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Tra “zombie” e “fascisti”, Bersani si tiene Vendola (e non Casini)

Alla festa democratica di Reggio Emilia, il segretario del Pd parla di alleanze in vista delle elezioni politiche: «Casini non è nel centrosinistra, quindi scelgo Vendola». Poi rincara la dose su Grillo: “Usa un linguaggio fascista”.
A cura di Biagio Chiariello
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«Se mi chiedete chi scelgo tra Casini e Vendola mi tengo Vendola». Non ha dubbi Pier Luigi Bersani, arrivato in serata alla Festa democratica di Reggio Emilia per assistere allo spettacolo di Roberto Benigni. La sua è una risposta meno diplomatica, rispetto alle uscite di un paio di mesi quando apriva velatamente all'asse Pd-Udc. Ai giornalisti presenti il segretario ha infatti spiegato: «l'alleanza noi la facciamo con i partiti del centrosinistra che ci stanno a governare e Casini non è una forza di centrosinistra». Bersani, però, sa bene che il solo centrosinistra non basterà alle prossime elezioni politiche e infatti osserva «che questo centrosinistra deve essere aperto ad una proposta di legislatura con forze moderate e forze di centro, ma anche forze che vengono dalla società civile».

E il Pdl che da settimane accusa Pd e Udc di essersi venduti reciprocamente agli "alleati", non manca di commentare il "passo falso" di Bersani con dichiarazioni a metà strada tra sarcasmo e critica. Per Maurizio Gasparri è chiaro che «Bersani prende a schiaffi in faccia Casini e l’Udc si mette comunque in ginocchio davanti al Pd, a cominciare dalla Sicilia. Una fine ingloriosa». Gli fa eco Fabrizio Cicchitto,  capogruppo Pdl alla Camera: «Sembra proprio che Bersani abbia aperto un banchetto al mercato. Vendola è ora in pole position, mentre scopriamo che Casini è in lista d’attesa». Mentre per il vice presidente dei deputati del Pdl Osvaldo Napoli, è Casini che deve trarre le conseguenze dalle «parole dure» di Bersani: «lui e il suo partito sono impegnati a organizzare il campo del centrosinistra dal quale viene escluso l’Udc».

Ma non solo alleanza, Bersani è tornato anche sul caso Grillo, definito indirettamente un «fascista del web». Parole alle quali il comico genovese aveva replicato, accusando lo stesso Bersani di essere un fascista. Il segretario Pd chiarisce: «non do del fascista a nessuno, inutile che facciano tutto questo chiasso e questi insulti perché so benissimo che il partito nazionale fascista non c'è più, che siamo in altri tempi, non c'è bisogno che me lo dicano. Ma quelle parole rivolte al Pd – "Cadaveri ambulanti", "Zombie" – sono proprie di un linguaggio proprio del fascismo così come lo abbiamo conosciuto in Italia».

Sorprendentemente è Antonio Di Pietro a tendere un mano a Bersani. Anch'egli annoverabile nei «fascisti del web» dello stesso segretario del Pd (il mese scorso parlava di un "parlamento dei morti viventi"), il leader dell'Idv, in un'intervista a TGcom24, ha affermato che, per quanto «sia ingiusto e mortificante qualificare come "fascisti" i milioni di cittadini che, con il voto di protesta dato al M5S o all'Idv», è sbagliato anche «qualificare come piduista Bersani che non ha mai avuto a che fare con la P2, anzi si è sempre battuto contro di essa». E' possibile tornare a rivedere la foto di Vasto? In altre parole, un'alleanza tra Pd e Idv è auspicabile? Così risponde Di Pietro: «La legge elettorale che stanno predisponendo non prevede l'indicazione della coalizione prima del voto. La nostra proposta di legge elettorale è stata messa in cantina: se ci deve essere un riavvicinamento deve essere cambiata la legge elettorale perché, con questa legge, lo si può fare solo dopo».

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