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Tre giorni dopo il dpcm il Cts suggeriva già di cambiare i criteri per il monitoraggio delle Regioni

Da quanto emerso da uno stralcio del verbale di una riunione del Cts del 9 novembre, che non è stato ancora divulgato per intero, gli esperti avrebbero chiesto alla Cabina di regia di rivedere i 21 indicatori in base ai quali vengono classificate le Regioni, a seconda della fascia di rischio. La richiesta sarebbe stata avanzata a soli 3 giorni dall’entrata in vigore dell’ultimo decreto anti Covid.
A cura di Annalisa Cangemi
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Lo scorso 9 novembre durante una riunione messa a verbale gli esperti del Comitato tecnico scientifico si sono interrogati sull'efficacia del sistema dei 21 parametri e indicatori utilizzati per il monitoraggio delle Regioni, su cui di fatto si basa il dpcm del 4 novembre, quello che ha diviso l'Italia in tre fasce di rischio, gialla, arancione e rossa.

L'appartenenza di una Regione a un'area specifica viene stabilita da una Cabina di Regia, di cui fanno parte il dipartimento della prevenzione del Ministero della Salute, l'Istituto Superiore di Sanità, e i membri designati dalla Conferenza delle Regioni, sentito il parere del Cts sui dati monitorati. Le indicazioni della Cabina di Regia poi divengono effettive attraverso un'ordinanza firmata dal ministro della Salute Speranza.

Il verbale del 9 novembre non è stato ancora pubblicato sul sito della Protezione Civile (l'ultimo verbale disponibile è quello del 29 settembre). Devono infatti trascorrere 45 giorni prima che il verbale della riunione del Cts venga reso noto. Ma secondo quanto anticipato da Quotidiano Sanità, il Cts avrebbe chiesto un chiarimento sull'espressione "sentito il Comitato tecnico scientifico sui dati monitorati", affinché venga esplicitato il ruolo giocato dagli esperti in questo complesso meccanismo. Quando riesce a incidere il parere dei tecnici sulle eventuali chiusure?

Le richieste del Cts

Quanto ai parametri utilizzati – tra cui ci sono l'Rt, cioè l'indice di contagio, la capacità di fare il tracciamento, il numero di tamponi, il tasso di occupazioni delle terapie intensive – e sul peso che viene attribuito a ognuno di questi nella categorizzazione delle Regioni il Cts avrebbe poi avanzato qualche dubbio, appena tre giorni dopo l'entrata in vigore delle nuove misure. Le perplessità sono state sollevate anche alla luce anche dei ritardi nella comunicazione dei dati da parte delle stesse Regioni, che hanno infatti ritardato di qualche giorno il ricorso a nuove misure restrittive (che infatti poi sono arrivate qualche giorno dopo, con il passaggio di fascia in alcuni casi e con le nuove ordinanze emanate da Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia e Veneto).

Nel verbale del 9 novembre, di cui il Corriere della Sera pubblica uno stralcio, in un'inchiesta uscita il 12 novembre, si legge: "Il Cts sottolinea l’importanza della completezza, rispondenza e tempestività del flusso informativo, che diviene di assoluta rilevanza nella predisposizione dell’ordinanza del ministro della Salute. Il Cts rileva alcuni elementi migliorativi, che, in funzione dell’avvio del sistema, possono essere considerati dalla cabina di monitoraggio nazionale, quali: la possibilità di rivalutare il peso relativo dei singoli indicatori in base alla situazione oggettiva delle singole Regioni, l'opportunità di garantire un supporto operativo alle Regioni che non riescono a garantire un flusso informativo tempestivo e l'opzione di rivedere e riconsiderare alla luce dell’evoluzione epidemica attuale la valenza degli originali 21 indicatori".

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