottili danneggiano la salute delle persone

Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, il tetto massimo di polveri sottili per tutelare la salute delle persone dovrebbe essere di 5 microgrammi per metro cubo. Tuttavia, l'Unione europea non si è ancora adeguata visto che i limiti attuali sono fissati a 10 µg/m³, anche se è attualmente in corso un iter legislativo per adottare lo stesso tetto consigliato dall'Oms.

Le polveri sottili hanno un forte impatto impatto sulla salute pubblica, in quanto causano malattie respiratorie e cardiache e, quindi, riducono l'aspettativa di vita. Infatti, nel 2020 secondo l'Agenzia europea dell'ambiente ci sono state 238mila morti premature nell'Unione europea dovute all'esposizione a livelli elevati di Pm 2,5. Tra il 2016 e il 2020, in Italia sono aumentate del 5,4% ed è il Paese che ne ha registrate di più (circa 246mila).

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